di PGC
La Topolino "Giardinetta" di legno, a quei tempi, era quasi una macchina di lusso. Mio padre, "lu maestr", ce l´aveva. Usata, naturalmente. Noi ne eravamo orgogliosi. Ci serviva per i traslochi. Buffo, ne facevamo spesso, tutti dalle parti di via Sabotino quando per passare l´Albula c´erano prima una poi due passerelle di legno. Ci caricavamo mattoni e cemento. Ci andavamo la domenica al Paese Alto alla messa delle 11.30; al cimitero a Monteprandone; dai nonni a Ragnola. Basta. La benzina ("rincarata") costava 100 lire, "come un chilo d´insalata".
A scuola papà andava a piedi , o col motorino "Motom" bianco 4 tempi (sempre usato, si capisce) quando doveva trasportare la fida macchina da scrivere grigia, legata al parafango con una cinghia verde, però una volta la perse sulla salita di Santa Lucia e il bozzo sul coperchio me lo ricordo.
Mio padre scriveva parecchio. Lettere, per conto terzi. Profughi, Avis, scuola, parenti d´America e di Puglia. Carta carbone (ri)usata finchè non ce la faceva più, trasparente. Buttarla toccava a me. Mani nere.
La giardinetta di legno (color marrone simil-metallizzato) ogni anno faceva i funghi. Dentro, in basso. Si doveva raschiarli, lasciare tutto aperto per un po´ anche se - alternati - c´andavano a dormire i gatti e i conigli, poi riverniciare con abbondante "copale" che ti intontiva. La giardinetta così tornava splendente.
A Natale diventava come la furgonetta di "Forese", giacchè ai maestri usava fare i regali. Panettoni, spumanti, biscotti, fichi secchi, datteri, frutta, galline vive. Papà non voleva. Lo faceva pure scrivere per tempo sui quaderni ma non c´era verso. Allora portavamo tutto, in due o tre viaggi, a Santa Gemma, su per la salita. Prima, seconda, prima, povera giardinetta, io incastrato dietro contro la porta posteriore, mi piaceva. Mi ricordo la neve, il freddo, la pioggia, il sorriso delle suore svolazzanti. Papà mai col cappotto.
Lu maestr Camaioni era così, tutti gli volevano bene.
(da Lu Campanò - circolo dei sambenedettesi)
14.8.´08 PGC