Emergenza treni: ritardi, sporcizia, affollamento
Negli ultimi giorni la stampa nazionale ha dato spazio ad una problematica che affligge l’Italia da anni, quella che, per ritardi record, sporcizia, incidenti, carrozze stracolme, è stata definita l’emergenza treni. I treni italiani arrivano in ritardo, hanno scritto da più parti, e a chi è abituato a prendere il treno quotidianamente per lavoro è sembrata una presa in giro o, a voler essere buoni, la scoperta dell’acqua calda. Tanto più che l’attenzione della stampa si è focalizzata sulla questione dei treni regionali e dei piccoli pendolari, i quali è vero sono vittime del sistema deragliato di Trenitalia ma hanno perlomeno l’attenuante della brevità della tratta e dei ritardi che, nella maggior parte dei casi, non superano il quarto d’ora. Non si è parlato della situazione, ancora più grave, in cui versano i treni a lunga percorrenza, InterCity, EuroStar e i nuovissimi InterCity Plus, ovvero normali treni InterCity in cui però si è costretti a pagare il supplemento prenotazione. I treni a lunga percorrenza sono pochi, accumulano spesso e volentieri ritardi mostruosi e, specialmente gli InterCity impegnati nelle tratte più estese, presentano in seconda classe condizioni di viaggio che è eufemistico definire disagevoli. Senza contare che la gentilezza e la cortesia non sono più di casa nel personale di Trenitalia, e il dubbio che le poche spiegazioni, i modi sbrigativi, la rigidità nel rispetto delle regolette che hanno inventato siano parte integrante della politica aziendale. Come se non bastasse, si fa di tutto per rendere meno fluido l’accesso alle carrozze e agli scompartimenti, per esempio con l’inspiegabile perdita della buona abitudine di mettere il cartoncino Riservato sui posti prenotati, una piccola accortezza sufficiente ad evitare gli spiacevoli siparietti che accadono sotto i nostri occhi ogni volta che saliamo su un InterCity, col viaggiatore che ha il posto prenotato nel ruolo del boia e quello che ignaro si era seduto sulla sua poltrona nel ruolo di vittima.
Da alcune indagini si è evidenziato che il 68% dei pendolari non è soddisfatto della puntualità dei convogli – il restante 32% probabilmente non ha capito la domanda – che il 69% non ritiene sufficienti le informazioni disponibili nei casi di disservizi e che il 77% ritiene indecente lo stato di pulizia delle carrozze, dei sedili, dei bagni. Discorso a parte merita l’affollamento dei treni che rende molti viaggi ai limiti dell’umana sopportazione. Capita di spendere decine di euro per il biglietto e di non riuscire neanche a raggiungere il proprio posto a causa della gente accalcata nei corridoi. Capita di non trovare il posto neanche per appoggiare il bagaglio e di essere costretti a tenerselo a tracolla per tutto il tragitto. Capita di dover rinunciare ad espletare i propri bisogni fisiologici. Capita persino di vedere persone che hanno trovato in bagno l’unico angolo libero e si fanno il viaggio sedute, a tavoletta abbassata, sulla tazza del water. Se non ci credete provate a prendere il treno in occasione della due giorni elettorale del 9 e 10 aprile. Trasporto ferroviario da terzo mondo? No, ma quasi. In Giappone il treno veloce Shinkansen ha stabilito nei giorni scorsi il record di puntualità: 12 secondi di ritardo accumulati in 12 mesi lungo linee di 1500 chilometri. Il portavoce dei convogli Shinkansen si è addirittura scusato per il ritardo e ha promesso di arrivare a zero secondi nei prossimi anni, senza per questo rinunciare alla sicurezza. Non è una barzelletta e neanche la solita iperbole degli occhi a mandorla, è un semplice segnale di civiltà.
I responsabili di questa situazione fanno sapere che le cose cambieranno. Molte regioni, e tra queste le Marche sono in prima fila, hanno minacciato di rescindere il contratto con Trenitalia e di affidare a compagnie straniere il trasporto ferroviario. Trenitalia che fa? Corre ai ripari, a modo suo. Siamo pronti a scommettere che abbia già in cantiere nuovi ridicoli spot promozionali e nuove offerte per i treni della notte, del weekend o last-minute, che servono soltanto da imbarazzanti specchietti per le allodole. Intanto però promette il ripristino di 16 interregionali, senza spiegare il perché della loro soppressione, e nuove misure per rispettare gli orari. Staremo a vedere. Chi vuole, può scrivere alla nostra redazione ( redazione@ilmascalzone.it ) e raccontare la propria esperienza, la propria disavventura o, semplicemente, esprimere la propria opinione riguardo l’emergenza treni italiana.
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