di Piero Giorgio Camaioni
Non abbiamo più le retare, ci resta solo quell’affettuosa scultura, bruttarella e molto realista.
Era un mestiere sedentario, quello, quasi tutto il giorno sulla sedia. Veramente le sedie erano due, la seconda sorreggeva la pesante rete “in costruzione”. Ore di fatica (e meditazione) nella stessa posizione, come oggi chi sta al computer. Ma all’aria aperta, sull’uscio di casa: figli, vicine, parenti e la fetta di strada sotto controllo. Sguardo veloce a cannocchiale, orecchie sempre accese, lingua pronta a far fuoco. Gli unici spostamenti – di centimetri – dipendevano dal sole, dall’ombra, dal vento. Salvo le mani automatiche, la retara stava immobile, come un cobra. Chissà che crampi, la “modella” di Sergiacomi.
Oggi però, anche se più pesante, la nostra retara-scultura va a spasso. S’annoiava, tutti quegli anni vicino alla grossa ancora… Magari le hanno fatto un favore a tirarla più in qua, a portata di negozi, a tener d’occhio le svendite. Ma 7 mesi di cantiere l’hanno sporcata e invecchiata, manco un riparo le hanno messo. Spintoni degli operai, muletti che pericolosamente la sfioravano, schizzi di cemento, rumori, aria sporca per niente di mare. Si dice “le polveri sottili”… Tante volte s’è spazientita, stava per rbbalta’ tutto.
Scusate-il-disagio-stanno-lavorando-anche-per-lei. Hanno deciso che lei doveva stare dall’altra parte - dove proprio oggi l’hanno trascinata - imbocco di via Custoza [quella piena zeppa di tombini che arriva in Piazza Matteotti–Povericristi]. Su uno stupido piedistallo di mattoni, non a pavimento come veniva naturale. Scoooomodo! Si vede che non la conoscono: la retara quando “produce” sta ferma, ma le ‘mmasciate, chi le fa? Lì, di vicino c’ha solo il bar. La retara non va al bar. E poi: butta’ l’acqua, mena’ a li frichi’, agita’ la scopa (mica solo per pulire casa)…ogni volta deve sta’ a cala’ e sùve?
Sul piedistallo proprio no, mica fa la cubista. Anche quella postazione “laterale” non va bene. Già hanno predicato le associazioni, i benpensanti, i sambenedettesi puri, i saggi, gli architetti, i politici. Già redazionali si sono sprecati, filosofeggiando (?) sul CAMBIAMENTO. Mancavano solo consiglio comunale aperto, referendum, primarie…
Rendiamoci conto, la retara c’ha una certa età. Deve pure lei andare in farmacia, in chiesa, dal macellaio, alla bottega, al negozio di mutande, a compra’ lu vi’. Il marito a mmare. I figli da crescere. Se inchiodata fuori piazza, piedistallo o no [ anzi, quello è fuori discussione, non lo vuole] come fa?
Allora, due ruote ce l’avete? La retara vi chiede solo otto rotelle, una per ogni gamba di sedia. Così si sposta comoda per tutta la piazza e oltre. A comando, a orario, come le va. Lei chiama e qualcuno spinge.
La retara mobile. Oggi qui domani là… E tutti contenti.
Però, dannatissimi sampietrini, le toccherà incazzarsi. Come l’inascoltato popolo delle carrozzine.
27.02.’09 PGC