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Paolo Guzzanti

Polonio monzese

(da unita.it)

Chi ha conosciuto Paolo Guzzanti come un allegro e spensierato giornalista amante degli scherzi e delle parodie, inimitabile imitatore di Cossiga, di Berlusconi e di tanti altri politici, ispiratore scanzonato dei suoi tre meravigliosi ragazzi, non può smettere di trasecolare dinanzi alla sua metamorfosi in un occhiuto e un po’ fanatico cacciatore di spie sovietiche nei salotti di Prodi e Pecoraro Scanio. Da comico consapevole a comico involontario, il passo è stato breve. Era meglio il primo, ma fa più ridere il secondo. Da quando gli han messo in mano il giocattolo della commissione Mitrokhin, l’uomo che telefonò a Renzo Arbore facendogli credere di essere Pertini ha fatto credere a se stesso di essere un agente del controspionaggio occidentale.
E ha messo in piedi una sceneggiatura che fa impallidire i film dei fratelli Vanzina. Al posto di Boldi e De Sica, c’è la coppia Guzzanti-Scaramella che passava il suo tempo, a spese dei contribuenti, a interrogare agenti del Kgb in pensione per far loro sputare la terribile verità: e cioè che Prodi era il capocentro dell’intelligence sovietica in Italia (nome in codice "Romanoff Mortadella", la spia che venne dal gastronomo), coinvolto come minimo nel sequestro Moro, per non parlare di Pecoraro Scanio, che fra l’altro ha proprio il phisique du rhole dell’ufficiale sovietico (nome in codice Pekorovsky Skaniovsky, da Mergellina con furore).
Nel film "Vacanze a Mosca", Guzzanti sta all’intelligence come l’ispettore Clouseau stava alla Sureté. Scaramella, giudice onorario a Ischia nonché consulente atomico - ora indagato per traffico d’armi e sospettato addirittura per la morte del povero Litvinenko, avvelenato col polonio nel sushi bar di Londra - svolge le funzioni che nelle avventure di Clouseau ricopre Kato, il maggiordomo giapponese esperto in arti marziali. Intercettato dai giudici, Kato Scaramella informa The Light Blue Panther delle sue clamorose scoperte. Nel gennaio 2006 la mitica commissione sta per chiudere bottega e bisogna fare in fretta. Kato non ha ancora trovato nessuno che gli confermasse che Prodi era del Kgb, ma qualcuno gli ha detto che era "coltivato", manco fosse un campo di patate.
Clouseau Guzzanti è eccitatissimo: "Coltivazione è abbastanza, eh? Accidenti, questa è una bomba termonucleare!". E corre a riferire al "Capo", al secolo Bellachioma, che sverna a Villa Certosa. "La notizia ha avuto un forte impatto. Gli ho detto che il problema di questa faccenda è che, se andiamo a processo (se Prodi lo denuncia per diffamazione, ndr), dobbiamo dimostrare ciò che diciamo. E lui mi ha detto: "Un momento, intanto li costringiamo a difendersi"". Poi però il Capo lo liquida, ha ben altro da fare: aspetta Bossi per cena.
Un’altra volta Kato impapocchia un thriller a base di Bassolino, camorra, coop rosse e qualche bomba atomica in quel di Rimini. Clouseau è al settimo cielo: "Si possono usare queste informazioni? Io ne ho bisogno adesso". Stavolta quel sant’uomo di Bellachioma gli dà retta e spara la superballa in campagna elettorale. Ma viene subito smentito dai giudici. Della bomba termonucleare, invece, non si saprà più nulla: continuerà a ripeterla il solo Guzzanti. Il Capo le gaffes sa farle benissimo da solo, senza bisogno di aiuto.
Un giorno Scaramella apprende di essere intercettato e corre ad avvertire Guzzanti. Astuto com’è, lo fa dal telefonino, così lo scoprono subito. Un genio. Poi la Mitrokhin chiude mestamente i lavori senz’aver cavato un ragno dal buco. Ma Guzzanti non si dà per vinto e piagnucola perché nessuno vuole pubblicare le sue clamorose scoperte. "A parte Libero e il Giornale", si capisce.
Quando parla di Scaramella gli brillano gli occhi. Lo porta in palmo di mano. Dice che è stato decisivo nel risolvere i principali misteri d’Italia, dalla strage di Bologna al caso Moro. Poi, nel giugno 2005, magnifica la "grande operazione di polizia della squadra mobile di Rimini che ha portato all’individuazione di due componenti da cinque chili di una valigetta nucleare contenente uranio arricchito per uso bellico. Il tutto scaturisce da una segnalazione fatta da Mario Scaramella, che ha avuto un ruolo molto importante e rilevante nel segnalare il traffico".
Ora, all’improvviso, lo scarica. Dice che ha "sempre sospettato di lui", che "non mi convinceva fin dall’inizio". Insomma, Guzzanti & Scaramella si separano. Questa, dopo Boldi & De Sica, proprio non ci voleva.

Marco Travaglio


  

Cronaca e Attualità

Oblò: Appunti e Spunti

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