Riscopriamo: “Madonna che silenzio c’è stasera”
Mi è venuta la curiosità di rivedere il film dopo essermi imbattuto in Francesco Nuti, qualche sera fa, che entrava in una discoteca alle due di notte, quasi irriconoscibile con gli occhiali da sole e un cappellino che gli coprivano il viso. Perché un conto è sentir parlare di un uomo sofferente e un conto è trovarselo faccia a faccia. E allora sono andato a ripescare il suo primo film, che non vedevo da almeno quindici anni – perché in tv non ricominciano a passare i film di Nuti? - Madonna che silenzio c’è stasera, che da ragazzino, a quanto mi sembrava di ricordare, mi piaceva molto.
Regia di Maurizio Ponti, sceneggiatura di Francesco Nuti ed Elvio Porta, Madonna che silenzio c’è stasera ha per protagonista un giovane senza troppe qualità (Francesco) che gira a piedi per la sua città (Prato) alla ricerca di un lavoro. Il film segue Francesco lungo un’intera giornata, dal driiin della sveglia al momento di tornare a letto. Col pensiero della sua ex ragazza che lo perseguita e l’assillo di una madre possessiva che lo vorrebbe a casa con lei, il giovane cammina per strada e si imbatte in personaggi strampalati ad ogni angolo, tra i quali il Magnifico, il barista Novello e Filippo, un ragazzino armato di pistola.
Il clima surreale del film schizza verso il cabaret durante i monologhi di Nuti, alcuni indimenticabili («Mi ha lasciato, ma l’ho deciso io, le ho detto lasciami e lei mi ha lasciato. Ma l’ho deciso io»), in un crescendo che raggiunge il suo apice nella scena cult del film nonché uno dei momenti più esilaranti della commedia di quegli anni, l’esibizione al festival dei dilettanti. Francesco partecipa contro la propria volontà, assiste prima alle prove disastrose dei presunti artisti che lo precedono e che vengono fatti bersaglio di ortaggi dal pubblico, poi sale sul palco armato di chitarra ed intona la celeberrima Puppe a pera («Alta… bella… bionda… alta bella bionda… occhi… celesti… puppe a pera… tu hai le puppe a pera… tu hai le puppe a pera pera pera pera pera… puppe a pera…»), con una faccia che è tutto un programma.
Il maggior pregio di Nuti non è mai stata l’originalità, se è vero che all’epoca degli esordi lo accusavano di voler trovare la via del successo facendo di se stesso un ibrido tra Troisi e Benigni, e ora lo chiamano in causa per attribuire i natali della comicità toscana lieve alla Pieraccioni. Il film ha il suo punto forte nella tenerezza del personaggio, nella sua infantilità e, perché no, nella sua bontà d’animo. In maniera neanche troppo velata, Nuti e Ponti mettono in luce la solitudine patita da certi giovani di provincia, spesso senza arte né parte, mollati dalla propria donna, senza amici, sempre pronti ad immaginare e poi a rimandare il suicidio. Ma il loro merito è di non abbandonare mai un registro leggero. Questo diviene importante soprattutto nel sottotesto ambientato nelle fabbriche tessili pratesi, dove i telai sono i mostri e gli operai sono sordi e con le dita mozzate. Esperimento interessante di critica sociale velata di dolcezza. Di mezzo c’è il ricordo del padre scomparso ventitre anni prima, fuggito in Perù per sottrarsi al mostro. A Francesco viene affidato un telaio nel quale il mostro non tarderà ad impersonarsi, in una scena molto divertente in cui l’operaio ingaggia una lotta con la macchina che risponde ai calci con fiamme e lanci di oggetti. Col lavoro non si riesce a ricavare una lira però, sembra che il lavoro in fabbrica non sia altro che un modo per farsi amputare le dita. Sarà soltanto con la vittoria al festival dei dilettanti che Francesco riuscirà ad ottenere dei soldi. Un assegno da cinquantamila lire che nelle intenzioni deve servire per andarsene in Perù (perché nella vita ci sono solo tre possibilità: «o vai in Perù, o sposti la Chiesa o vinci al totocalcio») ma che finisce in mano ad una giovane prostituta, con la quale peraltro non conclude nulla. Proprio quando tutto sembra volgere al peggio, il film finisce, mantenendo però la porta aperta alla speranza: prima di addormentarsi Francesco risponde al telefono ed è Maria, la sua ex ragazza.
Dopo Madonna che silenzio c’è stasera per Nuti c’è stato il grande successo, le tante conquiste femminili, una partecipazione al Festival di Sanremo, poi la caduta, inesorabile, i flop, i problemi di salute. Il personaggio Nuti può piacere o non piacere, ad ognuno la sua opinione, ma, anche e soprattutto per i detrattori, sarebbe un peccato non riscoprire questo primo piccolo e delicato film.
Francesco Nuti è nato a Prato il 17 maggio 1955. E’ attore, regista e sceneggiatore. Regista: Tutta colpa del paradiso (1985) Casablanca, Casablanca (1985) Stregati (1987) Caruso Pascoski di padre polacco (1988) Willy signori e vengo da lontano (1990) Donne con le gonne (1991) OcchioPinocchio (1994) Il Signor Quindicipalle (1998) Io amo Andrea (2000) Caruso, zero in condotta (2001) Sceneggiatore: Madonna che silenzio c’è stasera (1982) Io, Chiara e lo scuro (1982) Tutta colpa del paradiso (1985) Casablanca, Casablanca (1985) Stregati (1987) Caruso Pascoski di padre polacco (1988) Willy signori e vengo da lontano (1990) Donne con le gonne (1991) OcchioPinocchio (1994) Il Signor Quindicipalle (1998) Io amo Andrea (2000) Caruso, zero in condotta (2001) Attore: Madonna che silenzio c’è stasera (1982) Io, Chiara e lo scuro (1982) Ad ovest di paperino (1982) Son contento (1982) Tutta colpa del paradiso (1985) Casablanca, Casablanca (1985) Stregati (1987) Caruso Pascoski di padre polacco (1988) Willy signori e vengo da lontano (1990) Donne con le gonne (1991) OcchioPinocchio (1994) Il Signor Quindicipalle (1998) Io amo Andrea (2000) Caruso, zero in condotta (2001)
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