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“The Last Side of the Mountain” (Glitterhouse/Venus, 2008) |
Chris Eckman “The Last Side of the Mountain”
Etichetta: Glitterhouse Brani: Bells of a New Day / Down, Down / Eyes / Ransom / Who Will Light Your Path? / Stranger / Scorpions / Hours / The Same / With What Mouth / The Last Side of the Mountain / Fragment Produttore: Chris Eckman
Chris Eckman suona nei Walkabouts dal lontano 1984, ma non si è mai tirato indietro di fronte a side o solo project di ogni tipo. Ora, dopo un quarto di secolo di onorata carriera, con “The Last Side of the Mountain” realizza forse il suo progetto più affascinante, di certo il più ambizioso. La storia dell’album in breve è la seguente: un amico fotografo regala a Chris una raccolta in lingua inglese del poeta sloveno Dane Zajc; Chris torna a casa e legge il libro tutto in una volta; lo stesso fa il giorno seguente e quello dopo ancora; si identifica in maniera sorprendente con le liriche di Zajc, tanto da iniziare a considerare quella raccolta (intitolata “Barren Harvest”) un quarto del suo personale Pantheon di ispirazioni artistiche insieme a “Our Mother The Mountain” di Townes Van Zandt, “Days of Haeven” di Terrance Mallick e “Rock Springs” di Richard Ford; presto decide di sobbarcarsi l’onere di trasformare quelle poesie in canzoni, di regalar loro una musica. Il risultato è una raccolta di ballate nel senso più classico del termine, cantate con trasporto e passione sufficienti a far accapponare la pelle in più di un’occasione. “The Last Side of the Mountain” è solo in apparenza un disco non per tutti, di nicchia: in realtà è capace, per chi ha l’ardire di entrarci dentro, di parlare al cuore con lingua solenne e limpida. Ne sono chiari esempi: Who Will Light Your Path? che, sarà per gli archi dell’Apollon Chamber Orchestra, sarà per la voce sensuale di Anita Lipnika che duetta con quella ruvida di Chris, suona come una murder ballad dolce e inquietante allo stesso tempo; Hours, dall’arrangiamento minimale – voce, chitarra arpeggiata e poco più – e parole simboliche e notturne («how lonesome are the midnight hours/as they incline/their dark faces»); e With What Mouth, un piccolo capolavoro con i versi più evocativi e tormentati della raccolta («into which hollow/out of which skin/should I place/your tender statue»). Applausi sia al coraggio sia al risultato.
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Pierluigi Lucadei
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Recensioni |
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il 20 Nov 2008 alle 14:10 |
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