Macerata si è svegliata popolata da singolari "Pupotte".
Studentesse, pensionate, precarie, donne in carriera, migranti, professioniste.. Sono donne di carta, le stesse della campagna "Adotta un consultorio", arrivate nella nostra città dopo un lungo viaggio per l'Italia.
Sono arrivate puntuali, proprio all'alba del 22 maggio, per festeggiare un compleanno eccellente, i trent'anni della legge 194, la norma che fornisce la tutela sociale della maternità e disciplina l'interruzione volontaria della gravidanza, meglio conosciuta come "legge sull'aborto".
In questi trent'anni di onorato servizio, la 194 ha assolto più funzioni: da un lato ha contribuito ad eliminare le barbarie e la violenza legate alle pratiche abortive clandestine, tutelando così il diritto alla salute di migliaia di donne, e dall'altro ha incentivato una cultura di liberazione della sessualità, che potesse passare attraverso una consapevole scelta della gestione del proprio corpo.
Le statistiche confermano quanto già si sapeva: la legge 194 è una buona legge, che ha ridotto in modo decisivo il ricorso all'interruzione di gravidanza.
Questa disciplina si affida infatti ad un modello fondato sulla libertà di scelta della donna, all'interno di un procedimento che tiene in massima considerazione il compito informativo e di sostegno della consulenza statale.
Da questo dato si deduce che la prima parte della legge, quella che nega all'aborto il carattere di uno strumento contraccettivo, è stata valorizzata nella prassi.
Nonostante i suoi effetti, questa legge si trova, a trent'anni di distanza dalla sua promulgazione, ad essere minacciata: stiamo assistendo ad un'espropriazione della sessualità, ad una decisa volontà di attuare dispositivi che mirano al controllo sui soggetti, sui corpi, sulle forme di vita e anche sulla riproduzione, garantendo il perpetuarsi di forme repressive che minano la nostra autonomia, la nostra possibilità di scelta, il nostro diritto all'autodeterminazione.
Una cultura ortodossa e bigotta, trincerandosi dietro ad un astratto "diritto alla vita", nel riconoscere il feto come soggetto giuridico, nega completamente ogni libertà alle donne di scegliere sulla possibilità e sulla opportunità di diventare madri, trasformanole così in semplici incubatrici.
Le Pupotte, nate e cresciute in presenza di un diritto acquisito grazie alla lotta delle loro madri e delle loro nonne, oggi si trovano a difendere e a reclamare il diritto ad una esistenza libera che passi per la tutela e per il potenziamento della 194, per la disponibilità immediata della Pillola abortiva RU486, per l'accessibilità semplice e veloce alla pillola del giorno dopo - sempre più ostacolata da un'ossessiva e ottusa forma di obiezione di coscienza - e per l'attuazione di una serie di campagne di contraccezione e di educazione sessuale e per la realizzazione di programmi sociali e culturali di sostegno alle donne immigrate.
Se la legge 194 necessita di una riforma, questa dovrà passare necessariamente per la progressiva eliminazione dell'obiezione di coscienza del personale medico.
GIU' LE MANI DAI NOSTRI CORPI!
GIU' LE MANI DALLA 194!
BUON COMPLEANNO E LUNGA VITA ALLA 194!