Intervento del 22 Marzo 2007 in occasione presnetazione del libro di Giuseppe Lo Bianco e Sandra Rizza-Università di Firenze-Facoltà di Architettura
(Ringraziamenti)
State pur certi che io vi parlerò, a nome di tutti noi, di 41 bis, di che cosa potrei parlare se non di quello?
Del resto la revoca del 41 bis fa parte di “un gioco più che grande”, giusto per trovare un collegamento con il tema di oggi: il libro su Provenzano del quale vi parlerà l’autore. Siamo capitati in un gioco più che grande perché qualcuno deve aver assunto un impegno con la mafia, promettendo di revocare, costi quel che costi, il 41 bis sia perché odiato da tutti i boss strangolati dal regime di carcere duro dopo le stragi di Capaci e di via D’Amelio, sia per fare un favore a se stessi, visto che altrimenti la mafia li avrebbe uccisi o avrebbe fatto in modo di svelare la verità sul movente. Un movente che va ricercato sicuramente “ in un gioco più grande” che va oltre il 41 bis che é un interesse esclusivamente mafioso e non certo dei “mandanti esterni alla mafia per le stragi del 1993”. Ma lasciamo ai tecnici queste argomentazioni, ne susseguiranno di validi dopo di me ed esporranno le loro argomentazioni sulla base di elementi più che comprovati.
Noi siamo le vittime delle stragi del 1993 e la nostra sofferenza permane da allora, continuiamo a subire come sempre, ma come sempre diciamo la nostra e questa volta con toni più alti. Con i toni di chi non ne può più, di chi è esasperato dal buonismo tutto italiano grazie al quale si finisce con il giustificare anche i criminali più efferati, in nome di una democrazia che fa acqua da tutte le parti visto che le sue stesse leggi finiscono in modo perverso per favorire i rei di eversione.
Il quotidiano il Firenze, che tra l’altro ha pubblicato nei giorni scorsi un’interessante intervista dell’Avvocato Ammannato, quando le nostre proteste sulle revoche del 41 bis si sono fatte più forti ha titolato “Sangue Amaro”.
E’ vero, abbiamo bevuto fiele.
Abbiamo saputo che anche Salvatore Benigno non è più a 41 bis e ancora nessuno ci ha detto in quale carcere sia e quale Tribunale di sorveglianza ha richiesto la revoca. Abbiamo scritto al DAP dipartimento amministrazione penitenziaria, ma non ci risponde. Abbiamo saputo che non solo il Tribunale di Sorveglianza di Torino ha revocato il 41 bis a Lo Nigro Cosimo e la Procura Generale di Torino non è ricorsa in Cassazione, ma la stessa Procura di Firenze ammette che in fondo se dopo 4 anni Cosimo Lo Nigro e Salvatore Benigno non hanno più avuto contatti con l’esterno, devono tornare ad una forma di carcere normale perché questa è la norma.
Premesso che è una norma che ci fa schifo, che chi può deve prodigarsi per farla cambiare a breve, che noi lo abbiamo già chiesto e che fino a ieri solo il Procuratore Grasso aveva dichiarato che serviva una nuova legge. In queste ore anche il Direttore del Dap si è espresso in tal senso con una nota di agenzia che abbiamo accolto con piacere. In questo momento però se tutto non avverrà repentinamente non possiamo fare altro che trovare all’interno della norma stessa uno spiraglio per aggirarla, oppure darci da fare per modificarla.
Abbiamo cominciato giusto con il coinvolgere il Ministro delle Giustizia con una interpellanza parlamentare ben articolata supportata dalla Senatrice Sabina Rossa, figlia di Guido Rossa, nella quale si fa anche menzione della Risoluzione presentata per noi dal consiglio comunale di Firenze: speriamo in una risposta nel giro di due mesi. Abbiamo inoltre scritto tre istanze alle rispettive procure di Firenze, Palermo e Caltanissetta, proprio perché il Ministro Mastella ad esse si è rivolto per aver lumi sullo stato della situazione carceraria relativa a Cosimo Lo Nigro e Salvatore Benigno.
Se non troveremo spazi fra le pieghe di una norma che sembrava voler fermare i proclami di Bagarella e gli striscioni negli stadi contro il 41 bis, ebbene passeremo alle minacce che vi assicuro, se necessario, si concretizzeranno.Del resto anche la mafia ha messo in atto le sue minacce. Dopo una negoziazione fallita riguardo lo scambio tra opere d’arte in possesso di cosa nostra e il trasferimento da 41 bis all’ospedale per i vecchi boss come Brusca, Gioè, uomo di “cosa nostra”, disse a Bellini - soggetto sembra legato ai servizi segreti, mediatore fra mafia e un certo tipo di Stato, come si definiva lui - “cosa direbbero se gli facessimo saltare la Torre di Pisa?”. Poi invece fecero saltare La Torre de’Pulci a Firenze, le chiese care al Papa a Roma e il padiglione di arte moderna a Milano.
La nostra minaccia potrebbe suonare più o meno così: “Cosa ne direste se noi ed i nostri feriti ci piazzassimo ad oltranza sotto la Torre de’ Pulci, in Via dei Georgofili, con le foto dei nostri morti, vicino a quella secolare pianta di ulivo, raccontando a quanti passano di lì quello che ci stanno facendo dopo averci massacrato e facendo giungere le nostre voci fino in Piazza della Signoria?”
Spiegheremo che non ci garantiscono la certezza della pena per esseri spregevoli che hanno gettato, per conto di altri, il paese verso una deriva eversiva ancora oggi senza ritorno e che non garantiscono l’isolamento dal mondo esterno per soggetti pericolosissimi che fanno finta di non essere più mafiosi ma lo sono fino al midollo, visto che nell’attentato di Firenze del 27 Maggio 1993 Cosimo lo Nigro ha partecipato in prima persona e si è acceso spavaldamente un sigaro prima di massacrare Nadia e Caterina Nencioni e bruciare vivo Dario Capolicchio. Naturalmente vi possiamo assicurare che noi chiederemo i permessi alla Questura, perché noi la Legge la sappiamo rispettare, ma quando fa acqua da tutte le parti, quando non rispetta la dignità dei nostri parenti uccisi allora la legge va cambiata.
Del resto la maggior parte di Voi non c’era, ma noi sì. Eravamo tutti nell’aula bunker di Firenze quel 6 Giugno 1998, quando la sentenza di primo grado condannò 16 soggetti all’ergastolo per le stragi del 1993 e lo Stato, tronfio per quanto ottenuto e perché l’immane fatica compiuta da Procuratore Gabriele Chelazzi riusciva finalmente a consegnare nelle mani della giustizia 16 pericolosissimi assassini stragisti, sprizzava felicità da tutti i pori. Anche noi eravamo felici, piangevamo dalla gioia, non ci interessavano neppure le cifre delle provvisionali decise dal processo penale per le parti civili, sbandierate dai media come se ci avessero riempito d’oro mentre, in realtà, le cifre da capogiro sono andate al Comune di Firenze e alla Accademia dei Georgofili. A noi rimasero solo le briciole, ma non ci importava, giustizia era stata fatta. All’ergastolo i 16 mafiosi rei di strage: mai ci sarebbe stata una fine alla pena per gli stragisti di via dei Georgofili, per i terroristi eversivi più pericolosi in quanto mafiosi.
Balle!
Cosimo Lo Nigro gode già di numerosi provvedimenti di liberazione anticipata, così recita l’ordinanza del Tribunale di Sorveglianza di Torino. L’ergastolo è già superato. Non è più a 41 bis dopo solo 14 anni perché così vuole la legge.
Combatteremo contro questa legge fintanto che Cosimo lo Nigro e Salvatore Benigno non ritorneranno al 41 bis e fintanto che non saranno rese nulle tutte quelle domande che i mafiosi rei della strage di Firenze hanno già inoltrato alle istituzioni attraverso i loro avvocati perché sia revocato loro il 41 bis.
“Stiamo combattendo il nemico sbagliato?” così hanno detto in questi giorni gli avvocati del collegio di difesa della mafia all’epoca del processo. Così non riusciremo ad avere la verità? Non è così, se la mafia stragista resterà a 41 bis avrà due soluzioni, o parlerà, collaborerà e aiuterà a far arrestare e processare i “mandanti esterni a cosa nostra”, o resterà in isolamento e non potrà più fare affari e delitti dal carcere.
A noi andrà bene in ogni modo.
La verità sui mandanti esterni a “cosa nostra”, del resto, può giungere a noi anche per altra via: sarà sufficiente far cessare le vergognose trattative fra mafia e politica che si rinnovano di legislazione in legislazione e va da se che la verità sarà scritta sulla carta bollata.
Siamo vendicativi, in quanto vittime e quindi degni di comprensione?
Questi ragionamenti li rimandiamo ai mittenti. A coloro che hanno voce in Parlamento e proprio perché l’hanno loro, a noi è negata. Questo perché in questa tornata elettorale noi non li abbiamo neppure eletti; ci sono andati per volontà di altri come loro, con gli stessi obiettivi: abolire il 41 bis per la mafia stragista, continuare con la stessa a fare affari e garantire il riserbo assoluto sui nomi dei mandanti esterni alla mafia per le stragi del 1993. Perché, piaccia o no, il vero problema di questo Paese, noi crediamo, sia l’individuazione dei “mandanti esterni alla mafia per le stragi del 1993”.
Poi ci sarà pure il terrorismo globalizzato che ha sancito che il “male comune è mezzo gaudio”, ma intanto coloro che hanno chiesto a Riina e a Matteo Messina Denaro, con il beneplacito di Provenzano, di fare qualcosa per risolvere i loro problemi e quelli dei loro complici, che non erano di certo il 41 bis, (non siamo così ingenui, quello era un problema tutto di “cosa nostra”), spingendo i due boss a piazzare 250 chili di tritolo sotto la Torre de’Pulci, ebbene codesti soggetti vivono in Italia e non vogliono vedere il loro nome con scritto vicino STRAGISTA. Per questo sono disposti a trattare ad oltranza all’ombra del ricatto, perché, vedete, di non chiaro in questa sporca faccenda delle stragi del 1993, non c’è più nulla. L’unico lato oscuro è capire il perché coloro che vogliono dare ad intendere di non esserci dentro, poi continuano anch’essi a coprire, mediare e trattare.
E proprio sulla scia di questo ultimo pensiero, voglio precisare una cosa: non so quanti di voi abbiano potuto seguire la nostra battaglia di questo ultimo periodo sul caso 41bis Lo Nigro Benigno, però vi dico che un certo effetto lo abbiamo sortito perché, ne sono certa, - il Consiglio Comunale di Firenze è stato stimolato a promuovere una risoluzione;
- noti membri della politica che conta hanno firmato la mozione della Sabina Rossa;
- abbiamo partecipato al programma di Rai Tre “Cominciamo bene “ nel quale era presente l’Onorevole Lumia, Vice Presidente della Commissione Antimafia che ci ha assicurato che la settimana successiva la commissione stessa avrebbe sentito il Ministro Mastella.
- Da sottolineare che l’Onorevole Forgione, Presidente della Commissione Antimafia, il quale ha sempre attaccato il regime imposto dal 41 bis ha ammesso, in una puntata della trasmissione Radio anch’io, alla quale abbiamo partecipato anche noi, che il “carcere duro” è indispensabile per tagliare i ponti con l’esterno.
- Il Ministro Mastella ha firmato un decreto contro la mafia, un decreto che ha rimandato il boss Antonio Madonia a 41 bis dopo che la Procura di Palermo ha ravvisato le condizioni per farlo rientrare ad un regime di carcere restrittivo. E’ stato inevitabile però, da parte nostra, domandarci perchè questo intervento ha interessato solo Madonia e non anche Lo Nigro e Benigno visto che i due uomini di “cosa nostra” hanno eseguito la strage di Firenze e tutte quelle del 1993 proprio perché fosse abolito il 41 bis?
- Và considerato inoltre che l’On.le Sergio D’Elia ponendo in Parlamento un “question time” chiarissimo, ha chiesto di buttare via il regime di 41 bis in quanto indegno di un paese civile, dimenticandosi di essere cittadino e membro di un Paese e di un Palazzo nel quale “cosa nostra” regna e impera.
Insomma qualche effetto lo abbiamo sortito, ma la politica, e questo, visto che non siamo ingenui, lo abbiamo capito, può darsi che con tutte le azioni di cui sopra, a noi vittime dei Georgofili abbia voluto immediatamente cavalcarci sedando così tutti i nostri interventi e ad oggi in realtà nulla è successo, tranne l’ansa delle ultime ore da parte del Direttore del DAP sulla scia della quale vogliamo bene sperare.
Sappiamo bene che la politica spesso crea alleanze con la mafia e quando le vittime scalfiscono il sistema mafioso, o attacca con interventi mirati anche in Parlamento o fa finta di stare dalla parte delle vittime salvo rientrare nel proprio guscio come le lumache.E noi di lumache che stanno sempre rintanate ed escono solo quando piove siamo stufi. Qua nessuno è fesso e staremo attenti soprattutto che una eventuale nuova legge “garantisca” il 41 bis e l’ergastolo a vita a mafiosi stragisti vecchi e nuovi.
Giovanna Maggiani Chelli
Vice Presidente – Portavoce
Associazione tra i familiari delle vittime della strage di via dei Georgofili