Fisco più amico? Fattura elettronica... Fantozzi va in pensione?
Per un Fisco più amico
2007-03-13 - Il Fisco sta diventando elettronico. Fra poco le fatture virtuali sostituiranno quelle cartacee. Visco e soci conosceranno nomi e cognomi di ogni cliente e fornitore di ogni Partita Iva italiana. E' stata dichiarata guerra aperta al contante e si tenderà a rendere ogni pagamento tra aziende tracciabile perché veicolato attraverso il sistema bancario e telematico, mentre già ora le imposte si pagano solo tramite i circuiti telematici. Si tratta di innovazioni importanti, che spingeranno le aziende ad adeguare e snellire la loro organizzazione amministrativa. Mi permetto però di sollevare qualche dubbio. Mi chiedo quanta parte di questo sforzo sia indirizzato verso la pervasività della lotta all'evasione e quanto, invece, verso l'offerta di nuovi servizi che rendano il fisco più semplice ed "amico" dei cittadini e fonte di soluzioni che facilitino la vita delle aziende, liberandole dalle mille incombenze burocratiche attuali. Insomma, un fisco che si renda responsabile della propria complessità. A mio avviso l'informatica è utile se serve a sottrarre l'uomo dalle mansioni ripetitive, mentre fa un po' paura se veste le sembianze di un Grande Fratello spione. Sarà in grado questa spinta innovatrice di consentire a milioni di partite Iva di evitare il ricorso ai consulenti fiscali e commercialisti? Il sistema italiano delle reti è pronto a supportare una tale innovazione? Esisterà un Governo che avrà la volontà e l'onestà di utilizzare le enormi moli di dati che verrano a rendersi disponibili affinché si possano esprimere finalmente dei giudizi definitivi sull'efficacia delle decisioni di finanza pubblica?
Vito Palumbo
Se avete tempo, qui di seguito esprimo in maniera più articolata il mio pensiero sull'argomento:
Fattura elettronica. Fantozzi va in pensione? Il Governo ha l'intenzione di rendere sempre più massiccio l'utilizzo degli strumenti informatici per tenere d'occhio le transazioni economiche delle aziende italiane al fine di ridurre l'evasione.
Procedure burocratiche quali la redazione e l'invio dell'elenco clienti e fornitori, l'invio dei corrispettivi giornalieri, l'invio telematico del modello F24, la tracciabilità dei pagamenti con la guerra dichiarata al contante, l'introduzione della ''fattura elettronica'' per una completa sostituzione dei titoli cartacei con documenti informatici sono utili innovazioni in alcuni casi, complicazioni in più secondo molti, ma sicuramente nuove armi a disposizione del Fisco.
La tendenza pare, tra l'altro, quella di far transitare attraverso il sistema bancario non solo i pagamenti ma anche i documenti fiscali. Lo conferma il fatto che, da diversi mesi, a lavorare al progetto della "fattura elettronica" c'è, oltre all'Assosoftware, anche l'ABI.
L'obiettivo della maggiore pervasività, com'è evidente, è quello della maggiore agilità nello scovare gli evasori. A fronte dei costi che per molti piccoli contribuenti significa l'adeguamento tecnologico necessario per gli adempimenti, c'è da ricordare come si verificherà per altri versi un risparmio di costi, sia per il fisco che per le aziende, oltre alla spinta, per queste ultime, verso certe innovazioni che prima o poi sarebbero per forza di cose giunte.
Per quanto riguarda l'introduzione della fattura elettronica, il progetto ha l'obiettivo di estendere l'automazione nell'amministrazione delle aziende, in particolare quelle più piccole, anche grazie alla contabilizzazione automatica delle fatture passive ricevute dall'azienda tramite la propria banca, la riconciliazione degli incassi e dei pagamenti effettuati tramite sistema bancario, rispettivamente con le fatture attive e con quelle passive, e la relativa contabilizzazione automatica della prima nota. Sono 450 mila imprese italiane che usufruiscono del corporate banking interbancario. Con esso le aziende dialogano già con fornitori e clienti e con il fisco tramite l'F24 on-line. E sarà questo lo strumento attraverso il quale saranno veicolati i servizi legati alla fattura elettronica. Utilizzando i software gestionali che verranno opportunamente implementati il sistema di fatturazione elettronica si tradurrà in una drastica riduzione dei costi per l'invio delle fatture, azzerando quelli dell'archiviazione cartacea.
A prima vista, si tratta di un grande passo avanti. Non ci si può esimere però dal fare qualche riflessione.
Le finalità con le quali si introduce lo strumento della fattura elettronica sono solamente legate al gettito fiscale o si vuole anche incentivare le imprese a compiere un passo avanti dal punto di vista organizzativo? Le novità previste consentiranno alle aziende di realizzare quanto preannunciava un film di Paolo Villaggio di qualche anno fa "Fantozzi va in pensione"?
Sono troppe le aziende nelle quali le formalità burocratiche e fiscali cui sono chiamate assorbono la gran parte delle risorse umane impiegate nell'area amministrativa. Qui però vorrei portare la riflessione in avanti. Le novità proposte rischiano infatti di essere già vecchie prima di vedere la luce.
Siamo contrari allo stato pervasivo. Visto però che si è intrapresa la strada della lotta all'evasione tramite l'uso dell'elettronica, la tendenziale eliminazione del contante e la fine del segreto bancario, perché rinunciare ipocritamente a dare la possibilità alle piccole aziende di usufruire, una volta tanto, di un servizio davvero rivoluzionario da parte del fisco? Per molte piccole aziende l'attività amministrativa è legata quasi esclusivamente all'odioso adempimento degli obblighi fiscali, connotati sempre di più da una innegabile complessità che rende indispensabile l'ausilio di un consulente fiscale. Riusciranno le novità introdotte o in fase di progettazione a semplificare la vita del contribuente?
Ci chiediamo inoltre quante saranno le aziende che si doteranno dei software gestionali in grado di sfruttare appieno i vantaggi del nuovo strumento. Riteniamo che le aziende siano pronte a rendere elettronico l'intero processo di gestione dei dati, a patto però che esso faciliti davvero la vita e si traduca nel suo complesso in una semplificazione amministrativa e in un risparmio di costi. Ci chiediamo inoltre se le nuove tecnologie sulle quali si basa l'interscambio dei dati (essenzialmente tecnologie web: adsl, xml, ubl, ssl, firma digitale) siano alla portata del nostro sistema produttivo, del nostro sistema di reti telematiche e soprattutto se le nostre classi dirigenti, imprenditoriali e politiche, siano pronte a creare le condizioni giuste.
Sarebbe un peccato se la fattura elettronica servisse semplicemente a sostituire l'invio di quella cartacea e non rientrasse in un discorso più ampio di semplificazione e razionalizzazione dell'imposizione fiscale e della gestione amministrativa delle aziende. In tal caso i nuovi obblighi rischerebbero di rivelarsi una nuova incombenza burocratica a carico delle aziende.
Ci chiediamo allora se per le aziende è solo un sogno quello di collegarsi al sito web del fisco avere un proprio desktop, ossia un gestionale web, con un proprio account, interamente gestito via internet, e far veicolare attraverso di esso tutti i documenti fiscali in versione elettronica, senza preoccuparsi più di scadenze, invio fatture etc. Piuttosto che consentire, e in futuro obbligare, le aziende a scambiarsi fatture in formato elettronico, si potrebbe consentire di avere il fisco elettronico come unico interlocutore: i dati relativi alla vendita di beni o alla prestazione di servizi sarebbero caricati dal fornitore sul desktop fiscale, nel frattempo il cliente vedrà comparire a sua volta sul suo desktop fiscale la fattura d'acquisto, mentre per la gestione dei pagamenti si metterebbe in piedi una triangolazione con il sistema bancario. D'altronde, la fattura nasce come documento fiscale, che riguarda, in quanto tale, soprattutto i rapporti con il fisco più che i rapporti tra i protagonisti della transazione economica. Quel che è più rilevante poi sarebbe è che sarebbe il fisco a calcolare per noi le imposte da pagare. Non solo si risolverebbero così le criticità legate all'utilizzo della posta elettronica per l'invio della fattura, ma soprattutto non sarebbe più il contribuente a farsi carico di sostenere i costi legati al know-how in materia di normative fiscali, e quindi di scadenze, aliquote, deducibilità e così via. In altre parole, sarebbe lo stato a gestire l'aspetto fiscale delle transazioni economiche divenendo così il soggetto su cui ricade l'onere della complessità fiscale. Si tratterebbe di un esempio di proficuo contrasto di interessi paragonabile a quello della deducibilità degli acquisti effettuati dai privati attraverso l'abolizione del sostituto d'imposta: il fisco responsabile unico della propria complessità. Il contribuente onesto, nell'affidare allo stato la determinazione delle imposte da pagare non avrebbe alcun timore di aver pagato meno del dovuto e ulteriori sforzi li farebbe solamente per verificare l'esatto operato del fisco. L'evasore o l'elusore oltre a trovare minore convenienza oltre che minore terreno sul quale proseguire con la propria pratica illecita.
Lo Stato, a fronte del controllo totale del contribuente, offrirebbe finalmente l'indubbio vantaggio di consentire all'azienda di usufuire di servizi, una volta tanto targati "Repubblica Italiana", che incontrerebbero il sicuro favore dei contribuenti, magari con un sostanziale sconto fiscale. Il bilancio d'esercizio sarebbe redatto in automatico, le novità fiscali implementate in automatico.
I livelli raggiunti attualmente dai moderni sistemi di elaborazione dei dati (Data Mining & co.) consentirebbero inoltre allo Stato di avere una visione dell'economia del paese che non teme l'enorme quantità dei dati che si renderebbero a disposizione. Si può dire anzi che più sono i dati a disposizione, maggiormente tali strumenti informatici sviluppano le proprie potenzialità. La abbondante, ordinata e fruibile disponibilità di dati provenineti dalle aziende, ma anche dalle varie amministrazioni pubbliche, come quelle sanitarie e previdenziali, darebbe finalmente un po' di lavoro utile per l'Istat e per il Ministero delle Finanze, soprattutto se si considera le carenze nella ricerca economica applicata (come ricordato dal professor Ichino ) che si riflettono in decisioni di politica economica avulse dalla realtà e che somigliano troppo al cazzotto rifilato al televisore che non perfettamente funzionante Secondo il prof. Ichino, allo stato attuale, si verifica addirittura la situazione per cui lo Stato ha paura della disponibilità dei dati reali e degli strumenti per valutare l'efficacia di una certa spesa o un certo programma, perché in tal modo non sarà possibile ammettere che quell'iniziativa di spesa, costata magari molti milioni di euro, in realtà non ha funzionato.
Certo, esempi di iniziative telematiche messe in piedi dallo Stato come Borsalavoro.it, che di fronte ai servizi offerti dalle agenzie di lavoro private, pecca di scarsissima praticità d'uso e risultati, non lasciano ben sperare. A tal fine sarebbe da prendere in considerazione l'ipotesi di adozione di modelli di concessione del servizio pubblico ai privati migliori offerenti con una gara pubblica, magari internazionale, con dei minimi obiettivi garantiti. Quello che si è fatto finora è stato instaurare il solito dialogo con due associazioni rappresentative di due delle categorie che si è ritenute chiamate in causa, quelle dei banchieri e quelle dei produttori di software. Un'operazione discutibile nel metodo, oltre che nel merito.
In ogni caso, il modello qui ipotizzato avrebbe risultati interessanti. Si potrebbe arrivare all'abolizione della mitica figura del commercialista, il consulente aziendale che si occupa, annoiato e martoriato dalle cervellotiche novità fiscali, dalle quali, peraltro, trae gran parte del proprio guadagno. In tal modo si consentirebbe a pletore di giovani Fantozzi di capire davvero come fare consulenza, vale a dire aiutare le aziende a fare buona amministrazione piuttosto che ingegnarsi per consentire al cliente di decidere ogni anno quanti redditi dichiarare e quante tasse pagare. Il bilancio a fini fiscali sarebbe già pronto, le tasse già pagate, magari con l'aggiunta di strumenti di reporting e di analisi dei risultati che finora il contribuente non aveva tempo, soldi o voglia di utilizzare. All'azienda non rimarrebbe altro che fare il proprio lavoro, vendere i propri prodotti e proporre i propri servizi, valutare i risultati, concepire l'innovazione ed utilizzare il personale amministrativo nel rispetto delle motivazioni per le quali era stato assunto e per le quali aveva studiato economia, marketing, comunicazione e quant'altro.
Appare illuminante l'esempio costituito dalle recenti norme che impongono a partire dal luglio 2007, analogamente a quanto accade attualmente per la grande distribuzione, l' obbligo di inviare telematicamente l´ammontare dei corrispettivi giornalieri da parte dei soggetti che emettono scontrino/ricevuta fiscale, in modo da poter potenziare le armi a disposizione del fisco a fini antievasione. Alla luce di quanto esposto finora, si tratta di misure che entrano sì in sinergia con gli studi di settore, ma che rischiano di essere, e soprattutto essere percepite dal contribuente, come semplicemente un ulteriore obbligo in più imposto da un fisco predone e fonte di burocrazia. Ciò è vero soprattutto se si considera l'introduzione di norme rigide in materia di controlli sulla emissione dello scontrino fiscale e la mancanza delle innovazioni di cui si è accennato in precedenza che renderebbero del tutto automatica la presa di conoscenza dell'identità dei clienti e fornitori da parte del fisco.
Insomma, la strada per arrivare ad una situazione nella quale il contribuente, oltre a pagare meno tasse, possa adempiere i suoi obblighi nei confronti del fisco in maniera più semplice e autonoma. Vito Palumbo
|