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Se gli uomini partorissero, l’aborto sarebbe un sacramento

di Gloria Lattanzi

20/02/2008 - Forse anche per me l’argomento è troppo delicato, però infervorata da un attacco di presunzione, indotta da quella di altri, vorrei affrontare le attuali vicende scaturite intorno al tema dell’aborto.
Innanzitutto, spero di non essere l’unica a essere sbalordita quando vedo tale questione sbandierata in un clima esclusivamente politico, in cui non si riesce a discutere di bilanci, votazioni e campagne elettorali senza bagarre, insulti, sputi e quant’altro.
Ma soprattutto in un ambiente esclusivamente maschile. Proprio loro, i meno adatti a trattare la questione, se ne sono appropriati assurgendola addirittura a slogan per una lista di partito.
È da rintracciarsi qui l’origine della mia volontà nel voler dedicare questo articolo a tale tema.
Nel 1978 è stata promulgata la legge 194, che legalizzava l’aborto e rendeva la donna l’unica a poter decidere le sorti del feto, sempre e comunque nell’ambito di rigorosi limiti.Tale legge è stata sottoposta a referendum popolare nel 1981, e il 68% dei cittadini aventi diritto al voto si trovò d’accordo sul contenuto del suo testo. Venne considerata soprattutto quale conquista sociale di tutte le donne che avevano combattutto durante gli anni settanta. Quest’intervento legislativo assicura una tutela più efficace ed effettiva della salute della donna. Le si garantisce la possibilità di interrompere una gravidanza potendo contare sul sostegno delle strutture sanitarie senza rischi e in un ambito legale.
È una legge volta soprattutto al sostegno delle donne più deboli, più povere, meno istruite. Sono loro a ricorrere più spesso all’aborto. Ma qualsiasi donna che vi ricorra, e di questo può star sicuro qualsiasi uomo, non lo fa né con leggerezza, né superficialità. È un gesto estremo e disperato e vi si arriva proprio perché non vi sono altre soluzioni. Per tali motivi la donna in questo momento così delicato deve essere sorretta psicologicamente e moralmente dal personale medico, e deve poterlo fare in assoluta tranquillità per la sua salute fisica e mentale. Anche perché, spesso e ed è doloroso constatarlo, sono donne sole a interrompere la gravidanza. A concepire si è sempre in due, ma sul lettino di un ospedale è solo lei a doversi sedere.
Rimane facile quindi esprimere giudizi e sputare sentenze, da parte di chi, sicuramente non si troverà mai di fronte a interrogativi così laceranti e conseguenze altrettanto dolorose. Proclamare si, il sacrosantissimo diritto alla vita del concepito, ma bisogna rispettare anche il diritto alla salute e all’integrità fisica e morale della donna.
Secondo me, sottoporre nuovamente la legge 194 ad un referendum, porterebbe al medesimo esito di quello del 1981. Sia ben chiaro che non mi riferisco alle modifiche auspicabili nell’ambito dei singoli articoli, ma a una visione sommaria dell’intero testo normativo.
Per concludere, consiglio un’attenta lettura del libro di Oriana Fallaci “Lettera a un bambino mai nato”. E invito loro, le protagonisti (purtroppo) di questo argomento, a far sentire la loro voce e riprendersi i diritti garantiti loro da uno Stato laico, conquistati dopo anni e lotte faticose, in cui risuonava uno slogan alquanto provocatorio : “ se gli uomini partorissero, l’aborto sarebbe un sacramento”.


 Redazione 

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