Iron & Wine “The Shepherd’s Dog”
Etichetta: Sub Pop Brani: Pagan Angel and a Borrowed Car / White Tooth Man / Lovesong of the Buzzard / Carousel / House by the Sea / Innocent Bones / Wolves (Song of the Shepherd’s Dog) / Resurrection Fern / Boy with a Coin / The Devil Never Sleeps / Peace Beneath the City / Flightless Bird, American Mouth
Sam Beam è un culto ormai neanche tanto sotterraneo. Dal 2002, anno del debutto con la sigla Iron & Wine, il barbuto docente universitario con una prepotente passione per Nick Drake ha raccolto consensi sempre crescenti sia tra i colleghi che tra il pubblico. “The Shepherd’s Dog” ne conferma il talento e va oltre, accreditandosi come il migliore tra i dischi sin qui realizzati da Beam. Musicalmente vario, spazia dalle ballate più tradizionali (Lovesong of the Buzzard, Resurrection Fern) ad una strana psichedelia acustica e rurale (Peace Beneath the City), senza negarsi la meraviglia di una canzone d’amore semplice semplice (Flightless Bird, American Mouth), costruita com’è su un giro armonico classico, ma che non di meno chiude l’album con un senso di squisita commozione («have I find you?/flightless bird, jealous, weeping/or lost you?»). In tutti i suoi momenti, “The Shepherd’s Dog” è un lavoro decisamente maturo e la prova più clamorosa è la traccia numero cinque, House by the Sea, una di quelle canzoni che appaiono irrinunciabili già dal primo ascolto, soave nel testo – una piccola e magica storia di due sorelle e una casa alle fauci dell’oceano («there is a house by the sea/and an ocean between it and me/and like the shape of a wave/the jealous sisters will sing on my grave») – e caracollante nel ritmo, con un arrangiamento che abbina un fascinoso sax baritono ad un giro di basso rubato a chissà quale incubo waitsiano. “The Shepherd’s Dog” è un incastro esemplare di più elementi: la magia, la tradizione, la poesia. Con una voce che distilla misteri e la slide guitar che disegna scenari tipicamente americani, anche se l’America che viene qui rappresentata è l’America più nascosta, protetta col silenzio dalle minacce del volgare e del popolare. Ascoltare Sam Beam cantare di Caino e Abele, di lupi e pastori, è come spazzare la polvere con le mani febbricitanti da un vecchio libro trovato in soffitta e, aprendolo, scoprirne i più impensabili segreti.
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