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"Ash Wednesday" (XL/Self, 2007) |
Elvis Perkins “Ash Wednesday”
Etichetta: XL Brani: While You Were Sleeping / All The Night Without Love / May Day! / Moon Woman II / It’s Only Me / Emile’s Vietnam In The Sky / Ash Wednesday / The Night And The Liquor / It’s A Sad World After All / Sleep Sandwich / Good Friday
Di Elvis Perkins si parla molto non solo per i suoi genitori famosi (suo padre era Anthony Perkins, il Norman Bates di “Psycho” morto nel 1992 di Aids, sua madre la fotografa Berry Berenson, schiantatasi sul World Trade Center durante l’attentato dell’11 settembre 2001). Di Elvis si parla molto anche perché il suo è un bell’esordio. Alcuni l’hanno paragonato a Damien Rice, ma l’ascolto di “Ash Wednesday” dice che il paragone col miglior folksinger del decennio è un tantino azzardato. Il talento c’è, alcune di queste malinconie possono essere dure da digerire per chi non è abituato a soffrire dietro gli accordi ripetuti di una chitarra acustica ma gli altri, quelli che non chiedono nulla di meglio di spoglie sonorità roots, hanno di che godere. Quello che manca è il guizzo fatale, forse la canzone che ti fa cadere sulle ginocchia e ti rende schiavo. In “Ash Wednesday” ci sono però tante canzoni belle. Su tutte: la zingaresca All The Night Without Love, che lancia un grido carico di un’amarezza difficile da equivocare («I once caused your cells to shimmer/and you once cause my cells to shimmer/now we go all the night without love») benché poeticamente splendida; Sleep Sandwich, con un ritornello degno di Elliott Smith; e l’ottima title-track, con liriche che chiudono la gola («noone will survive/ash wednesday alive/no soldier no lover/no father no mother/not a lonely child/in the up and in the bedroom/a black and white of the bride and the groon/will bring me to my knees/with the colorized bad dream/the takes its place/on ash wednesday»). Si tratta di storie tristi, vestite con una chitarra acustica e nessun orpello. Soltanto May Day! gioca a creare bollicine con l’elettrica e la ninna nanna Good Friday placa e commuove con la languidità del pianoforte. Un bell’album. Ma considerati i vertici cantautorali degli ultimi mesi (Willy Mason, Bill Callahan, Vic Chesnutt, Bright Eyes), non si può che collocare “Ash Wednesday” appena un gradino sotto.
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Pierluigi Lucadei
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Recensioni |
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il 05 Sep 2007 alle 16:19 |
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