Lo Slamball si prepara ad invadere l'Italia
Dopo il grande successo dell'anteprima alla Fiera del Fitness di Firenze del maggio scorso, si appresta ad arrivare finalmente in Italia per un'attesissima anteprima europea lo Slamball: direttamente dagli USA i più forti team americani si sfideranno durante una tre giorni di sport, musica e divertimento. L'appuntamento è per il 15, 16 e 17 dicembre alla Land Rover Arena (ex Paladozza) di Bologna, basket city per eccellenza. Il 'basket acrobatico' è diventato in breve tempo uno sport di culto e negli USA è il fenomeno sportivo dell'anno. Trattasi di qualcosa di molto spettacolare, un basket in cui il contatto fisico ricorda da vicino il football americano e in cui i giocatori, grazie a trampolini elastici presenti sul campo, riescono a compiere evoluzioni e gesti atletici che hanno a dir poco dell'incredibile. Schiacciate mozzafiato, scontri duri ma mai violenti, evoluzioni volanti e ritmi mozzafiato sono le componenti essenziali dello Slamball. I biglietti per la tre giorni bolognese sarano disponibili su TicketOne e nelle prevendite abituali al costo di 20/25 euro.
LA STORIA DELLO SLAMBALL:
Il sogno di un visionario prese corpo e volò nella realtà. Così si può riassumere in un one liner d’effetto la stramba storia dello sport più nuovo del mondo. Quando lo SlamBall fece il suo debutto sulla nuova TNN, rete via cavo americana, il mondo dello sport vide un anticipo di cosa sarebbe stato il futuro: un video game umano, forte di azioni non-stop e adrenalina che rompe tutte le regole dello sport tradizionale e definisce una nuova generazione. Uno spettacolo che allo stesso tempo è sia competizione sportiva vera e sia entertainment di finissima caratura. Roba che non bisogna provare a casa, ma che diventa una naturale tentazione provare ovunque ci sia un buon tappeto elastico con le indispensabili protezioni. Ma per il creatore dello SlamBall, l’appena trentenne Mason Gordon, SlamBall è molto di più: per lui il debutto dello SlamBall è appunto la trasfigurazione di una visione che è rimasta nella sua immaginazione per anni in una dimensione che il resto del mondo può finalmente vedere e toccare con mano. Fin da piccolo l’ha sempre visualizzato in un sogno ricorrente: un giocatore volava in aria, un altro dopo di lui e.. CRASH! Una grande collisione in aria. Un giocatore prendeva il controllo e spingeva l'avversario fuori dalla sua traiettoria. Fine del sogno. Tutte le notti lo stesso sogno con la collisione in aria. Le uniche cose che cambiavano erano i giocatori, le uniformi e i gesti atletici. Nonostante il sogno ricorrente, Gordon non considerò l’ipotesi di dar concretezza alla sua immaginazione per molti anni. Poi scattò qualcosa, una miccia prese fuoco. In seguito, come succede ad un numero sempre maggiore di fan degli sport, il suo interesse negli sport tradizionali venne influenzato dalla creatività e intensità degli sport d’azione come skateboard, Bmx e motocross e questi si rivelarono degli ispiratori maiuscoli nel successiva idea di procreare uno sport che riassumesse i principi dei suoi amori del college (basket, hockey e football) a quella street culture che lo stava contagiando. “Slamball è uno mix di sport estremo e sport più istituzionale, un clash armonico che è naturale sia influenza dall’etica e dai valori degli sport da strada”. Questa fu l’intuizione di Mason. Per Gordon lo sport d’azione aveva notevolmente di più da offrire rispetto al mondo dello sport tradizionale: azioni non-stop, sequenze di highlight e soprattutto atleti senza paura. Coraggiosi e pronti a spaccarsi l’osso del collo per il gusto di essere percorsi da rivoli di adrenalina. Egli stesso da atleta tradizionale si chiese: cosa si sarebbe ottenuto unendo il meglio dei due mondi, miscelando cioè le componenti atletiche di sport tradizionali come l’aggressività del calcio, la potenza del basket, l'irruenza dell’hockey e la grazia ginnastica con la follia degli sport d'azione? Tornò quindi al sogno. Una volta collegata la sua nuova idea con l’immaginazione delle sfide a mezz’aria che aveva visto migliaia di volte nella sua mente, era ormai certo che si potesse realizzare. Mancava solo una condizione, per altro essenziale: chi ci avrebbe creduto? E di conseguenza: chi avrebbe avuto voglia di praticarlo? Gordon a quel punto scelse un'unica persona, un regista e produttore idealista, il lungimirante Mike Tollin direttore della Tollin/Robbins Production, dove Gordon aveva lavorato, in passato come assistente. "Avvicinai Tollin, assicurandogli che non lo avrei più scocciato se solo avesse valutato la mia idea”, racconta l’ideatore con secchezza. “Sapevo che mi stavo giocando tutte le speranze di far decollare SlamBall, ma con lui non c’era possibilità di tergiversare”. Tollin si rivelò un osso duro e Gordon spese i sei mesi successivi cercando di convincerlo ad aiutarlo a trasformare lo SlamBall in realtà. Tollin riconobbe il potenziale dell’idea e dopo aver riflettuto a lungo, finalmente si convinse a lanciare questo nuovo progetto. Anche per Tollin lo SlamBall non rientrava nei canoni degli sport tradizionali. Non pensava avesse bisogno di svilupparsi per anni a un livello base, così da far crescere gradualmente il numero dei fan. Al contrario, era sicuro che l'intervento della televisione, come è accaduto per altri sport ora consolidati che ai tempi lottavano per affermarsi, avrebbe amplificato a livello massimo la magnitudo del fenomeno. Gordon era andato da lui per quel motivo e il meccanismo fece click. Gordon era intenzionato a tramutare lo Slamball nello sport professionale del futuro. Per farlo creò un suo piano che prevedesse prima di tutto la trasmissione del gioco in tv e poi l’affiliazione di un pubblico di massa, creando cioè la richiesta da parte del pubblico per poi tornare al modello tradizionale di diffusione dello sport tra i praticanti attraverso demo, corsi, e iniziative di diffusione attiva. Quando cioè il verbo sarebbe già stato sparso e ormai anche i ragazzini dei campetti di periferia e le ex stelle locali frustrate in cerca di riscatto dalle speranze di carriera nello sport mozzate sul più bello sarebbero stati già contagiati dalla febbre dello SlamBall, avrebbe avviato l’espansione del fenomeno. “E’ facile confondere lo SlamBall con uno sport da baraccone, una creazione a tavolino. La realtà che lo SlamBall è nato da un’idea che ha ricevuto subito adesione di base spontanea come era incredibile attendersi. È uno sport che si sta muovendo veloce in due direzioni: quella degli eventi e dalla tv e allo stesso tempo quella della massa di ragazzi attratti dalla bellezza e dalle possibilità che può generare. Dietro a ogni giocatore delle squadre che formano la Lega ci sono storie umane pazzesche. Gente che non ha certo scelto SlamBall solo per fame, bensì per autentica voglia di dimostrare la propria abilità nello sport. Il mio intento è quello di creare una struttura che possa costituire una scelta alternativa nello sport. Siamo all’inizio, la strada è lunga ma ce la faremo”. E la mentalità vincente fu subito alla base della sintonia tra Tollin e Gordon. I due strinsero una perfetta collaborazione lavorativa: Gordon forte di una mentalità aperta agli sport estremi e Tollin con la sua brillante conoscenza delle dinamiche degli sport tradizionali. Insieme fecero realizzare il primo mezzo campo. Lo costruirono con pezzi di ricambio: attrezzature da ginnastica arrugginite, pavimenti e trampolini di seconda mano; non era bello da vedere, ma avrebbe funzionato. Il passo successivo prevedeva di trovare i giocatori. Gordon setacciò i parchi della città, le palestre e i centri sportivi alla ricerca di ciò che definì il prototipo dei giocatori di SlamBall, cioè atleti forti fisicamente, creativi, coraggiosi e resistenti. “Per giocare a questo gioco devi essere resistente come l’alluminio e devi avere un cuore grande quando tutto il petto. Devi avere un’illimitata fiducia in te stesso e nelle tue capacità. Se non hai queste doti non puoi nemmeno avvicinarti al mondo dello SlamBall". Iniziò la caccia. Dopo aver selezionato centinaia di elementi trovò la sua squadra, erano i primi cinque giocatori che si sarebbero uniti a Gordon per formare l’originale SlamBall Six: Dave Redmond, Sean Jackson, Michael Goldman, James Willis e Jeff Sheridan. Gordon ricorda: “Abbiamo potuto procuraci solo cinque giocatori, quindi io dovevo essere il sesto” In un baleno erano tutti seriamente presi. Per tre settimane di fila giocarono 15 ore al giorno, tornando a casa distrutti, ma tornando il giorno dopo ancora più motivati. E’ stato il periodo più bello della mia vita, era pazzesco!” ricorda Gordon. “C’erano questi cinque ragazzi, che all’inizio pensavano fossi pazzo, che stremavano i loro corpi con questo duro gioco che amavano ogni minuto di più.” Dopo aver testato il mezzo campo, il gruppo degli SlamBall Six, insieme a Tollin, decisero di spostarsi al centro giovanile che si trova al centro di Los Angeles, dove fu costruito finalmente il primo campo intero di SlamBall. Con l’aggiungersi di altri atleti (tra cui Dion Mays, Stan “shaker” Fletcher e Rob Wilson) il gioco raggiunse presto altissimi livelli. Al nuovo campo Gordon aggiunse altri trampolini sotto ogni canestro. A poco a poco il sogno ricorrente di Gordon assumeva sempre di più connotazioni realistiche e le spettacolari collisioni aeree sarebbero state uno degli elementi concreti dello SlamBall. Grazie al semplice passaparola, ci fu un notevole incremento di audience intorno allo SlamBall, così Gordon e Tollin presentarono il nuovo fenomeno alla TRP Production, che collabora con la Telepictures/ Warner Bros. Questi videro uno sport già completamente sviluppato che avrebbe catturato l’attenzione dei giovani della generazione dei videogames e degli adulti in cerca di uno sport ricco di colpi di scena e capovolgimenti di fronte, un nuovo mix di folli gesti atletici e sorprendente creatività, mai visto prima. “Per farla breve, piacque da impazzire”. Una cassetta da 90” arrivò direttamente nelle mani del nuovo presidente della TNN, Albie Hecht che non esitò un istante ad acquistarlo. Il debutto dello SlamBall arrivò nell’estate del 2002 come parte del Network “Slammin' Saturday Night”. “Da quel momento fu come sciare in discesa a più di cento all’ora”, racconta Gordon.“Avevamo sei mesi per trovare atleti per formare sei squadre, assumere allenatori qualificati e insegnargli tutto ciò che riguarda il gioco". Una lotta contro il tempo per la quale lanciarono subito una serie di campagne radiofoniche per cercare di arrivare alle orecchie dei potenziali atleti e allenatori qualificati di tutta la nazione. Da 400 candidati allenatori ne furono selezionati 40, dopo essere stati valutati in gruppo per quattro giorni, in base alla loro comprensione del gioco e all’abilità nell’ inventare strategie di base. La ricerca dei giocatori fu altrettanto laboriosa. Dopo tre mesi e centinaia di selezioni finalmente riuscirono a formare sei squadre, ognuna di otto giocatori e zeppe del meglio delle qualità fisico-atletiche valutate sul campo. “Fu dura scegliere: c’era gente piena di talento, ex giocatori di basket professionisti nelle serie minori, fenomeni locali, giocatori di hockey che avrebbero abbattuto un granatiere. E soprattutto, tutti in un modo o nell’altro determinati a farcela”. Con i giocatori e il resto del personale a disposizione, Gordon era pronto ad affrontare la grande sfida della prima stagione di campionato. ”In sei settimane dovevamo insegnare ad un gruppo di giocatori una serie di nuove competenze e quando mettere in campo le abilità sportive professionali. La nostra squadra iniziale era già a buon punto, ma tutti gli altri ragazzi dovevano raggiungerci”. A quel punto, con l’aggiunta di due trampolini ad ogni lato, il campo era pronto. Nel frattempo, Mike Tollin, nativo di Philadelphia, volle recarsi nella sua città per legittimare ulteriormente il ruolo e la credibilità dello SlamBall incontrando e coinvolgendo l'ex presidente dei "Philadelphia 76ers", il famosissimo imprenditore sportivo Pat Croce. Croce, dopo tre giorni di attente valutazioni, firmò per diventare partner e portavoce dello SlamBall, generando una frenesia di pubbliche relazioni che nessuno sport appena nato si sarebbe mai sognato di ottenere. Dopo una piccola campagna di promozione e marketing iniziale, il ruolo di Croce divenne cruciale, in quanto tutti i principali media, tra cui ESPN, Sports Illustrated, New York Times, Time Magazine, e il “Jay Leno Show”erano a caccia della storia dello SlamBall. Lo SlamBall fece il suo debutto alla televisione nazionale il 3 agosto 2002, con sei episodi per la stagione estiva, e si rivelò ciò che non solo i giovani, ma anche le altre fasce di età di pubblico della TNN, si aspettavano di vedere. Gli ottimi dati d'ascolto fecero sì che il ciclo di partite fosse ripetuto per ben cinque volte, portando sempre più spettatori settimana dopo settimana. “La cosa più bella per me", osserva la mente di tutto, “è vedere lo SlamBall diventare lo sport che io volevo che fosse. Quando i giocatori inventano ad esempio dei passi complicati vedo un nuovo tipo di strategia istintiva. Quando vidi queste cose già al primo campionato mi emozionai molto.” A dicembre del 2002 lo SlamBall ottenne il nullaosta per la seconda stagione e il network televisivo vide l’audience duplicarsi, con la programmazione di una serie di 13 settimane per la nuova stagione. Con l’aumentare dell’esposizione Gordon sapeva che il gioco sarebbe stato sempre più sotto l’occhio della critica, la quale avrebbe deciso se giudicare lo SlamBall un sport “vero”. ”Voglio che la gente ci guardi, perché più ci guardano e più saranno affascinati dalle dinamiche eccitanti e creative che lo SlamBall e i suoi straordinari giocatori possono offrire”. Quest’anno la federazione ha effettuato ulteriori provini a livello nazionale e ha fondato due nuove squadre: i Bandits e i Riders. Le due nuove franchige hanno portato il numero delle squadre a 8.
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