Egr. Sig. Piero Celani,
Nei prossimi giorni si svolgeranno in Cina le Olimpiadi 2008. Una nazione che ha una popolazione attuale di circa un miliardo e trecento milioni di abitanti dichiarati/ufficiali; una nazione dove la repressione dell’informazione è fortissima, non esiste libertà di stampa e di parola, è impedita la ricerca di determinate parole sul web come “libertà” e “giustizia” o dove sono stati oscurati completamente dei siti.
In Cina secondo l’art. 90 del codice penale l’oppositore del regime è un malato mentale. Una nazione dove vengono compiute circa 10.000 esecuzioni capitali l’anno, circa 27 al giorno, più di 1 all’ora; una nazione dove le vittime del lavoro sono circa 15.000 l’anno ed esistono solo 140.000 sindacalisti nominati direttamente dal governo di Pechino; una nazione dove avvengono circa 85.000 rivolte all’anno!!! di varia entità e tutte chiaramente soffocate.
In Cina si va verso il disastro ambientale. Non viene rispettata nessuna norma sull’ambiente e il protocollo di Kyoto è considerato carta igienica; una nazione dove esistono ancora oggi dei campi di concentramento/lavoro dove milioni di detenuti lavorano 16/18 ore al giorno 7 giorni su 7 fungendo da manodopera a costo nullo per la produzione cinese: i LAO GAI, ovvero i campi di rieducazione attraverso il lavoro. Campi dove i detenuti vengono continuamente picchiati, frustati, torturati con scariche elettriche e sospesi per le braccia.
I detenuti in questi campi dormono sulla pietra nuda, il cibo è proporzionato al lavoro svolto per non parlare dei piccoli buchi che fungono da orinatoio; viene considerato fortunato il detenuto di campagna perché durante il lavoro può trovare serpenti, rane o ratti che vengono mangiati con chicchi di soya o grano… e questo è solo l’inizio! I detenuti devono infatti frequentare delle “lezioni di studio” dove gli “insegnanti” illustrano le verità infallibili del comunismo;
Questo lavaggio del cervello mira a “riformare” la personalità del detenuto per farlo diventare una “nuova persona socialista”.
La cosa più tragica è però come vengono svolte le esecuzioni: si spara al detenuto, si carica su una sorta di autoambulanza e gli vengono tolti tutti gli organi che vengono rivenduti immediatamente… su internet si possono addirittura ordinare: questa è civiltà?
Secondo stime della “LAO GAI RESEARCH FOUNDATION” esistono circa mille di questi campi che hanno, quindi, il duplice scopo di terrorizzare, intimidire e fare il lavaggio del cervello a tutti i possibili oppositori e per l’appunto, fornire forza lavoro a questo mega stato azienda dove l’esigenza di mercato si è ben integrata con il sistema politico e la visione materialista della comunista Repubblica Popolare Cinese. Le condizioni di vita all’interno dei campi sono disumane e il lavoro che i detenuti svolgono è spesso a profitto di tutte le multinazionali che hanno investito nel Paese per la convenienza dei costi di produzione. Tra l’altro non tutti i detenuti sono effettivamente colpevoli di qualche reato, ma alcuni vengono rastrellati come parti di una quota di detenuti che alcuni enti devono fornire annualmente.
Gli Stati Uniti d’America il 16 dicembre 2005 denunciarono la continua violazione dei diritti umani in Cina, ma che il 13 marzo 2008 tornarono sui propri passi depennando la Cina dai paesi che violano i diritti civili. Per gli U.S.A. dunque, la Cina non è più fra i “paesi cattivi”... ma qualcuno non ci sta!
Il 14 marzo 2008, il giorno dopo, monaci e laici tibetani sono scesi nelle strade della capitale tibetana, Lhasa, e avviano la rivolta contro il governo centrale di Pechino. Manifestano per la libertà, combattono per la giustizia, muoiono per non sottomettersi al potere costituito e per poter ancora avere il sogno di un Tibet libero, contro chi fa della repressione l’unico strumento di consenso.
Sono anni che il loro leader cerca di porre la questione tibetana al centro dell’attenzione internazionale, nonostante il governo cinese neghi ogni sorta di problema. Dovevano essere proprio esasperate queste miti persone che vivono sulle vette del mondo per arrivare a ribellarsi. Nel 1949 viene avviata la conquista del Tibet, che riuscirà dopo cruenti scontri nel 1950. Tanti sono i motivi che portano Mao a voler assoggettare questa parte di mondo. Prima di tutto culturali: l’odio per il sacro (l’oppio dei popoli), e il presunto “sistema feudale” (leggi: tradizionale nda) hanno spinto in questa direzione, così il governo centrale non poteva permettere che permanesse al confine con la sua nazione un popolo che fa dell’elevazione spirituale e del rispetto di una visione tradizionale, uno stile di vita. Come prima disposizione ci fu infatti il confino del Dalai Lama, ossia del leader spirituale nonché vero capo dei tibetani, in India. Il Tibet è inoltre ricchissimo di risorse, dall’uranio alla stessa acqua che, oltre ad essere un bene sempre più prezioso, è fonte di energia.
Sono passati 58 anni dalla conquista comunista e il Tibet non si è ancora arreso nonostante lo sterminio di circa 1 milione di persone, e la forzata immigrazione attuata dal governo. Nelle scuole tibetane oggi viene insegnato solo il cinese, nelle strade della capitale i negozi sono solo degli oriundi.
Ascoli Piceno e i propri cittadini non possono tacere di fronte a tutto questo. Ci rivolgiamo a lei signor sindaco, e per estensione a tutti gli amministratori. Voi rappresentate il popolo di Ascoli, che non vuole e non deve chiudere gli occhi innanzi alla disastrosa situazione umanitaria del Tibet.
Le chiediamo di mettersi una mano sulla coscienza e dimostrare, in modo semplice ma significativo la vicinanza simbolica ad un popolo che paga con il sangue la propria voglia di libertà.
Le chiediamo di unirsi al gesto di molti altri sindaci in Italia che hanno issato sul balcone comunale il vessillo del Tibet (Alemanno a Roma su tutti) e lo terranno lì per tutta la durata dei giochi. Un gesto semplice ma di estrema importanza.
Certi della sua sensibilità, le porgiamo cordiali saluti.
Associazione Casapound Italia
Ascoli Piceno