Città per Vivere-Mia Casa d'Abruzzo”
Sede Regionale: Via Lombardia, 10 – Roseto degli Abruzzi (TE)
Roseto degli Abruzzi, 15.4.2009
Dichiarazione di Pio Rapagnà – Coordinatore regionale ed ex-Parlamentare
Se è del caso ritorni in Abruzzo la Commissione Parlamentare Antimafia, per aiutare a conoscere, prevenire e contrastare infiltrazioni mafiose in Abruzzo, a sostegno e incoraggiamento di coloro che contro di essa si sono battuti e che anche nella nostra Regione non sono mancati nel recente passato e non mancano oggi.
Alla luce proprio delle recenti ed autorevoli dichiarazioni rilasciate dal Procuratore nazionale antimafia e dal Procuratore Generale di L'Aquila, ritengo che, ai soli fini di “prevenzione e contrasto”, un sopralluogo in Abruzzo della Commissione Parlamentare di inchiesta sul fenomeno della criminalità organizzata mafiosa e similare, questa volta, forse a differenza della precedente visita avvenuta nel 1993, potrebbe essere effettivamente di aiuto, sostegno ed incoraggiamento, per le autorità che concretamente operano contro le infiltrazioni “sociali ed economiche” della mafia, ed anche in particolare per tutti coloro che in questi ultimi anni quotidianamente hanno denunciato e combattuto tale forma di criminalità e per quelle istituzioni pubbliche e private che nei prossimi mesi ed anni dovranno respingere il probabile assalto della mafia ai fondi per la ricostruzione.
Faccio però rilevare che le osservazioni, gli allarmi, le critiche ed i suggerimenti presenti nella relazione finale riguardante la visita effettuata nel 1993 in Abruzzo dalla Commissione antimafia, attenevano aspetti “specifici e particolari” della situazione abruzzese e, per questo, non furono e non sono state tenute in alcun conto da chi di dovere, almeno in fase preventiva e di contrasto, né per l'immediato e né in anni successivi: infatti sono restate “lettera morta” e drammaticamente sottovalutate e ignorate le reiterate denunce pubbliche dell'allora Procuratore della Repubblica di Pescara Enrico Di Nicola (attualmente a Bologna), del compianto Prof. Sergio Turone ed anche del sottoscritto prima, durante e dopo il breve mandato parlamentare.
Dovrebbe essere chiarito tra l'altro il perchè un grave allarme venga rilanciato anche e proprio da chi negli ultimi anni ha sempre negato la consistenza del fenomeno in Abruzzo, mentre oggi, in piena emergenza terremoto, si attesti in prima fila nel rilanciare gli allarmi “preventivi” circa la possibilità che la mafia possa mettere di fatto la mani sulla ricostruzione: costoro dovrebbero ricordare che già dal 1992, in piena solitudine e diffuso ostracismo, in pochi, purtroppo, denunciavamo già la presenza in Abruzzo di una illegalità diffusa a livello economico con un giro di affari miliardario e una illegalità amministrativa in un'area che assorbe il 70 per cento dell'attività complessiva della regione, e facevamo notare alcuni segnali di concreti tentativi di infiltrazioni criminali, che destavano un grave allarme e però meritavano allora, una più puntuale attenzione per non doversi trovare, come ricordava il Procuratore Di Nicola, nel giro di pochissimi anni, in una situazione “terribile”.
Sebbene non ci possiamo permettere oggi il rischio di una superficiale considerazione di un fenomeno che “vorrebbe” mettere le mani sulla nostra Regione, è chiaro che l'allarme deve essere raccolto e la sfida della mafia o chi per essa deve essere responsabilmente presa per quella che è, anche alla luce di quanto purtroppo accaduto fino ad ora all'interno di alcune significative istituzioni pubbliche regionali e locali: nei fatti però l'allarme rappresenta una “eventualità possibile ma non obbligatoria”.
Per questo bisogna essere attenti, vigilanti per intervenire in tempo, a cominciare da noi abruzzesi, da noi politici ed amministratori, da noi Società Civile, ma anche da parte di chi di dovere.
Pio Rapagnà – Coordinatore regionale ed ex-Parlamentare