L'Italia è stata uno dei maggiori produttori ed utilizzatori di amianto fino alla fine degli anni '80.
Nonostante l'uso dell'amianto sia stato completamente bandito nel 1992, l'Italia sopporta oggi le conseguenze dei livelli di esposizione cui ha dato luogo l'uso intenso del materiale dal secondo dopoguerra nei settori della produzione industriale di manufatti in cemento-amianto, di manufatti tessili contenenti amianto, della cantieristica navale, della riparazione e demolizione di rotabili ferroviari e dell'edilizia.
Il programma italiano di sorveglianza epidemiologica dei casi di mesotelioma maligno è sancito dal Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri n. 308 del 10 dicembre 2002, Regolamento per il modello e le modalità di tenuta del registro, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 31 del 7 febbraio 2003, che ha istituito presso l'Istituto Superiore per la Prevenzione e la Sicurezza sul Lavoro (ISPESL) "un registro dei casi accertati di mesotelioma asbesto-correlati" al fine di stimare l'incidenza di mesotelioma maligno in Italia, definire le modalità di esposizione, l'impatto e la diffusione della patologia nella popolazione e di identificare sorgenti ancora ignote di contaminazione ambientale da amianto.
L'ISPESL ha definito modelli standard comuni con le Regioni, presso le quali si sono istituiti i Centri Operativi Regionali (COR) con lo scopo di identificare e analizzare, applicando le linee guida nazionali, tutti i casi diagnosticati di mesotelioma maligno.
Il Re.Na.M. ha pubblicato misure di incidenza, sopravvivenza ed approfondimenti sulle modalità di esposizione ad amianto per i casi incidenti nel periodo 1993-1996 (primo rapporto), per il 1997 e per il periodo 1998-2001 (secondo rapporto).
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