Università, se ci sei …fai uno spot!
E in effetti mi giro intorno e vedo poche facce decise e sicure, capendo di non essere il solo a grattarsi il capo con una smorfia sul viso mentre sfoglio manuali, guide e quanto di più utile il mondo universitario possa offrire ad un novellino fresco di esami e sul bivio di scegliere ( bene ad intenderci, un bivio non drammaticamente importante, ma certo punto di inizio per un percorso che si voglia o meno determinato da queste scelte, oggi). Perplessità dunque, spesso l’incertezza per un salto che magari spaventa. Il mondo universitario certo non guarda, e svariati sono i tentativi di avvicinamento per meglio agevolare nella scelta lo studente alle prese con le difficoltà di una decisione ultima. Per agevolare certo, e tirare, perché no, l’acqua verso il proprio tinello. Come anche in passato, ma sempre più ora e con sempre più svariati modi di avvicinamento al ragazzo, il lavoro di “promozione”, di “pubblicizzazione” universitaria, risulta decisivo e sicuramente influente nelle scelte dello studente. Come fosse un grande mercato, quantità e qualità di offerte si controbattono, concorrendo verso l’obiettivo ultimo che è la buona luce agli occhi di chi è chiamato alla scelta. Vedo pubblicità, volantini, promozioni varie che forse in effetti non fanno altro che sminuire il valore culturale che dietro tutto c’è; un grande supermercato in corsa verso un’addizione di studenti. E’ normale: l’affermazione di un nome viene dai consensi, che, spesso appunto scaturiscono dall’effetto di tali investimenti promozionali e di marketing (altrimenti a cosa servirebbe la pubblicità?). Nel mercato come nell’istruzione, l’asta è aperta per l’offerta migliore. Ma all’aspetto propagandistico fa certamente capo una reale offerta per lo studente, il motivo di tale propaganda, cos’è che spinge un determinato Ateneo a distinguersi da altri. Ecco allora una sfida tra le “concorrenti” che non resti solo negli slogan e negli spot pubblicitari, ma passi ad un effettivo miglioramento del servizio fino agli aspetti che di una scuola davvero dovrebbero attirare (piuttosto che una banale laurea ad honorem svenduta come arance al mercato): esperienze di laboratorio, stage e tirocini, corsi e scambi culturali, aspetti fondamentali dell’offerta di una facoltà. Nel tentativo del superamento, i volti migliori di ogni Ateneo che a suon di intelligenti ed ammirevoli proposte, si contrappongono arrivando ad alti ed importanti livelli di crescite interne. Tutto è vantaggio se il conteso è lo studente ( ipotizzando uno studente che non cadi nella confusione voltando le spalle alla moltitudine di proposte). Fattore simbolo della “sfida” culturale tra le diverse università italiane, è la “corsa” al diverso, ad una esperienza non comune, ad uno stimolo unico determinato da un corso di studi altrettanto allettante: ne sono esempi quello di Diritto cinese all’università di Trento, o l’importanza data ai corsi di lingua cinese dal Politecnico di Torino per favorire gli scambi con i Paesi dell’Estremo Oriente. Ma come loro ancora l’Università di Verona (sbocchi diretti nell’ambito legale), di Milano, Genova, in un sostanziale tentativo, anche e soprattutto, di rafforzare i rapporti col mondo del lavoro, in effetti prima preoccupazione per chi è chiamato a scegliere: stage formativi di livello internazionale, imprese prestigiose rapportate a specifici corsi di studi, una partnership tra scuola e lavoro certamente favorevole per lo studente. In sostanza, le facoltà cercano standard più elevati possibile, costruendosi al contempo un marchio, un bollino di qualità vincente ( anche perché tra breve “i finanziamenti saranno commisurati alla qualità dei servizi effettivamente offerti”). Scontato dunque dedurre come ogni università si attrezzi ed armi delle più buone intenzioni, accogliendo “le sfide” e lanciando così spot, offerte e campagne di promozione sulla base di effettivi cambiamenti.
Siamo ad agosto, lo so, ma tanto prima o poi ci tocca …Buon anno scolastico a tutti!
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