di Pio Rapagnà e Giovanna Forti*
DICHIARAZIONE DI PIO RAPAGNA' E GIOVANNA FORTI:
GRAZIE AD UNA SCORRETTA ED INADEGUATA INFORMAZIONE IN ABRUZZO NON C'E' E NON CI SARA' MAI UNA “OPINIONE PUBBLICA” ED UNA “SOCIETA' CIVILE” CHE SI RISPETTI E NON SI POTRANNO MAI CELEBRARE REFERENDUM ABROGATIVI SUI COSTI E SUGLI SPRECHI DELLA POLITICA E SULLA RI8FORMA DEGLI ENTI
Nel sedicesimo secolo, in Inghilterra, la società civile sorgeva dal trionfo definitivo della città sulla campagna. La transizione dal mondo rurale alla società urbana, essenzialmente dinamica, creava nuove aree di “autonomia sociale”. La società civile nasce all'orchè nascono le classi in senso moderno, cioè le classi cittadine, organizzate, autoconsapevoli, perché “ciascun individuo avverte quotidianamente i sentimenti e gli interessi che lo legano agli altri individui e la necessità di un'azione comune per il raggiungimento di fini comuni”. Col nascere della classe sociale in senso moderno nasce dunque la “società civile”, la sociologia ed i partiti politici.
La società civile era però al suo sorgere un fenomeno di coscienza di pochi. Bisognava diffondere questa coscienza: questo è il compito che si assumono gli “intellettuali” inglesi e nasce la stampa periodica che si assume il compito di fondare la coscienza della classe media e di darle una mentalità critica.
Il letterato diventa l'interprete della nuova scienza per la moltitudine e il moralista ufficiale consapevole del suo alto compito, per svolgere il quale, secondo John Dryden, un giornalista o un direttore responsabile dell'epoca, deve “essere colto in diverse scienze, dovrebbe avere una mente ragionevole, filosofica e in certa misura matematica, dovrebbe avere esperienza di tutti i generi ed umori e modi degli uomini, dovrebbe essere accuratamente abile nella conversazione, e dovrebbe avere una grande conoscenza dell'umanità in generale”. Già alla fine delle guerre napoleoniche, in Inghilterra cresce, insieme con le comunicazioni rapide e i trasporti collettivi, l'opinione pubblica, che si nutre e si diffonde attraverso i giornali.
Ecco, queste riflessioni, che ci portano a comprendere ed a scoprire scientificamente perché anche e specialmente in Abruzzo non esiste, e non esisterà nel breve periodo, una vera e propria opinione pubblica ed una società civile moderna, sono tratte dallo studio “Che cos'è la società” del Sociologo di grande fama Prof. Franco Ferrarotti, aprile 2003, Editore Carocci.
Ecco, pertanto, che, per responsabilità, tra gli altri, anche di chi, letterato, intellettuale, giornalista, non ha svolto il proprio alto compito, ci ritroviamo in Abruzzo, oggi, all'inizio del terzo millennio, di fronte allo stato di fatto che “La politica in Abruzzo è monopolio di una casta di funzionari di partito che occupano i posti di potere, controllano clientele, carriere, clonano Enti strumentali, Società partecipate, Consorzi, Aziende, Comitati e Consigli di Amministrazione. Tutti poi si fanno pagare profumatamente, dando man forte all'aumento di spese, sprechi, debiti, tariffe e tasse”.
Costoro addirittura hanno assunto il controllo e la “gestione diretta” di beni e servizi primari come Acqua, Sanità, Rifiuti, Trasporti pubblici, Edilizia Popolare e residenziale attraverso gli “Enti strumentali” della Regione, delle quattro Province e dei 305 Comuni, mentre la cronaca registra una litania di annunci e iniziative fumose, senza programmazione, serietà e razionalità strategica. Nessuna rigorosa verifica circa i risultati eventualmente raggiunti: Vengono sottovalutati i controlli richiesti da Cittadini e Comitati inerenti, ad esempio, inquinamento, traffico, incidenti stradali e sul lavoro, discariche, abusivismo edilizio ed ambientale. Nessuno dei politici ed amministratori che siano stati all'altezza della situazione, fallendo sul piano strategico e della efficienza, viene mai messo da parte o sostituito, e quasi nessuno dei tanti msi assume la responsabilità del proprio operato.
Ecco perché, sulla base di questa “verità effettuale della cosa” (Niccolò Machiavelli), già un anno fa, con un identico “Manifesto appello” abbiamo lanciato i 4 Referendum Regionali sui costi impropri della politica e per la riforma degli Enti strumentali, abbiamo cercato di raccogliere le 25.000 firme necessarie e, non riuscendovi nei pochi giorni a disposizione, per insuperabili difficoltà burocratiche, ma anche per colpa di buona parte di una cattiva, carente, scorretta e non libera ed indipendente informazione, nell'impari impresa, abbiamo annunciato di riprovarci di nuovo, sperando di avere, in tutti i sensi, migliore fortuna e potere celebrare i referendum suddetti nella primavera del prossimo anno, a costo zero, abbinati al Referendum elettorale nazionale o alle elezioni europee, già previste. In ogni caso non accetteremo più alcuna forma di indebita censura.
Roseto degli Abruzzi, 22.3.2008
PERCHE' IN ABRUZZO NON C'E' UNA “OPINIONE PUBBLICA” ED UNA “SOCIETA' CIVILE” CHE SI FACCIA SENTIRE E RISPETTARE DALLA CASTA POLITICA?
La politica in Abruzzo è monopolio di una casta di funzionari di partito che occupano i posti di potere, controllano clientele, carriere, clonano Enti strumentali, Società partecipate, Consorzi, Aziende, Comitati e Consigli di Amministrazione. Tutti poi si fanno pagare profumatamente, dando man forte all'aumento di spese, sprechi, debiti, tariffe e tasse.
Costoro addirittura hanno assunto il controllo e la “gestione diretta” di beni e servizi primari come Acqua, Sanità, Rifiuti, Trasporti pubblici, Edilizia Popolare e residenziale attraverso gli “Enti strumentali” della Regione, delle quattro Province e dei 305 Comuni, mentre la cronaca registra una litania di annunci e iniziative fumose, senza programmazione, serietà e razionalità strategica.
Nessuna rigorosa verifica circa i risultati eventualmente raggiunti: Vengono sottovalutati i controlli richiesti da Cittadini e Comitati inerenti, ad esempio, inquinamento, traffico, incidenti stradali e sul lavoro, discariche, abusivismo edilizio ed ambientale. Nessuno dei politici ed amministratori che non siano stati all'altezza della situazione, fallendo sul piano strategico e della efficienza, viene mai messo da parte o sostituito, e quasi nessuno dei tanti di questi si assume la responsabilità del proprio cattivo operato.
Ecco perché, sulla base di questa “verità effettuale della cosa”, è necessario rilanciare i Referendum Regionali sui costi impropri della politica e per la riforma degli Enti strumentali, augurando ai Cittadini abruzzesi di potere celebrare i referendum nella primavera del prossimo anno, a costo zero, se abbinati al Referendum elettorale nazionale o alle elezioni europee, già previste, e se il Consiglio regionale cancellerà l'assurda norma, recentemente inserita nella nuova legge sul procedimento referendario, che sospende il referendum regionale già indetto la cui data di svolgimento sia compresa, addirittura, nei tre mesi prima e nei tre mesi dopo le elezioni provinciali e comunali almeno nella metà delle Province e dei Comuni abruzzesi.
E' chiaro che, a questo punto, il Comitato, ma anche quella parte più sensibile, aperta ed indipendente della società civile e della opinione pubblica abruzzese, se esiste, non possono accettare questa ulteriore e pesantissima forma di “prevaricazione istituzionale”, proveniente da un Consiglio e da Consiglieri Regionali i quali, invece di favorire ed allargare la partecipazione e gli strumenti della democrazia diretta previsti dallo Statuto della Regione Abruzzo e dalla Costituzione, si “ergono” indefessamente, e con mezzi anche illegittimi e ridicoli, a difesa e baluardo dei loro stessi e personali privilegi.
*per il Comitato promotore dei Referendum regionali
Pio Rapagnà e Giovanna Forti
del Movimento Città per Vivere d'Abruzzo
Roseto degli Abruzzi, 24.3.2008