La Provincia apre con un convegno a S. Benedetto la Settimana europea dedicata al grande problema dell’incolumità dei lavoratori
SAN BENEDETTO DEL TRONTO, 2006-10-23 - “Salute e sicurezza nei luoghi di lavoro” era il titolo del convegno che ieri pomeriggio, nell’Auditorium del comune di S. Benedetto del Tronto, ha aperto la settimana di eventi promossi dalla Provincia di Ascoli in collaborazione con CGIL, CISL UIL e le zone territoriali di Ascoli, Fermo e S. Benedetto della ASUR nell’ambito della settimana europea per la salute e la sicurezza del lavoro.
Nell’introduzione del vicepresidente della Provincia, e Assessore alla Formazione professionale, Emidio Mandozzi, sono state riassunte le iniziative che l’Ente ha adottato in questi anni per dare il proprio contributo in materia: dal protocollo d’intesa con sindacati e Asur stipulato nel 2001 al comitato di tecnici formato per valutare come inserire nei capitolati d’appalto banditi dalla Provincia condizioni che non limitino l’aggiudicazione della gara al solo criterio del massimo ribasso ma tengano conto anche delle azioni per la sicurezza messe in piedi dalle imprese concorrenti. Senza dimenticare il concorso per le scuole “Al lavoro sicuri per un sicuro lavoro”, giunto quest’anno alla quinta edizione, che è valso alla Provincia (notizia delle ultime ore) un premio del Ministero del lavoro e della previdenza sociale come migliore pratica per sensibilizzare la pubblica opinione sul tema della sicurezza: il riconoscimento sarà consegnato il 27 ottobre a Roma mentre, a testimonianza dell’attenzione che il Governo dedica all’esperienza della Provincia, giovedì sarà ad Ascoli il sottosegretario al Ministero del lavoro Antonio Montagnino per un confronto proprio su questo tema.
Sono poi intervenuti il sindaco di S. Benedetto Giovanni Gaspari (“Ci sono due Italie, quella che rispetta i diritti dei lavoratori, i contratti, un’altra che tende a considerare procedure e norme come intralci, che vive nel precariato, che trascura le norme sulla sicurezza. Su quest’Italia dobbiamo lavorare perchè la sicurezza è una pre-condizione del lavoro, non una gentile concessione”), il vicepresidente della Regione Luciano Agostini (“Le Marche, a fronte dello sviluppo impetuoso degli ultimi decenni, fanno registrare tassi di incidentalità sul lavoro tra i più alti d’Italia. Gli imprenditori non devono vedere la classe politica come un ostacolo, bisogna lavorare insieme per creare un’etica dell’impresa”), il Sottosegretario agli affari regionali Pietro Colonnella (“110.000 infortuni annui, oltre un morto al giorno sono numeri inaccettabili per un Paese moderno”).
Quindi gli interventi tecnici: Leonardo Pignoloni, dell’IRES Marche, ha illustrato i dati sugli infortuni nelle Marche e nel Piceno dal 2000 ad oggi confermando come la Regione si collochi al quarto posto in Italia per numero di incidenti. Antonio Angelini, della segreteria provinciale CISL, ha portato due testimonianze di lavoratori, una di un ragazzo che denunciava l’insensibilità del proprio datore di lavoro nei confronti del problema, un’altra di un lavoratore che ammetteva di non utilizzare le protezioni fornitegli per poter lavorare meglio.
Dopo gli interventi dell’ASUR, rappresentate dal direttore dell’azienda ascolana Mauro Marabini, che ha definito l’iniziativa della Provincia un vero e proprio “piano della salute” secondo le direttive comunitarie, e del dirigente della formazione professionale della provincia Maurilio Cestarelli, che ha ricordato come tutti i corsi di qualificazione professionale contengano almeno dal 3 al 5% delle ore dedicate a questo tema, ha parlato il dr. Paolo Trincia a nome dei colleghi dei Servizi di prevenzione e sicurezza del lavoro delle tre zone territoriali ASUR del Piceno. Trincia ha denunciato l’assoluta carenza di personale (tre operatori per controllare migliaia di aziende) e la presenza nel territorio di imprese in condizioni “da paesi nordafricani”.
Gli ha fatto eco il presidente di Confindustria Marche Federico Vitali che ha affermato che “quelle non si possono definire imprese ma solo attività economiche, come lo sono le organizzazioni criminali”, che “ il primo bene di un’impresa è il lavoratore” per cui le aziende devono declinare la sicurezza nel lavoro nella definizione, molto più impegnativa, di “attenzione alla prevenzione”. “Passiamo dalla politica del confronto a quella del dialogo - ha concluso Vitali, rivolgendosi a amministratori pubblici e sindacati – aiutateci a difenderci dalla concorrenza sleale di chi non rispetta le leggi, a cominciare da quelle in materia di sicurezza”.
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