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“People Do Not Know Who Rules” (Riff Records, 2008) |
Novità dal mondo indie: Sense Of Akasha e Arnoux
Sense Of Akasha “People Do Not Know Who Rules” (etichetta: Riff Records; produttori: Sense Of Akasha)
Come un centro pirotecnico in cui si esplode poco, si mastica elettricità e masticando si mette in mostra l’anima, le sonorità dei Sense Of Akasha scolpiscono emozioni povere benché dense. Allo stesso tempo cerebrali e romantici i post-rockers di Brunico viaggiano tra Mogwai, Stereolab, Broken Social Scene e Angelo Badalamenti, caratterizzando ogni brano con un affascinante sovrastratificarsi di umori – senza raggiungere vette di massimalismo di suono, non rinunciando mai, anzi, ad una certa nudità di fondo – con l’attenzione giusta ai dettagli e con una sperimentazione mai fine a se stessa. In alcuni momenti dell’ascolto si insinua la sensazione del già sentito, ma tutto è fatto così bene che perdersi dentro le dieci tracce di “People Do Not Know Who Rules” è un piacere per l’udito. Il disco – trattasi del quarto album in sei anni – funziona, nei pezzi più convenzionali (la pop Make Me Real) come in quelli più sperimentali (la marziale Made Of Dirt), fino alla dolcissima Can’t Remember, uno di quei brani capaci di mettere d’accordo chiunque. Si finisce con la chiusura magistrale di Wish, dodici minuti di altalene emozionali che chiedono solo di abbandonarcisi dentro.
Arnoux “Cascades” (etichetta: Knifeville; produttori: Enrico Berto & Arnoux)
Fabio Arnosti, in arte Arnoux, bassista dei Ten Thousand Bees, arriva con un album a suo nome, un progetto solista ricco di spunti interessanti, dove l’acqua è l’elemento predominante, dall’artwork del cd fino ai suoni degli otto brani in esso contenuti. Elettronica minimale che sconfina in certo tropicalismo da lounge bar, con arpeggi di chitarra mai scontati e una voce che fa capolino di tanto in tanto, mescolandosi alla liquidità circostante con leggerezza. Un prodotto poliedrico e multicolore, che regala nel finale i suoi momenti migliori: Mia & Me e Amy Reno sono brani in cui l’originalità degli arrangiamenti si sposa con melodie meglio delineate che altrove e con un cantato morbido e appiccicoso.
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Pierluigi Lucadei
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Recensioni |
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il 15 Sep 2008 alle 16:18 |
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