“Saw III” di Darren Bousman
Amanda, apprendista enigmista, ha aiutato il serial killer Jigsaw a sfuggire alla polizia, che ancora una volta in questo nuovo capitolo della serie sta impazzendo sulle sue tracce. Jigsaw, nuovamente libero di agire ma in fin di vita, sembra così aver scelto, avvalendosi dell’aiuto della sua altrettanto perfida assistente, la sua prossima vittima: la dottoressa Lynn Denlon, brillante neurochirurgo rapita dopo la fine del suo turno in ospedale e come tutte le altre vittime dell’enigmista alle prese con problemi personali, giudicati dal sadico killer irrisori ed irrispettosi nei confronti della vita. Sarà lei la protagonista del nuovo gioco di Jigsaw sempre più contorto e malefico che stavolta includerà nelle file delle sue ragnatele anche se stesso e la “studentessa” Amanda. Ma quando tutto sembra racchiudersi intorno alla figura della dottoressa, ecco spuntare la seconda vittima del gioco inaspettatamente legata alla prima: Jeff, alle prese con la perdita di un figlio piccolo che non riesce a dimenticare le ingiustizie subite e per questo sprofondato in una spirale di odio e vendetta che lo porterà a misurarsi con i demoni della sua esistenza.
Se “Saw” ha tracciato un limite invalicabile tra il vecchio mondo dell’horror e quello attuale e “Saw II” ha definito la folle personalità di Jigsaw presentandocelo in tutte le sue sfaccettature, questo terzo capitolo della saga (ad aprile dovrebbero cominciare le riprese americane del numero 4) va ben oltre, offrendo una descrizione dettagliata del suo perverso rapporto con le vittime, della sua relazione con la preferita Amanda, intrappolata in un rapporto di soggezione fatto di dipendenza psicologica cresciuta nel tempo, che ha reso la giovane l’unica erede possibile per continuare tali folli meccanismi, noncurante però delle prove che anche lei è chiamata ad affrontare. Ancora una volta la scelta è fra vivere (o cercare di vivere) e morire, prima che il tempo inesorabilmente finisca; anche se il procedimento è sempre il medesimo, ogni personaggio ed ogni azione riescono ancora a risultare un enigma, una sorta di tassello in un gioco notevolmente più grande che lo spettatore sembra non comprendere mai fino in fondo. Gli intrecci lasciano ancora con il fiato sospeso, grazie alla mente sopraffina e perversa dell’enigmista, che nonostante sia disteso su un letto semi paralizzato, riesce ancora a gestire autonomamente le pedine sulla sua scacchiera. In realtà la soluzione non si trova mai (come sarebbe altrimenti possibile concepire un nuovo episodio?) anche se alla fine di questo terzo film il cerchio sembra finalmente chiudersi: ma si tratterà dell’ennesima fregatura dell’enigmista, l’ennesimo coup de teatre cui ci ha abituati in precedenza? Il rischio per gli sceneggiatori era ovviamente quello che il pubblico manifestasse i primi sintomi del disinteresse, non trovando più entusiasmanti le mosse dello stratega credutosi Dio, con la conseguenza che gli stessi calcassero un po’ la mano per rendere il prodotto appetibile; le scene risultano decisamente più splatter rispetto ai primi due capitoli, con la crescita vertiginosa della violenza gratuita e dei litri di sangue sparsi, in un climax di odio e perfidia che sembra non poter arrestarsi: ma “Saw III” rispetto a tanti altri film dell’attuale genere horror possiede una storia appassionante, una visione d’insieme che non viene mai persa di vista dai sapienti sceneggiatori e, seppur alle volte in questo film alcune scene sembrano raggiungere traguardi irripetibili (forse solo l’esperimento tarantiniano “Hostel” era arrivato a tanto), risultano comunque accettabili in quanto perfettamente incastrati nei piani tipici dell’enigmista.
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