Pubblicata oggi sulla rivista Current Biology una ricerca del docente Unicam Franco Rollo
Camerino, 30 ottobre 2008 – Sono stati pubblicati oggi dalla prestigiosa rivista Current Biology, i risultati di una ricerca internazionale sul tema "The Complete Mitochondrial Genome Sequence of the Tyrolean Iceman", coordinata dal prof. Franco Rollo, antropologo molecolare dell’Università di Camerino. protagonista della ricerca è Öetzi, la mummia di Similaun.
A 17 anni dalla scoperta, infatti, Öetzi non finisce di stupire. Il cacciatore-pastore di 5000 anni fa, il cui corpo mummificato fu ritrovato in un ghiacciaio alpino il 19 settembre 1991, ha ancora segreti da svelare.
L’équipe del prof. Rollo, composta da specialisti dell’Istituto di Tecnologie biomediche del CNR e dell’Institute of Integrative and Comparative Biology dell’Università di Leeds, oltre che da quattro suoi collaboratori della sezione di Archeo-antropologia molecolare, ha determinato la sequenza completa del DNA mitocondriale della mummia. Ha poi paragonato la sequenza con quella dei moderni europei ed ha trovato che, dal punto di vista genetico, Öetzi rappresenta un gruppo a parte.
Abbiamo chiesto al professore di spiegare il senso della sua scoperta.
Professor Rollo, cos’è il DNA mitocondriale ?
“Si tratta di una parte del patrimonio genetico della cellula, e dunque dell’individuo, che, a differenza di quello contenuto all’interno del nucleo, che si rimescola in continuazione, viene trasmesso inalterato per via materna, cioè dalle madri ai figli, attraverso le generazioni”.
Cosa ci permette di comprendere lo studio del DNA mitocondriale dell’uomo ?
“Il DNA mitocondriale è una chiave importantissima per comprendere l’evoluzione dell’uomo e le migrazioni dei popoli nel corso dei millenni”. Per fare un esempio, la popolazione europea attuale è composta da una varietà di tipi genetici mitocondriali, il termine tecnico è aplogruppi, la cui distribuzione e localizzazione geografica riflette migrazioni avvenute nel neolitico o addirittura nel paleolitico superiore, quindi decine di migliaia di anni fa”.
E’ difficile ricostruire la sequenza completa del DNA mitocondriale di un uomo preistorico ?
“Alquanto. E’ un lavoro che richiede pazienza certosina e un’infinità di precauzioni, oltre alla disponibilità di apparecchiature molto sofisticate. Per dare un’idea della difficoltà posso dire che al momento attuale disponiamo, su scala globale, di diverse migliaia di sequenze mitocondriali complete moderne, ma solo di tre sequenze di individui preistorici, una delle quali è la nostra”.
In che senso sostenete che Öetzi rappresenta un gruppo a parte ?
“Ci siamo accorti che la sequenza del DNA della mummia corrisponde solo in parte a quella degli europei moderni. La cosa, di per sé, sarebbe interessante, ma non eccezionale, in quanto ognuno di noi presenta piccole differenze rispetto agli altri nel proprio patrimonio genetico. Tuttavia, attraverso confronti ed elaborazioni molto approfondite, abbiamo scoperto che Öetzi è, per così dire, il rappresentante di un gruppo di donne e di uomini che, nella preistoria, hanno portato per migliaia di anni un determinato tipo di DNA mitocondriale. Questo gruppo è estinto o, comunque, è diventato straordinariamente esiguo”.
Quando si è estinto ?
“Non lo possiamo sapere, sicuramente in un qualche momento dei 5000 anni che ci separano dal tardo neolitico, l’epoca in cui visse l’Uomo dei ghiacci.
Negli anni ‘90 i giornali inglesi parlarono di una signora, di origine irlandese, che, secondo uno studio dell’Università di Oxford sarebbe stata la diretta discendente della mummia, o, se ho ben capito, della madre e della nonna della mummia. Come si concilia questo con i vostri risultati ?
“Conosco bene la vicenda. Proprio uno dei membri della nostra équipe, il professor Martin Richards, dell’Università di Leeds partecipò alla ricerca. A quell’epoca lo studio del DNA mitocondriale nelle popolazioni umane era ancora ai primordi. La corrispondenza tra la donna e la mummia fu individuata sulla base di un’esigua porzione della sequenza. In base alle conoscenze di allora era legittimo aspettarsi che ci fossero in Europa molti “nipotini”di Öetzi. Sappiamo ora che non è così”.
I nipoti mancati resteranno delusi.
“Temo proprio di si”.