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Questione di Voce...

Intervista a Mario Villani

Un “attentato” alla propria personalità. Dover “cambiare pelle”. E’ questa la sensazione che prova in genere chi tenta un primo approccio con la dizione e l’allenamento vocale. Vero è che sempre più professionisti e studenti di ogni età si interessano alla propria voce ed alle modalità per migliorarla. Nella nostra realtà locale marchigiana è molto facile trovare corsi di teatro a cui viene spesso abbinato lo studio della dizione. Non altrettanto semplice è venire a conoscenza di insegnanti di dizione e voice-training che organizzano appositi corsi per la voce.
Interessante il metodo di insegnamento adottato da Mario Villani, un professionista poliedrico che lavora nel mondo teatrale come regista, scrittore, attore ed insegnante. E che da qualche anno organizza corsi di dizione, impostazione della voce e voice-training all’Aquila e Teramo. L’ultimo corso attivato (ed il suo primo nelle Marche) si svolge ogni settimana ad Ascoli Piceno.
Le sue lezioni di dizione sono caratterizzate da un approccio induttivo, metodo che risolverebbe tra l’altro molte problematiche della scuola italiana, come l’apprendimento delle lingue straniere.
Si tratta di sottoporre all’allievo l’esempio, e non la regola grammaticale. A quest’ultima è poi più semplice risalire dopo aver studiato e memorizzato gli esempi sui quali, visto l’orario serale dei corsi, è anche più leggero e divertente esercitarsi. Un metodo certamente efficace con un unico neo: la pigrizia può condizionare la costanza!
In questo contesto abbiamo chiesto a Mario Villani qual è l’importanza della voce.

Quanto conta la voce in un contesto comunicativo?

Basta pensare alla nostra vita quotidiana, a quanto spesso ci troviamo a parlare con le persone più diverse in ogni momento della giornata: nonostante si viva nella "società dell'immagine" mai come oggi la voce e la parola sono alla base delle nostre relazioni, siano esse personali, lavorative, ricreative. Molti studi concordano su come la voce, ancor più dell'aspetto fisico, trasmetta agli altri informazioni su di noi. Nella mia esperienza di insegnamento nelle scuole, ad esempio, noto spesso come un insegnante con una forte "presenza" vocale riesca a catturare efficacemente l'attenzione dei ragazzi: non ha bisogno di alzare il volume della voce, a differenza di chi usa una voce più "esile" e "piatta".

Allenare e migliorare la propria voce è un'attività rivolta ai soli "addetti ai lavori"? Come ci si può allenare?

Tutti abbiamo "di serie" una voce efficace, solo che tendiamo con il tempo a soffocarla. Una quantità di cattive abitudini, di tensioni fisiche ed emotive, di blocchi impedisce alla nostra voce di dispiegare il suo pieno potenziale.  L'allenamento del voice training ha come obiettivo principale quello di liberare la voce da queste cattive abitudini e di permetterle di "volare".

Quanto aiuta la provenienza dell'insegnante dal mondo del teatro nel successo di un corso di dizione?

Io provengo dal teatro e anzi, fare il regista è il mio lavoro principale da vent'anni. Però devo dire che all'inizio i miei studi sulla voce, di stampo tradizionale, sono stati piuttosto rigidi e legati a un modo tipico del teatro italiano di impostare la voce. Questo modo non è il migliore per chi usa la voce nel quotidiano. Con il tempo ho conosciuto e praticato altri metodi di voice training che mirano a liberare la voce piuttosto che a impostarla e questi sono i metodi che uso nei miei corsi.

Perchè, secondo Lei, in Italia si insegnano i corretti accenti dei fonemi francesi ma non di quelli italiani?

L'italiano ha questa buffa caratteristica: nelle scuole si insegna perfettamente l'ortografia e non si curano minimamente l'ortofonia (saper distinguere suoni diversi, ndr) e l'ortoepia (corretta pronuncia dei suoni e delle parole, ndr). Tanto è vero che i posti dove più si studia la fonetica sono le facoltà di Lingue straniere: non è raro incontrare professori, manager o insegnanti che parlano perfettamente una lingua straniera e usano invece un italiano fortemente regionale. Si tratta di una conseguenza della storia linguistica dell'italiano che, derivato dal toscano-fiorentino, è nato soprattutto come lingua scritta e colta, mentre la comunicazione verbale è stata maggiormente affidata ai dialetti e poi alle versioni regionali dell'italiano.

Qualche curiosità nell'ambito della sua esperienza di insegnamento?

Gli aneddoti potrebbero essere infiniti. Intervenire sulla voce e sul modo di parlare delle persone è molto delicato: ci identifichiamo talmente con la nostra voce che ogni tentativo di modificarla, anche in meglio, viene vissuto come un attentato alla nostra personalità. Penso che le reazioni più divertenti (e tragiche!) riguardino il rapporto con la voce registrata... spesso non devo dire quando lavoreremo con il microfono altrimenti quella lezione verrà "marinata" da diverse persone. Di fronte alla prospettiva di ascoltarsi in registrazione allievi adulti e magari stimati professionisti tornano ai tempi della scuola!

Ha dei consigli per chi non ama la propria voce?

Registrarsi e riascoltarsi! Bisogna capire che la voce registrata è quella che ascolta tutto il resto del mondo eccetto noi stessi. La voce che identifichiamo come "nostra" la sentiamo solo noi, dall'interno: quella che sentono gli altri è uguale a quella registrata, e a loro non sembra affatto strana o brutta. Solo noi non la riconosciamo perché ci appare diversa. Il primo passo dunque è "fare amicizia" con la nostra voce, conoscendola meglio. E poi rilassarsi, tenere le corde vocali idratate e... fare qualche esercizio di voice training!


 Daniela Abbondanza

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