Il fenomeno mobbing, vecchio come il mondo, ci ha colto di sorpresa:
nel 1997 era ancora un problema sommerso e poco conosciuto. Quale
materia multidisciplinare coinvolge: politici, medici, psicologi, sociologi,
giuristi, esperti sindacali, ecc.
ORIGINE DELL TERMINE MOBBING
Nasce dal verbo inglese “to mob” (attaccare) ed è stato usato per la prima
volta dall’etologo Konrad Lorenz, per individuare il comportamento di
alcuni animali della stessa specie che si coalizzano contro un membro
del gruppo attaccandolo, emarginandolo e provocandone, nei casi peggiori,
la morte. È stato poi utilizzato da Heinz Leymann, il primo e più
autorevole studioso del fenomeno, per indicare tutti quei comportamenti
di vero e proprio terrorismo psicologico posti in essere nell’ambiente di
lavoro da superiori o subalterni (mobbing verticale), o dai colleghi di
lavoro (mobbing orizzontale), con chiari intenti discriminatori finalizzati
ad emarginare progressivamente un lavoratore per indurlo alle dimissioni
o facilitarne il licenziamento.
MOBBING
Al fenomeno mobbing sono state date più definizioni una delle più conosciute
è la seguente:
Il mobbing è comunemente definito come una forma di molestia o violenza
psicologica esercitata quasi sempre con intenzionalità lesiva, ripetuta
in modo iterativo, con modalità polimorfe; l’azione persecutoria
è intrapresa per un periodo determinato, arbitrariamente stabilito in almeno
sei mesi sulla base dei primi rilievi svedesi, ma con ampia variabilità
dipendente dalle modalità di attuazione e dai tratti della personalità
dei soggetti, con la finalità o la conseguenza dell’estromissione del soggetto
da quel posto di lavoro. (R. Gilioli; M. G. Cassitto)
Si ricorre al mobbing, cioè a velati atteggiamenti persecutori messi in
atto tramite azioni lesive occultate dietro una facciata spesso addirittura
cordiale, affinché la vittima compia errori. Ciò giustificherà condotte
quali: il dequalificarla, isolarla, sottrarle dei benefit, ecc. La conseguenza
sarà l’inevitabile danno alle condizioni psicofisiche del perseguitato arrivando
così alle sue spontanee dimissioni o ad un “giusto e giustificato”
licenziamento. Morale: il persecutore avrà raggiunto il suo scopo “togliendo
di mezzo” la vittima che uscirà dalla storia con una condizione
fisica e sociale a pezzi conclusa a volte con il suicidio.
Attenzione! Il mobbing non è una malattia ma può esserne la causa.
Le fasi del mobbing (modello di Heinz Leymann):
1ª Fase: conflitto quotidiano (conflittualità persistente sotto apparente
normalità).
2ª Fase: inizio del mobbing e del terrorismo psicologico (attacchi alla
vittima, nelle relazioni sociali, nella comunicazione, nella professione,
nella salute).
3ª Fase: errori e abusi anche non legali della direzione del personale
(trasferimenti, richiami ingiustificati, demansionamento).
4ª Fase: esclusione dal mondo del lavoro (sintomi ossessivi, malattie
psicosomatiche, dimissioni prepensionamento, licenziamento).
Heinz Leymann, basandosi sull’osservazione di casi concreti, ha identificato
45 forme di comportamenti mobbizzanti suddivisi in 5 gruppi:
✓ attacchi alla comunicazione;
✓ attacchi ai rapporti sociali;
✓ attacchi alla posizione sociale;
✓ attacchi alla qualità della vita;
✓ attacchi alla salute.
Leggi tutto su:
- opuscolo Inas Cisl “Guida al mobbing, prevenzione e tutela” (formato PDF, 680 kB).