Un convegno del Centro studi Oriente Occidente di Ancona ha ripercorso l’opera del filosofo cattolico luganese di cui ricorre quest’anno il decennale della morte
Ancona, 9 novembre 2007 – Una figura di grande attualità, uno studioso inappuntabile e fedelissimo alla Chiesa. Questo era Romano Amerio, filosofo cattolico luganese a cui il Centro studi Oriente Occidente ha dedicato, per la prima volta in Italia, un convegno di approfondimento dal titolo “Romano Amerio, il Vaticano II e le variazioni nella Chiesa cattolica del XX secolo”, che si è svolto nella Sala del Consiglio della Facoltà di Economia "G. Fuà" a Villarey di Ancona, un’iniziativa ideata da Giuseppe A. Possedoni.
Nel 2007, infatti, ricorre il decennale della morte di Romano Amerio, di cui, nonostante gli apprezzamenti rivolti alla sua opera da Giovanni Paolo II, sembra vigere una specie di oblio, con un silenzio praticamente totale sugli esiti, sì opinabili, ma rilevanti, della sua indagine filosofico-teologica.
“La novità di questo convegno – ha detto Sandro Magister, giornalista e vaticanista – è che restituisce finalmente piena visibilità a uno dei pensatori cattolici più significativi del Novecento, incredibilmente cancellato per decenni dalla pubblica discussione. Il tabù che ha oscurato la sua presenza non ha mai avuto appigli plausibili. Era il rappresentante più colto ed autorevole della critica della Chiesa del XX secolo in nome della grande Tradizione cattolica”.
Per Magister, “ai vertici della Chiesa è dunque caduta l’inibizione a discutere i contenuti di “Iota Unum”, ma questo, azzarderei, era ormai un atto dovuto, da quando è Papa Benedetto XVI. Perché è evidente che al centro del magistero di questo Papa ci sono proprio le stesse grandi questioni sollevate da Amerio”.
L’apprezzamento di Papa Ratzinger per l’opera di Amerio è stato ricordato anche da Agostino Marchetto, arcivescovo Segretario del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti, storico e canonista, che ha anche sottolineato come i contenuti del Concilio “siano il grande presente per affrontare il futuro della Chiesa”.
Matteo D'Amico, docente di storia e filosofia, saggista di Ancona, ha invece ricordato come la maggiore opera di Amerio, “Iota Unum”, sia “un grande classico della letteratura teologica del ‘900”. All’incontro ha portato il suo contributo il consigliere regionale David Favia.