La “munnezza” e l’oro di Napoli
Napoli siamo noi.
Napoli è l'Italia mascherata di perbenismo e spirito di solidarietà.
Napoli è notizia originale in prima pagina. Quando serve.
Napoli è Maradona e pizza margherita. E' folklore.
Napoli è "la munnezza" che si insinua come coltello nel burro tra le strade e le persone e nelle coscienze.
Napoli è il turista derubato, Forcella che ti scambia lo stereo con un mattone.
Napoli ora è tutto questo. Sbattuta in prima pagina, perfino nei Tg asiatici. Perchè il problema della "munnezza" è una notizia originale, un evento storico, oserei dire epocale. E' un’emergenza, così è stata definita. Peccato che il problema esiste e persiste a Napoli e in Campania da circa 15 anni. Ma Napoli è anche l'Italia che trasforma eventi in emergenze. Per ovvie ragioni di tornaconto. Ecco la tragedia e via con la pioggia di finanziamenti, di specialisti e commissari straordinari che si insediano ma non risolvono. La pioggia dovrebbe cadere ma per spegnere la falsità e l'indifferenza ancor prima della "munnezza" che brucia. Rifiuti che bruciano e che intasano strade e vicoli che un tempo furono luogo di ristoro dei vari Leopardi, Croce, dei Borboni. Masse di rifiuti che ardono, fanno male, sono come aghi nelle vene. Da anni non da ieri. E allora ciò che nuoce ancor più, è l'odore tanto dei rifiuti quanto di chi chiude gli occhi e si tappa il naso. Facendo finta di non vedere e non sentire. Ma siamo - come sempre - alle solite. Il problema della "munnezza" è di Napoli come dell'intera regione Campania, da tempo rinchiusi nel vertiginoso circolo dell'oblio che, ovviamente, trasforma piccole scintille in ardenti vampate difficile da controllare, a volte impossibili da domare. Il problema è italiano, anche perchè italiana è la tradizione di rimandare, far finta di nulla, lasciare che la scintilla rimanga tale. Certo è che la questione deve essere risolta, ma è solo una delle tante facce di una multiforme medaglia che impone una riflessione seria e globale che vada a toccare le pecche di certa classe politica-dirigente nonché le falle di un tessuto sociale incancrenito da loschi ed incivili interessi. Perchè è solo così che si può togliere la "munnezza" dalle strade. E non solo. Solo così l'oro di Napoli tornerà a splendere.
Napoli sono soprattutto i napoletani, quelli che praticano l’arte dell’arrangiarsi. Sempre e comunque. E poi si scende in strada a protestare, ma contro chi? O cosa? Lo Stato ed i politici, l’obiettivo da sempre prescelto. Ma perché ogni tanto non farsi anche un esame di coscienza, un’autoanalisi su ciò che si è e si fa nella quotidianità? Ci sono certo istituzioni e personaggi che sbagliano o percorrono strade insulse, ma non esistono sovrastrutture che possano impedire al singolo di agire per il bene comune, o quantomeno di avere un senso comune del bene comune. Virtù che forse manca. Tanto al politico quanto al singolo cittadino comune. Lamentarsi è facile ma porta a poco, costruire è difficile ma necessario.
Ma Napoli è anche Totò, De Filippo, Marotta, Cortese e Cardarelli.
Napoli è l'Italia di speranze spesso deluse, di aspettative infrante, di un miraggio chiamato cambiamento.
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