FIRENZE, 2006-09-30 - Prima di leggere questo comunicato vorrei che fosse ben chiaro a tutti che noi non siamo dei giustizialisti, ma che rivendichiamo il diritto alla giustizia per i nostri morti e per i nostri feriti massacrati sotto 300 chili di tritolo mafioso-politico–affaristico.
Comincio dicendo che già da tempo abbiamo intravisto dei grossi pericoli. Le nostre preoccupazioni sono iniziate il 19 Luglio scorso, giorno dell’anniversario della morte del Giudice Borsellino, quando improvvisamente si parlò di indulto. E le nostre preoccupazioni si sono concretizzate nel giorno dell’anniversario della strage di via Palestro, il 27 Luglio scorso, quando il nostro Parlamento ha, di fatto, dato il via all’indulto, attraverso il quale si intravedeva come sarebbero stati premiati coloro che con lo scambio di voti avevano usufruito dei favori della mafia. In quella occasione ci siamo dati da fare e abbiamo riempito le agenzie di stampa di comunicati e i giornali di lettere.
Qualcuno ha definito quel 27 luglio “una bella giornata, perché – è stato detto - quando le istituzioni sono capaci di atti di clemenza che alleviano una pena supplementare a quella comminata dal giudice, visto anche il sovraffollamento delle carceri, tutto ciò dimostra la vittoria dello stato di diritto”.
Noi invece abbiamo collocato quella giornata fra i tanti affronti ricevuti a partire dal 27 Maggio 1993.
Il 27 Luglio scorso, malgrado le nostre proteste e adducendo come scusa il fatto che i reati contenuti nell’articolo 416 ter non avevano prodotto condannati in questo Paese, ebbene i suddetti reati sono stati scientificamente inseriti all’interno dell’indulto.
E noi non abbiamo capito perché visto che comprendendo l’articolo 416 ter nell’indulto non sarebbe stato prodotto nessun effetto.
Se si trattava esclusivamente di una questione di principio, perché non si è salvato il nostro di principio? Quel principio secondo il quale neppure per scherzo si devono fare favori alla mafia, figuriamoci per negligenza.
E poi non può essere stata negligenza perché noi lo abbiamo detto e scritto, e anche altri più importanti di noi all’interno del Parlamento lo hanno fatto notare. Infatti un partito politico si è astenuto dal voto per non introdurre nell’indulto il reato dello scambio di voto politico mafioso.
Vedete le stragi del 1993 e la strage di Firenze sono state il risultato della pratica dello scambio di voto politico – mafioso; perciò mi, e vi chiedo: quale affronto più grave avremmo mai potuto subire nel vedere quel 416 ter indultato fino al 6 Maggio 2006?
Siamo stati costretti a pensare che di reati riferibili all’articolo 416 ter forse potrebbero essere accusati soggetti al momento a noi sconosciuti, visto che non possiamo certo conoscere tutti i procedimenti in corso fino al 6 maggio 2006 e gli altri, sicuramente esistenti, ancora in fase di indagine.
Questa è la ragione per cui oggi siamo su questo palco a gridare la nostra rabbia; il prezzo che ancora una volta abbiamo dovuto pagare è stato troppo alto per non essere adirati.
La mafia dà voti ai politici in cambio di favori.
La mafia fa anche favori ai politici amici, quando questi ne hanno bisogno.
In questo circuito perverso sono capitati i nostri parenti la notte del 27 Maggio 1993 in via dei Georgofili; ovvero siamo stati messi nelle mani della mafia,e allora perché non ascoltare i nostri comunicati, perché snobbarci e dire inseguito che loro, cioè coloro che hanno votato a favore dell’indulto, pensavano ai grandi numeri .
Cosa vuol dire pensare ai grandi numeri ? Significa che si guarda ai 20 mila detenuti usciti dal carcere senza interessarsi di quelli che in carcere non ci sono neppure ma godranno, comunque, dell’abolizione della pena?,
Ma chiedo a voi: quei 20 mila detenuti non avrebbero potuto uscire ugualmente dal carcere pur non mettendo nell’indulto il reato relativo al 416 ter?
Hanno poi giurato sul Vangelo che per i reati di terrorismo e per quelli relativi all’articolo 416 bis, mai e poi mai si sarebbe applicato l’indulto .
L’indulto sembrava avere una sola certezza: nessuna concessione per chi stava scontando pene per mafia. Eppure anche il 416 bis è stato risolvibile, a Napoli come a Palermo, dove Camorra e Mafia regnano e imperversano.
Vi riporto solo due esempi eclatanti, ma sicuramente altri ve ne saranno stati e, cosa che noi temiamo ancora di più, altri ve ne saranno in futuro.
1)Il 30 Agosto abbiamo appreso che Francesso Luppino era stato scarcerato già dal giorno 7 agosto. Si tratta di un uomo vicino a Matteo Messina Denaro, lo stragista ancora latitante, presente a Firenze per organizzare la strage in via dei Georgofili.
La legge non prevede agevolazioni per i boss, ma il legislatore quando ha preparato il testo dell’indulto, non ha considerato che l’aggravante per i fatti di mafia è stata introdotta nel 1991
Luppino è stato condannato per mafia nel 1988, ed è stato il primo mafioso a beneficiare dell’indulto.
Noi temiamo che questo fatto sia soltanto il primo, destinato ad aprire una breccia.
2) In seguito è stata la volta di Giovanni Aprena, boss di San Giovanni a Peduccio, legato alla camorra.
Cito per maggior precisione quanto riportato dal settimanale L’Espresso:
““I legali di Aprena hanno smontato la condanna: prima hanno proceduto con lo scorporo delle due pene che il boss stava scontando: associazione mafiosa e possesso illegale d’arma da fuoco; poi, una volta che questa richiesta è stata accettata, gli avvocati hanno richiesto l’applicazione della fungibilità, ossia di poter scalare, dal periodo di tempo trascorso in prigione corrispondente alla pena condonata, anche la condanna relativa all’associazione di stampo mafioso. In pratica è stato usato l’indulto sul reato dove era possibile applicarlo, e in questo modo si è ottenuto l’effetto anche sul reato che era stato escluso dalla clemenza. Risultato: Giovanni Aprena è tornato libero””.
Possibile non si potesse fare un indulto solo per i così detti disgraziati, senza premiare un capo mafioso in una città come Napoli dove ancora oggi lo Stato nulla può contro la criminalità?
I dati appena riportati dimostrano che persino i veri boss possono sfruttare l’indulto. E le scarcerazioni spingono sicuramente molti altri a seguirli .
Che razza di messaggi saranno stati quelli dati alle mafie di questo Paese con quell’indulto scarcerando un amico di Matteo Messina Denaro e un capo della Camorra?
Quello dei grandi numeri, cioè dei disgraziati scarcerati e abbandonati se stessi, o quello dei “piccoli numeri”, ovvero dei mafiosi che possono in qualche modo comunque godere dell’indulto stesso?
Noi crediamo che in questo Paese qualcuno sia sotto ricatto della mafia e che si stia nascondendo dietro al dito dei cosi detti “disgraziati”, molti dei quali fatti uscire dal carcere nel giro di poco tempo saranno nuovamente arrestati, e anche dietro al dito delle parole di Papa Giovanni Paolo II, al quale la mafia distrusse due chiese durante gli attentati del 1993.
E’ forse possibile che quelle chiese la mafia le distrusse non tanto per le parole dette dal papa ad Agrigento contro i mafiosi quanto perché la chiesa non combatteva più contro forme di carcerazione severa, ma questo non vuol dire che il Papa volesse i mafiosi fuori dal carcere.
Cercando, per quanto possibile, di essere positiva chiudo questo mio intervento con alcune proposte:
1) Innanzitutto ci vorrebbe un decreto tempestivo per togliere dall’indulto il 416 ter, insieme ad altre opportune modifiche relative al 416 bis; del resto abbiamo visto che si possono fare decreti in 48 ore quando le cose si vogliono veramente, ne è un esempio quello sulla distruzione di tabulati telefonici all’interno dei quali potrebbero esistere fonti di indagine, che non si esita però a gettare al macero quando la paura fa 90.
2) Secondo chiediamo che non sia emanata alcuna amnistia per i reati previsti da questo tragico indulto, perché in questo caso la mafia e i colletti bianchi collusi con la stessa l’avrebbero veramente fatta franca per legge, e questo sulla pelle di quei morti del 27 Maggio 1993
3) Infine noi caldeggiamo l’istituzione del “Fondo Nazionale di Garanzia per i reati contro la collettività”.Questa è una delle battaglie che portiamo avanti in seno all’Unione Familiari vittime per stragi e molti altri hanno partecipato a preparare un progetto di legge. Troverete il testo da noi proposto sul ns. sito web www.strageviadeigeorgofili.org . Si tratta di una proposta di legge per tutte le vittime di reato che l’Europa ci chiede dal 2001.
Giovanna Maggiani Chelli
Vice Presidente Portavoce
Associazione tra i familiari delle vittime della strage di via dei Georgofili
Associazione Tra I Familiari delle Vittime di Via dei Georgofili
27 maggio 93-Firenze
www.strageviadeigeorgofili.org
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