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Serena e Nicola sul Machu Pichu, distesa di cactus dell'Isla del pescado

IL PERU' DI SERENA

2007-01-04 - Storie di ordinaria umanità nel diario di una ragazza del Piceno che trascorre un anno in un Paese lontano/8


Viaggiando
Tornata da Ica, nella capitale, le conseguenze del furto mi hanno accompagnato per un po’: ogni volta che sentivo dei passi corrermi dietro o biciclette vicine, mi facevo piccola piccola sperando che non fossero ladri. Una reazione normale, credo, che spero scemerà col tempo. Per fortuna ho avuto subito l’occasione per rilassarmi e scappare dal "mostro" un’altra volta.
Un mio amico di università, Nicola, è venuto a trovarmi quaggiù e, approfittando delle ferie natalizie e della scadenza del visto, siamo partiti per il sud.
Come antipasto ci attendevano 22 ore di autobus: destinazione Cusco, la antica capitale. Da lì partenza per il leggendario Machu Picchu ed altri siti archeologici dislocati in zone vicine. Poi, dritti dritti verso la Bolivia: l’obiettivo era di oltrepassare il confine prima del 21 dicembre, perché dopo quella data sarei stata clandestina in Perù. Da quel punto il viaggio era da organizzare sul momento tenendo conto di due tappe imperdibili: lago Titikaka e deserto di sale ad Uyuni.
Ho deciso di raccontare la mia esperienza attraverso gli appunti che di volta in volta ho annotato nella mia “moleskine”: buona lettura!

Macchu Picchu, Waynapicchu (19/12/06)
Sono sul “Waynapicchu”, la montagna giovane, salire quassù è stata una delle più grandi fatiche affrontate negli ultimi anni dopo quella di aver preso la patente.
Da questa vetta ci si dimentica di tutto per un po’. Si è catapultati in un altro mondo. Tutto intorno le Ande, più in alto solo le nuvole. Il contatto con la “Pachamama” (in quechua significa Madre-terra) qui è fortissimo. A volte a Lima mi dimentico della natura. Qui, l’unico rumore è quello del fiume, scorre impetuoso fino a gettarsi nel Rio delle Amazzoni. I turisti oggi non sono una presenza così invadente, ognuno cerca di ritagliarsi un pezzetto di roccia per contemplare in solitudine lo spettaccolo che gli si pone davanti. La civiltà Inca, la loro precisione astronomica, la religione così spirituale, i tre mondi legati ai corrispondenti animali simbolo (serpente, puma e condor), la suddivisione architettonica tra settore agricolo, abitazioni e settore religioso mostra come le differenze sociali già allora scandivano la vita della popolazione peruviana.
Da quassù tutto è microscopico, così vicino al cielo. Perfino Machu Picchu non sembra così grande. Devo riempire occhi e cuore, come qualcuno dal nord mi ha suggerito.

Lago Titikaka, Copacabana, isla del sol (21/12/06)
Un piccolo paradiso, dove “descanzar un ratito”. Noi turisti sembriamo l’unica presenza artificiale; per gli abitanti locali siamo un’attrazione per vendere oggetti e cibo ad un prezzo vantaggioso (per chi?? È tutto così economico qui!). Alcune immagini veloci mi passano davanti agli occhi come piccoli fotogrammi. Lago, acqua di molteplici colori, tante stagioni insieme si susseguono regalandomi pioggia, vento e sole cocente insieme.
Bambini osservano, vendono: una “propina” per guadagnare un sorriso. Ho visto alcuni turisti barattare una foto con un bimbo con una caramella: sembra di essere allo zoo. A volte anch’io mi ritrovo in situazioni imbarazzanti che mi mettono a disagio.
Guida, un omino che parla diverse lingue e fa seguire ogni traduzione da una birretta locale, probabilmente gli serve come carburante.
Altitudine, non credevo di accusare così tanto il dislivello dal mare, la testa a volte si fa pesante e mi si forma una ruga in mezzo alla fronte. Vorrei una bombola di ossigeno!
In barca
Siamo scappati dalla veranda perchè il sole ci stava uccidendo. Questa mattina ho elemosinato un po’ di crema solare, ma l’effetto sta già terminando ed ho tanta paura che io e Nicola finiremo come polletti allo spiedo… Stanotte il temporale, stamani il cielo cupo ed ora “solaio”: questo clima è imprevedibile! Il Sudamerica che mi immaginavo si è precipitato prepotentemente a Copacabana, abbrustolendo le mie guanciotte.
Il “signor Titikaka” visto da Puno mi aveva proprio deluso. Dal finestrino dell’autobus, già tutto sembrava diverso: solo lago, Ande, casupole e le donne con i loro tessuti colorati, nei quali avvolgono i figli o gli oggetti da trasportare. Questa è, forse, l’immagine più rappresentativa dell’altipiano andino.
Titikaka: leggermente nascosto alla frontiera, per poi mostrarsi in tutta la sua immensità a Copacabana. L’acqua ora è blu, contrasta col verde/giallo/marrone-terra bruciata delle Ande. Se solo sapessi dipingere, immortaleri qui questo quadro verso il quale ci stiamo dirigendo con la barca.
Prima di ripartire dall’ultima escursione sull’isola, una scena mi rapisce: una signora chiede ad una bambina boliviana di mettersi in posa per una foto. Scattata, la signora ringrazia e la bimba, non contenta, inizia a gridare:”PAGAMEEE!!!”
Salar de Uyuni (23/12/06)
Oggi sono dentro lo scenario di una favola tipo mago di Oz, solo che al posto del sentiero dorato c’è un mare di sale ed invece del castello del mago un’isola di cactus altissimi! Tutto è veramente surreale, la mia immaginazione non sarebbe stata in grado di disegnare quello che c’è ora davanti a me.
Le montagne laggiù in fondo, il sole riflesso in ogni dove dal sale, le forme esagonali del suolo e gli isolotti di arbusti spinosi. Le fatiche di stanotte sono state premiate. Il viaggio Oruro-Uyuni in un autobus colmo di gente ammassata ovunque, la strada senza asfalto ed i lampi che facevano da illuminazione. Tutto dimenticato con una “pattinata” in questo bizzarro deserto. Dalla jeep sembra di dover sprofondare da un istante all’altro, ed invece sono qui, in un posto che non credevo potesse esistere. E pensare che io non volevo spingermi fino a quaggiù, Nicola ha dovuto convincermi fino all'ultimo.
“Albergo” nel deserto
Siamo in un rifugio in mezzo al nulla, abbiamo ancora qualche minuto di elettricità a disposizione (ci hanno concesso due ore dalle 19.00 alle 21.00) e così ne approfitto per scrivere. Le mie compagne di stanze, due inglesi di 60 anni, sono in viaggio da tre settimane ed hanno già visitato tre paesi: Ecuador, Perù e Bolivia. Quanta energia! Una coppia di francesi, invece, è in viaggio da aprile e sta facendo il giro del mondo in automobile. Ha iniziato dall’Asia, si è fatta spedire il fuori strada in Argentina ed ora è nel deserto con noi. Quando viaggio e incontro questo tipo di persone mi sento sempre minuscola e curiosa di scoprire tutta quella parte di mondo che è ancora solo lontanamente disegnata nel mio cervello. Intanto cerco di imprimermi, come una “stampilla”, le immagini che mi hanno sorpresa in questi giorni: piccoli tasselli di un puzzle si materializzano come una mappa fatta di pezzetti di Machu Pichu, goccioline di lago Titikaka e tanti tanti granelli…di sale. Il puzzle ha ancora molti buchi da riempire ed io non mi stancherò mai di giocare. (il diario proseguirà la prossima settimana)-(da provincia.ap.it)
 
Serena D'Angelo

Articolo correlato: http://www.ilmascalzone.it/articolo.php?id=7320 


  

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