Vasco? Non capisco
(da repubblica.it) Volevo sorprendervi, una volta tanto. E parlare di Vasco Rossi. Si, perchè, francamente, sono sorpreso, profondamente sorpreso, dallo straordinario successo che Vasco Rossi continua ad avere. Sorpreso perchè non mi sembra che, creativamente parlando, Vasco oggi produca canzoni memorabili. Sorpreso perchè non mi sembra che i testi di Vasco degli ultimi anni siano altrettanto interessanti. Insomma, non capisco. Ed è certamente colpa mia.
Quando dico a qualche mio amico, che invece continua a considerare Vasco un “luminare”, che penso che le canzoni recenti del “rocker di Zocca” siano sostanzialmente qualunquiste, vengo preso a parolacce. Eppure non mi sembra di aver detto nulla di straordinario. Il testo di “Il mondo che vorrei” che avete appena ascoltato è sottoscrivibile da chiunque, a qualsiasi latitudine politica appartenga. Quindi, alla fine, non protesta con nessuno e nessuno si sente “colpevole” quando ascolta il brano, che non denuncia alcunchè. Mi si dirà che Vasco canzoni di denuncia non ne ha mai fatte, ed è vero, si è tenuto alla larga dalla politica con singolare perfezione nel corso degli anni, continuando ad “interpretare i sentimenti dei giovani”, o di quelli che pian piano diventavano adulti assieme a lui, senza sbilanciarsi mai più del dovuto. Okay, però pur senza toccare la politica Vasco, agli albori della sua luminosa carriera si era sbilanciato eccome.
Aggiungeteci “siamo solo noi” ed è ovvia, a mio parere, la distanza dal Vasco odierno è tale da rendere difficile qualsiasi paragone. Certo, io parto prevenuto, il Vasco di oggi non mi piace, il Vasco di ieri mi piaceva un po’, forse in fondo non l’ho mai capito né apprezzato, ma dovete ammettere che è difficile oggi comprendere il “perchè” di fondo di questo incredibile, inossidabile, inarrestabile successo. Non è basato solo su quello “che era”, è un successo solido e contemporaneo, non paragonabile a quello di nessun altro dalle nostre parti. Forse una chiave di lettura possibile è che, nel bene e nel male, Vasco continua a interpretare un sentimento, vero e presente, quello dell’inadeguatezza, mutata nei colori e nelle atmosfere, rispetto al mondo che lo (ci) circonda. Inadeguatezza espressiva, sentimentale, politica. Che spesso, forse, si risolve in un ribellismo “qualunquista” che rifiuta tutto in generale e naviga al livello del buon senso comune. E tanto basta, in un’Italia che nel cinema e nella letteratura prova a raccontarsi (Gomorra, libro e film, Il divo, Tutta la vita davanti, e via discorrendo), ma che con la canzone non ci riesce molto.
Ernesto Assante
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