Le pagelle mondiali degli azzurri
L’Italia s’è desta e ha fatto l’impresa. Dopo 24 anni di nuovo sul tetto del mondo, davanti ad una meritevole Francia e alla Germania padrona di casa. Una vittoria che porta la firma indelebile di Marcello Lippi, che ha plasmato un gruppo assetato di successo, simboleggiato dalla saracinesca Buffon, dalla sicurezza sempre e ovunque di Cannavaro e dalla grinta a tutto campo di Gattuso, i migliori degli azzurri. Sugli scudi il professor Pirlo, dai cui piedi sono partite tutte le nostre azioni pericolose, i due splendidi terzini, l’inossidabile Zambrotta e Grosso cuor di leone, e, buon ultimo, Marco Materazzi, che è riuscito nel difficilissimo compito di non far rimpiangere Nesta. Abbiamo dato le nostre pagelle, non negando il 7 pieno a nessuno, neanche a chi non è mai sceso in campo.
Buffon 10 – Battuto solo dall’autorete di Zaccardo e dal rigore di Zidane. Gigi risponde sul campo ai veleni della vigilia, giocando un Mondiale perfetto, proteggendo la porta azzurra dagli assalti di Nedved, Shevchenko, Klose, Podolski e Henry. Reattività e grande forza mentale sono le qualità che hanno permesso a Buffon di confermarsi miglior portiere del mondo. Insuperabile tra i pali, ottimo nelle uscite, sicuro nei calci piazzati. Se avesse parato un paio di rigori, nessuno gli avrebbe tolto il prossimo Pallone d’Oro. Chissà. Peruzzi 7 – Chiude da campione del mondo il suo discorso con la Nazionale e suggella una grande carriera. Amelia 7 – L’unico, insieme a Peruzzi, a diventare campione senza essere sceso in campo. Zambrotta 9 – Troppo spesso sacrificato in copertura, in tutte le occasioni in cui riesce a staccarsi dalla difesa finisce per fare male agli avversari: su tutte la perentoria percussione che chiude la pratica Ucraina dopo pochi minuti, con dedica speciale al suo amico Pessotto. Contro Germania e Francia è insuperabile. Zaccardo 7 – Una prova più che dignitosa nell’esordio contro il Ghana, poi, contro gli Stati Uniti, arriva uno svarione di quelli colossali che compromette il suo Mondiale. Da quel momento in poi la fascia destra diventa proprietà di Zambrotta, ma Lippi gli lascia assaporare ancora il campo nel quarto-passaggiata contro l’Ucraina. Cannavaro 10 – Nessuno passerà di qui: capitan Fabio alza il cartello il 12 giugno, il giorno di Italia-Ghana, e fa sì che il messaggio sia chiaro a tutti fino alla finale di Berlino, sua centesima presenza con la maglia azzurra, che lo consacra miglior difensore del Mondiale e, forse, miglior giocatore in assoluto. Sembra una favola, invece è tutto vero. Dopo l’infortunio di Nesta prende sulle proprie spalle l’intera squadra e, se Materazzi gioca un Mondiale strepitoso, il merito è anche suo. E’ in stato di grazia: mai nella sua pur luminosa carriera Cannavaro era apparso così esplosivo, puntuale, autoritario, riuscendo a giocare sempre pulito, senza beccare un cartellino. Assiste ai rigori finali immobile con le braccia conserte, come un padre che osserva i propri figli correre dietro il pallone in un campetto di provincia. Sarebbe stato bello vedergli umiliare Ronaldo e Adriano ma, in fondo, chisenefrega. Nella leggenda. Nesta 8 – Nelle prime due partite era stato il migliore degli azzurri, regnando incontrastato in mezzo alla difesa con una classe che raramente capita di trovare in un difensore. Poi la solita sfiga che gli impedisce di essere protagonista in un Campionato del Mondo: a Germania 2006 l’avventura sul campo di Nesta finisce per infortunio durante Italia-Rep.Ceca. Continua però fuori dal campo, dove si rende utile alla causa, per esempio sostenendo il suo sostituto Materazzi, soprattutto nei momenti più difficili. Materazzi 9 – Un’intera carriera riscattata da un Mondiale superlativo. Gioca con sicurezza ed esperienza, neanche l’ombra del giocatore che in tanti detestavano per le scorrettezze e i nervi fragili. Anche all’estero lo conoscono e in Germania paga la cattiva fama con alcune decisioni sfavorevoli: un espulsione ingiusta contro l’Australia e un rigore perlomeno dubbio contro la Francia. Lippi credeva molto in lui e viene ripagato con ottime prestazioni e gol. Suo lo stacco impetuoso che lascia di pietra Vieira e Barthez e ci permette di rimettere in piedi la finale. Poi, da grande specialista, trasforma con freddezza il secondo rigore azzurro. Chiude da capocannoniere italiano, insieme a Toni, con due reti. La sua immagine con le braccia al cielo, verso sua mamma, resterà a lungo. Barzagli 7,5 – Probabilmente non credeva di giocare in questo Mondiale, invece c’è stato bisogno anche di lui. Con Australia e Ucraina disputa due partite impeccabili. Con Cannavaro a fianco è tutto facile certo, ma il giovane Barzagli ha doti notevoli e ha impresso meritatamente anche la sua firma sulla vittoria finale. Oddo 7 – Gioca solo pochi minuti nei quarti di finale. Grosso 9 – Una delle sorprese dell’Italia di Lippi. Il calcio mondiale scopre un terzino sinistro di livello assoluto, più bravo ad attaccare che a difendere, che negli ultimi minuti sa essere letale. Si procura il rigore-vittoria allo scadere del match contro l’Australia, fa piangere i tedeschi al 119’ con un sinistro a girare da cineteca e si galvanizza al punto di assumersi la responsabilità di calciare l’ultimo rigore della finalissima, quello che fa esplodere la gioia di cinquanta milioni di italiani. Gattuso 10 – Per lui, meglio di tutte le altre, valgono le parole di Luciano Ligabue: una vita da mediano / a recuperar palloni / nato senza i piedi buoni / lavorare sui polmoni / una vita da mediano / con dei compiti precisi / a coprire certe zone / a giocare generosi / … / una vita da mediano / da chi segna sempre poco / che il pallone devi darlo / a chi finalizza il gioco / ... / una vita da mediano / lavorando come Oriali / anni di fatica e botte / e vinci casomai i Mondiali / lì, sempre lì / lì nel mezzo / finché ce n’hai stai lì, stai lì. Che immenso giocatore è diventato Ringhio! De Rossi 7 – Non riesce a tenere a bada l’irruenza e becca un cartellino rosso con annesse quattro giornate di squalifica per una gomitata rifilata all’americano McBride. Tutta Italia lo condanna, il solo Materazzi si prodiga a difenderlo. Si riscatta in finale, calciando un rigore perfetto, forte e preciso, sotto il sette. Come Gilardino, sarà un elemento chiave dell’Italia delle future manifestazioni internazionali. Pirlo 9 – Dopo una stagione al Milan con più bassi che alti, gioca un Mondiale da protagonista, imponendosi come l’unico regista arretrato di spiccato talento. E’ il simbolo della rottura di Lippi con l’eredità di Trapattoni, che amava infoltire il centrocampo di soli mastini, a danno di piedi sopraffini come i suoi. Segna da fuori area, lancia col compasso, sforna assist a ripetizione e apre la danza dei rigori in finale, partita per la quale la Fifa lo elegge migliore in campo. Gli manca soltanto la velocità. Perrotta 8 – Inizio di Mondiale impressionante, macina chilometri e rompe il gioco avversario con grande temperamento. Insostituibile quando si tratta di giocare di prima e in velocità. Divora un paio di occasioni limpide, ma è bravissimo a crearsele con i suoi improvvisi inserimenti. Chiude in apnea. Barone 7 – Viene chiamato in causa quando c’è da dare respiro ai mediani titolari. Camoranesi 8 – Se è in giornata è una scheggia impazzita capace di seminare il panico nelle retroguardie avversarie. Grande primo tempo contro la Germania, quando fa vedere i sorci verdi a Lahm. In finale, benché stanco, stringe i denti per quasi novanta minuti (prima di lasciare per Del Piero) regalando qualità e quantità. Combattente. Totti 8 – Come le lucine dell’albero di Natale, il Mondiale di Totti è un giocare ad intermittenza, alternando lampi di classe purissima a lunghi periodi di estraniamento. E’ tornato in campo a tempo di record dopo il grave infortunio subito in primavera e le sue condizioni non possono essere eccellenti. Lippi punta ciecamente su di lui e ne fa la congiunzione inamovibile tra il centrocampo e Toni. Arriva lesso in finale, dopo aver dato più del dovuto. Match winner contro l’Australia. Toni 8 – Forse era destino che l’Italia di Lippi, una squadra senza una stella più brillante di altre ma ricca di grandi combattenti capaci di ogni impresa, non dovesse avere neanche un goleador, ruolo che all’inizio molti pronosticavano al bomber della Fiorentina, Scarpa d’Oro 2006 con i suoi 31 gol in campionato. Il gigante buono, come qualcuno l’ha ribattezzato, timbra il cartellino due volte, peraltro nel facile quarto di finale con l’Ucraina, ma deve fare i conti in più di una circostanza con la sfortuna, che gli fa centrare due legni e annullare un gol valido contro la Francia. Spesso costretto a far reparto da solo, mette in soggezione le difese avversarie e combatte senza esclusione di colpi. Gilardino 8 – Titolare inamovibile con il 4-3-3, Gila ha pagato con la panchina il passaggio all’assai più prudente 4-4-1-1. Quando è stato chiamato in causa, ha risposto con coraggio e determinazione. Più che il gol agli Stati Uniti, del suo Mondiale ricorderemo i tempi supplementari da campione disputati contro la Germania: prima l’azione vertiginosa che lo porta a colpire il palo, poi il meraviglioso assist per Del Piero con la coda dell’occhio. E’ il punto fermo della Nazionale del futuro. Del Piero 8 – Due partite da rincalzo, poi la prova incolore contro l’Australia. Sembrava il solito Del Piero formato Mondiale, invece in semifinale entra in campo pieno di furore agonistico e mette a segno una rete indimenticabile: all’ultimo minuto i suoi compagni recuperano il possesso e partono in contropiede; lui si fa tutto il campo correndo e gridando come un pazzo «Gila ci sto, Gila ci sto, Gila ci sto» e, quando il pallone gli viene servito sui piedi, pennella una magia per il suo angolino preferito, ammutolendo tutta la Germania. Iaquinta 8 – Finisce per giocare molte più partite di quante tutti pensassero. Si distingue con la sua velocità soprattutto nel match d’esordio, in cui mette a segno anche una rete in contropiede, e nella storica semifinale di Dortmund, quando, con Gilardino e Del Piero, subentrati come lui a partita in corso, porta vivacità nei tempi supplementari. Utile. Inzaghi 7,5 – Entra e fa il gol del 2-0 alla Repubblica Ceca, ma è l’unica occasione in cui il c.t. ci consente di vedere Inzaghi in campo. Toni e Gilardino là davanti sono di un’altra pasta, ma Superpippo, al suo terzo mondiale, ha dimostrato di essere ancora una sanguisuga del gol.
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