Homepage >> Recensioni
"S'è fatta ora" (minimum fax, 2006) |
Antonio Pascale “S’è fatta ora”
“S’è fatta ora” è l’ultima prova del talento letterario di Antonio Pascale, quarantenne scrittore campano che si è imposto all’attenzione generale qualche anno fa con “La manutenzione degli affetti”. Siamo a Caserta, tra gli anni Settanta ed Ottanta, tra un padre poliziotto e piccoli delinquenti per amici. E poi a Roma, negli anni Novanta, a consumarsi nelle terrazze in cui la sera si andava in vacanza, fra musica, alcol, donne e il fastidioso senso di vuoto di una festa dietro l’altra. Poi a Capri, nel 1989, per le nozze d’argento dei propri genitori, e poi ancora a Roma nel 2000, a fronteggiare un volontario di Greenpeace ad una Fiera del Biologico. Il lettore è costretto a continui salti cronologici, salti in cui non si rischia di andare a vuoto, oltre che per una sapiente gestione delle meccaniche narrative, anche per la precisione delle date (il libro è infarcito di date con puntuale pignoleria). E, pur tra salti in avanti e indietro, non viene mai perso il continuum che porta Vincenzo, alter ego dell’autore, dall’infanzia alla vita adulta. Il suo percorso è scandito da alcune frasi-chiave che Pascale utilizza come metronomi, ripetendole ritmicamente («che brutta cosa ‘a gente», «il potere ci vuole stupidi» e ovviamente «s’è fatta ora») ed è suddiviso in cinque parti che corrispondono ai cinque capitoli del romanzo, microromanzi a loro volta (“S’è fatta ora”, “La miglioria della morte”, “Io sarò Stato?”, “Amori romani”, “Tutto un complesso di cose”). La scrittura di Pascale è apprezzabile specialmente quando sviscera l’amore con piglio da filosofo, riuscendo ad illuminare spesso con le sue riflessioni tra le righe. «L’amore in questo consiste, purtroppo. Uno che fugge (da un dolore) e l’altro che gli dice di aspettare (per affrontarlo c’è tempo)»: sono le considerazioni con cui chiosa la storia tra Vincenzo e Brunella, quella che «per la bellezza dei suoi diciannove anni, era destinata o a fare l’attrice o a perdersi in qualche vizio», quella conquistata a suon di versi. Oppure «non volevamo chiedere di più alla vita, sapevamo che tutto, sentimenti e lavoro, era a tempo determinato, tanto valeva non esagerare con l’immaginazione. E con il futuro. Lei era triste, e anche io in fondo lo ero», per raccontare il love-affair con Margherita, la ragazza prima investita con la moto e poi portata a letto, dove «al buio, abbracciati, raggiungemmo spesso la perfezione». C’è la vita con tutti i suoi smottamenti e i suoi cambi di passo, dentro “S’è fatta ora”, c’è la passione civile e la politica, il sesso sfrenato e tutti i sintomi di una cronica maleducazione sentimentale, l’amore paterno e quello filiale, il mondo del lavoro e quello della microcriminalità. C’è la crescita di un ragazzo, in un percorso di autoconsapevolezza e di apertura al mondo, percorso che rende “S’è fatta ora” un affascinante, e atipico, romanzo di formazione.
|
Pierluigi Lucadei
|
Recensioni |
Articolo letto 540 volte. |
il 21 Nov 2006 alle 22:11 |
|
|
|
|
|
|