Poca libertà nel cyberspazio: tredici Paesi sono nemici del web
Reporters senza frontiere (Rsf) - associazione per la difesa della libertà di stampa - pubblica ogni anno una lista nera dei Paesi cosiddetti "nemici di internet", di quei Paesi cioè in cui si può andare in prigione per aver espresso le proprie opinioni contrarie al regime su siti web o blog. Quest'anno sono 13 i Paesi segnalati: Arabia Saudita, Bielorussia, Bimania, Cina, Corea del Nord, Cuba, Egitto, Iran, Uzbekistan, Siria, Tunisia, Turkmenistan, Vietnam. L'Egitto di Mubarak è stato per la prima volta inserito nella lista, visto che secondo Rsf il presidente "dà prova di un autoritarismo particolarmente inquietante in materia di internet". Tre bloggers sono stati arrestati nel corso di quest'anno per aver auspicato riforme democratiche nel Paese nord-africano. Per il resto i soliti noti, con la Cina a farla da padrona con ben 52 dissidenti del web attualmente in carcere. Nel rapporto 2006 ci sono anche buone notizie. Alcuni Paesi sono usciti dalla lista nera: Nepal, Maldive e Libia. Il presidente Gheddafi è ancora considerato un "predatore della libertà di stampa" e il suo Paese è ancora sotto osservazione ma quest'anno nessun cybernauta è stato arrestato. Allargando di più il discorso, Rsf ha messo sotto accusa anche il cofondatore di Yahoo Jerry Yang, accusato di collaborazionismo col governo cinese, avendo bloccato dietro richiesta dello stesso l'accesso ad alcune pagine web. Yahoo si è sottomessa alle autorità cinesi aiutando Pechino a stanare i dissidenti politici attraverso i loro movimenti on-line. Sembra che anche Google e Microsoft siano accusate di comportamenti simili. Quest'anno per la prima volta Rsf ha promosso, nella giornata di ieri, 24 ore di mobilitazione per far pressione sui Paesi nemici. Sul sito dell'associazione si poteva votare il Paese che meno rispetta la libertà di espressione su una cartina virtuale. Seguendo lo spirito dell'iniziativa anche alcune città si sono mobilitate: a New York enormi cartine geografiche erano in giro per la città, evidenziando i Paesi contrari alla libertà del web; a Parigi cartine simili sono state poste sulla facciata di palazzi significativi, come la sede parigina di Yahoo o l'Opera.
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