Lo sapevate che nella famigerata puntata di "Anno zero", Il sig. Mastella aveva preteso e OTTENUTO che Marco Travaglio non gli rivolgesse parola e domande?Leggete l’articolo che segue
Mai devi domandare
di Antonio Padellaro
In televisione, come del resto in molte circostanze della vita, chi scappa non fa una bella figura ma se Clemente Mastella, ministro estroverso e democristiano di lungo corso ha deciso, l´altra sera, di abbandonare precipitosamente lo studio di Michele Santoro avrà avuto le sue buone ragioni. Magari sottrarsi al clima torrido della puntata tutta incentrata sui Dico e sui diritti negati dei gay, anche se a quanto sembra tutto era stato concordato con il suo staff fino nei minimi particolari (compreso il fatto, incredibile, che mai il terribile Marco Travaglio avrebbe dovuto rivolgergli la parola). Oppure che Mastella se ne sia andato sentendosi troppo pressato, lui fiero avversario dei patti di convivenza civile, dall´inconfutabile argomento che i pacs ci sono in tutta Europa. Può anche darsi che abbia considerato poco consona con la sua dignità di ministro, di cattolico, di beniamino delle gerarchie vaticane e di segretario dell´Udeur la visione di alcuni immagini piuttosto hard riproposte con il reportage sul Gay Pride di sette anni fa (firmato dai bravi Giovanna Botteri e Corrado Formigli); e che abbia deciso di tagliare corto approfittando di una tutto sommato innocente battuta di Vauro («sapevo che eravamo una trasmissione comunista ora siamo una trasmissione di froci»). È possibile, infine, che sul momento, sommate tutte queste cose, il ministro abbia pensato di giocare una sua partita politica contando sulla solidarietà (che infatti ha ricevuto) del vasto arco trasversale dei nemici di Santoro e dei nemici dei Dico. Quanto ai telespettatori di Annozero (cifra record di oltre 3 milioni) pensiamo che non abbiano gradito: soprattutto quelli, diciamo così, più benpensanti che davanti ai baci appassionati di ragazzi a torso nudo si sarebbero aspettati qualcosa di più vigoroso di una fuga.
L´episodio, destinato ad esaurirsi come mille altri del genere con una coda di polemiche Rai, e intorno alla Rai, segnala tuttavia anche lo sfogo del temerario conduttore.
Il quale, mentre Mastella usciva dalla comune, così prorompeva tra gli applausi del pubblico: «In questo paese l´arroganza della politica è diventata insopportabile, dovete abituarvi a parlare con la gente».
A parte quel tanto di popolare (e quindi di demagogico) che accompagna ogni accusa rivolta ai politici, sulla incapacità degli stessi a «parlare con la gente» è difficile non essere d´accordo. Del resto, quante volte abbiamo sentito levarsi dai governi, di destra e di sinistra, sofferte autocritiche sulla cattiva comunicazione con i cittadini come causa della conseguente caduta di popolarità? Qui il caso è diverso, visto che Mastella ad un certo punto ha smesso proprio di comunicare, ma le domande di fondo restano le stesse. Come mai, per esempio, un uso così mediocre della parola da parte di persone che nella parola hanno investito carriere e speranze di successo? E poi, che senso ha maltrattare continuamente quella "Polis" che li ha battezzati e che rappresenta la loro stessa ragione sociale? Senza avventurarci in questioni complesse che riguardano la crisi stessa della rappresentanza politica, due sono le possibili risposte che ci vengono in mente.
La prima riguarda noi giornalisti e le pessime abitudini che abbiamo consentito diventassero norma. Basti accennare all´uso a dir poco inflazionato delle interviste, genere che la mitica stampa anglosassone usa con assoluta parsimonia e solo per testimonianze veramente eccezionali. Ma che qui da noi spesso e volentieri si trasformano in paginate stese come un tappeto e dal contenuto raramente memorabile. Questo approccio per così dire simpatetico adagia gli uomini di potere dentro comode certezze e li fa sentire così al sicuro che se, come l´altra sera, un giornalista poco ben disposto ma che conosce il suo mestiere prova ad insistere con delle domande non omologate, apriti cielo. Siamo alla lesa maestà e, nella casta, il coro del come si permette subito si alza in modo da scongiurare altre inaccettabili intemperanze.
Ma c´è un´altra domanda e riguarda coloro che fanno politica al più alto livello e con responsabilità di governo. Quale convenienza hanno a farsi impacchettare dentro una confezione giornalistica prefabbricata e insipida? Forse farebbero bene a ristudiare la lezione del primo Tony Blair (non il secondo che imbavaglia la BBC) quando andava a cercarsi le platee più difficili e le contestazioni più dure perché diceva: a convincere chi è già convinto sono buoni tutti.
Onorevole Mastella, ci creda, noi che pure non condividiamo la sua linea sui Dico avremmo, come tanti, preferito ascoltare i suoi argomenti e le sue ragioni, vederla battersi con passione per ciò in cui ella crede, piuttosto che assistere a quella brutta andata via sbattendo la porta.
apadellaro@unita.it
Pubblicato il: 10.03.07
Modificato il: 10.03.07 alle ore 9.17