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“Ti amo in tutte le lingue del mondo”

di Pierluigi Lucadei

 

 

Col suo nuovo film, “Ti amo in tutte le lingue del mondo”, Leonardo Pieraccioni si è messo in testa di tornare ad essere il re dei botteghini di Natale. Ha chiamato a raccolta i suoi ‘fedelissimi’ (Ceccherini, Papaleo, Panariello), ha scritto (insieme all’inseparabile Veronesi) una sceneggiatura piena di quella leggerezza e di quella simpatia che sono i marchi di fabbrica del suo cinema, e, dulcis in fundo, ha selezionato due attrici dalla bellezza mozzafiato (Marjo Berasategui e Giulia Gorietti).
Il film è la storia di Gilberto, un professore di ginnastica quarantenne che ‘subisce’ le avance di una sua allieva sedicenne; la ragazzina lo ama follemente, glielo scrive in tutte le lingue possibili, mentre Gilberto rompe con la moglie, frequenta ville di scambisti insieme al collega di matematica, e infine si innamora di Margherita, splendida trentaseienne, di professione psicologa degli animali.
Pieraccioni, in una lunga chiacchierata, ha rivelato a ilmascalzone.it tutto il suo ottimismo per questo film che può essere considerato il più profondo, il più malinconico, e per molti versi il più adulto della sua filmografia.
Come si colloca “Ti amo in tutte le lingue del mondo” all’interno del tuo percorso di autore?
Credo che “Ti amo in tutte le lingue del mondo” sia, dopo “Il ciclone”, il mio film più corale e quando un film corale è fatto da attori così bravi, il risultato non può che essere straordinario. C’è un Rocco Papaleo in stato di grazia, un Panariello del quale penso non ci sia bisogno di dire nulla e un Ceccherini che mi sono impegnato a ‘dececcherinizzare’: il suo è un ruolo diverso dal solito, ma io vedo in lui una vena drammatica, nelle sue occhiaie c’è una malinconia sulla quale me la sento di scommettere.

 

“Ti amo in tutte le lingue del mondo” appare come il tuo film più maturo, quello con più malinconie, ci hai messo dentro i tuoi quarant’anni?
Sì, perché con “Il paradiso all’improvviso” è finita la sindrome da Peter Pan. Nel film il fatto che abbia quarant’anni viene sottolineato più volte e non è un caso. Ho preso coscienza del fatto che una ragazza di sedici anni che mi corteggia sembra la mia figliola, mentre fino a qualche anno fa le avrei chiesto il numero di telefono. L’idea del film m’è venuta quando un giorno, prendendo un caffè davanti ad un scuola, mi si sono avvicinate due ragazze: mentre una mi ha dato del “lei”, l’altra mi ha fatto delle battute così esplicite e maliziose da farmi arrossire. Ne ho parlato col mio sceneggiatore, Giovanni Veronesi, ed abbiamo deciso che sarebbe stato lo spunto per questo nuovo film.

 

Il film ha diverse cose in comune con “Il ciclone”, dalla protagonista spagnola alla coralità di cui si parlava poc’anzi. Sei voluto tornare ad una formula dal successo sicuro?
Guarda, il tipo di film che farai lo sai solo dopo che hai iniziato a scrivere, quindi non c’è nulla di programmato. Poi è logico che certe tematiche te le porti dietro. Chi fa cinema, si dice, tende sempre a fare lo stesso film. Chiaramente le situazioni cambiano. Stavolta, per esempio, non ho ambientato il film a Firenze ma a Pistoia, una città di provincia, quello che mi serviva, volevo una città a misura di bar, o di lavanderia. La provincia aiuta la commedia con i suoi personaggi stereotipati.

 

Anche in questo film compare il tuo babbo. E’ una specie di porta fortuna?
La verità è che il mio babbo comincia a rompere le palle appena mi viene l’idea per un nuovo film. Appena capisce che c’è qualcosa nell’aria si presenta con la sua domanda: “Io che fo?”, che è una vera e propria minaccia. Mio padre si potrebbe definire l’attore più raccomandato dell’universo. In “Ti amo in tutte le lingue del mondo” compaiono anche tanti amici, vestiti da frati: Carlo Conti, Paolo Beldì, Francesco Tricarico.

 

Tricarico è anche l’autore di due canzoni presenti nella colonna sonora, com’è avvenuta la scelta dei pezzi?
Mentre scrivevo la sceneggiatura mi presi la briga di cercare un pezzo che rappresentasse quel momento e, soprattutto, che si addicesse alla sospensione in cui sembravano trovarsi i personaggi del film. Così ho ripensato a “Musica”, un brano del primo album di Tricarico, e mi è sembrato perfetto. Poi lui ha scritto anche un pezzo inedito, “Solo per te”, che è finito sulla colonna sonora.
Non abbiamo ancora parlato delle protagoniste femminili.
Già, le protagoniste femminili. Belle, eh? Marjio Berasategui interpreta Margherita, una psicologa per gli animali di cui il mio personaggio di innamora. Me la ricordavo in un video di Vasco Rossi (“Rewind”, ndr) in cui rifaceva il verso alla Liv Tyler di “Io ballo da sola”, così l’ho chiamata per un provino e mi si è rivelata come una persona piena di talento, affascinante, simpatica. Giulia Gorietti interpreta Paolina, la sedicenne che perde la testa per il suo insegnante di ginnastica. E’ un’attrice che farà parlare molto di sé, vedo in lei l’immediatezza della Gerini unita ad una forza e ad una precisione che solo poche attrici hanno. 
E’ stato difficile convincere Guccini a recitare nel film?
Innanzitutto devo dire che sono un fan sfegatato, anzi un hooligan di Guccini. Per usare un’equazione matematica che renda l’idea direi che io sto a Guccini come Fede sta a Berlusconi. Comunque non è stato difficile convincerlo. Guccini aveva posto due condizioni: la prima era che si girasse vicino casa sua, e noi abbiamo girato a Pistoia, che è a 49 Km. da Pavana, dove vive lui; la seconda era che la sua parte non richiedesse un impegno superiore ai dieci giorni e io l’ho fatto lavorare otto giorni.
A Natale sarà battaglia ai botteghini, soprattutto ci sarà “King Kong” a spaventare tutti voi, o no?
A King Kong rispondo con l’unica alternativa possibile: Papaleo ignudo!
Mi sembri ottimista.
Ma certo. Magari non partiremo subito fortissimo però sono convinto che se ne riparliamo a fine gennaio mi troverai soddisfatto. I miei film beneficiano molto del passaparola. Ricordo quello che dissero appena uscì “Il ciclone”, dissero che non avrebbe avuto lo stesso successo de “I laureati”, invece piano piano coinvolse un pubblico vastissimo, fino ad incassare una cifra incredibile, più di 75 miliardi (“Il ciclone” è tuttora il più alto incasso della storia del cinema italiano, ndr).
Farai un salto a Sanremo a trovare il tuo amico Panariello?
Se troviamo qualcosa di divertente da poter fare insieme, perché no?

 

 

 

Nella foto: Pieraccioni con le protagoniste femminili del film, Giulia Elettra Gorietti e Marjo Berasategui.
Cultura e spettacolo – lunedì 19 dicembre 2005, ore 10.34

 Claudio Palestini

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