La Palestina di Enrico / 17
Nella tragica situazione dei territori occupati anche i palestinesi hanno le loro responsabilità
Queste righe non saranno celebratorie delle virtù del popolo palestinese, ma devo essere onesto con me stesso e con i lettori che mi accompagnano in questo viaggio.
La società palestinese, negli ultimi 15 anni, è arrivata quasi al collasso, lacerata da conflitti e faide interni, spossata e spolpata dopo 41 anni di occupazione militare israeliana e 15 tremendi anni di "colloqui di pace". Israele è riuscito perfettamente nel “divide et impera”.
Ricordate i famosi Accordi di Oslo? Le strette di mano tra Arafat e Rabin a Camp David? Era il 1993, l´Organizzazione per la Liberazione della Palestina riconosceva lo Stato di Israele, rinunciava alla lotta armata, si impegnava a raggiungere compromessi per arrivare ad una soluzione del conflitto. Ebbene, dopo 15 anni, cosa è cambiato? Molto, e tutto in peggio. Nei dieci anni seguenti il numero dei coloni israeliani in Cisgiordania è raddoppiato, l'occupazione militare e le restrizioni sul movimento dei palestinesi si sono rafforzati, il Muro di Separazione isola le comunità e annette circa il 10% della Cisgiordania. Continuano gli arresti, la demolizione delle case, lo sradicamento degli alberi, la confisca delle terre e il furto delle risorse agricole ed idriche palestinesi.
C'è però un elemento di novità in questo quadro nero, l'Autorità Palestinese, questa specie di finto governo di uno Stato che non esiste, se non nelle riserve (i principali agglomerati urbani) dove sono stati rinchiusi i palestinesi. Una classe dirigente corrotta e arricchitasi proprio grazie all'occupazione israeliana, che vuole mantenere lo status quo. Una polizia e una specie di mini-esercito creato per fare il lavoro sporco (spegnere qualsiasi tentativo di resistenza, reprimere la dissidenza) al posto degli israeliani. Tutto questo grazie ai soldi statunitensi ed europei.
Più mi addentro nelle alchimie della società palestinese, più si percepisce la gravità di queste spaccature. Una élite ricca e privilegiata ricava benefici direttamente (la parte di Fatah che controlla l´Autorita` Palestinese) e indirettamente (tutti i vassalli, valvassini e valvassori stipendiati da questi) dall’occupazione. E quindi trovi affaristi palestinesi che fanno profitti vendendo agli israeliani il cemento che poi questi utilizzeranno per costruire il Muro dell'Apartheid, magari utilizzando manodopera palestinese. Trovi chi si arricchisce costruendo senza criterio orrendi palazzoni che sfregiano il paesaggio, chi mette i soldi direttamente in tasca, chi si arricchisce in fretta collaborando con i servizi segreti israeliani.
I negozietti palestinesi sono inondati di prodotti israeliani, alcuni addirittura (l'acqua, ad esempio) provengono dalle colonie israeliane nei territori occupati . "Perché non li boicotti?", "Son più economici e poi non si trova altro...". "Lavori in una colonia israeliana? Lavori per chi ti sta cacciando dalla tua terra?" “Ho alternative? I miei figli devono mangiare e andare a scuola...".
E poi, dove son finite le generazioni che hanno fatto le due Intifade? Dove è finita la rabbia e la voglia di resistere e scrollarsi di dosso questa occupazione? Molti li troverai chiusi negli uffici, nel mondo delle ONGs, dietro ad un computer a sfumacchiare con i colleghi internazionali. Cercano di metter pezze, forniscono quei servizi fondamentali che invece la potenza occupante dovrebbe garantire. In pratica, pagano l'occupazione.
Camminando per le strade e conoscendo le persone trovi tanta stanchezza e, ahimé, rassegnazione. Per chi lottare? Per chi morire? Per chi rischiare la galera o rimanere invalidi? Per finire in un manifesto elettorale di questo o quel partito e venir poi dimenticati mentre la propria famiglia fa la fame? Lo leggi sulla faccia dei giovani, gli shabab, quelli che dovrebbero prendere sulle loro spalle robuste l'avvenire della patria martoriata. Alcuni se ne fregano, altri vogliono solo un lavoro decente e una parvenza di vita normale. Alcuni fanno di tutto per lasciare questa terra maledetta, senza futuro, altri scimmiottano lo stile di vita occidentale. Ma c`e` ancora chi finisce in galera, chi resiste, chi non ha perso speranza e dignità Chi paga per tutti.
Un paio di settimane fa abbiamo festeggiato il compleanno di un collega, qui a Beit Sahour, ed i vicini cristiani stavano quasi per venire alle mani con alcuni invitati: non va molto bene che in un quartiere cristiano entrino musulmani, e per di più a un campo profughi!! Ancora, il commerciante sotto casa mia, cristiano, non perde occasione per ricordarmi di come i musulmani non facciano altro che creare problemi, e che i veri arabi, quelli originari, sono i cristiani! Per non parlare di alcuni musulmani che chiamano i cristiani "crociati"!
Qualche giorno fa c´e` stato un conflitto a fuoco tra la polizia palestinese ed uomini di Hamas. Si ammazzano tra loro. Ogni partito è inventato uno scatolone chiuso, una setta, che distribuisce servizi in cambio di fedeltà A Gaza Hamas, in Cisgiordania Fatah. A Ramallah e Betlemme si va anche in discoteca, a Nablus ed Hebron è consigliato che una donna giri col velo. A volte mi domando cosa succederebbe se un giorno venisse davvero creato un stato palestinese...
Ma in fondo, chi sono io per scrivere tutto ciò?
Enrico Bartolomei
Pubblicato il 18/6/2009 alle ore 16:27
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