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“Il pittore di battaglie” (Tropea, 2007 - 284 pag. € 15) |
Arturo Perez-Reverte “Il pittore di battaglie”
‘Prigioniero volontario’ in un antica torre di guardia sul Mediterraneo, un ex fotoreporter di guerra di nome Falques (chiaro il riferimento alle proprie vicende personali, con lo stesso Perez-Reverte che è stato fotoreporter di guerra sino alla guerra dei Balcani) dipinge un immenso affresco circolare raffigurante il paesaggio atemporale di una battaglia, della battaglia per eccellenza, che rappresenta il caos del mondo dall’assedio di Troia fino alle guerre dei giorni nostri, ripensando non solo agli orrori a cui ha assistito in 30 anni passati sempre in prima linea, ma anche alle vite di coloro che ha fotografato e che ha decisamente contribuito a mutare: è il caso ad esempio del croato Markovic, la cui vita è stata proprio rovinata da Falques e che adesso ha deciso di rintracciarlo per vendicarsi. Ma dal passato, dal turbine di emozioni ovattate ed irreali in quella torre, riaffiora anche il ricordo dell’unica donna amata, Olvido Ferrara, saltata su una mina mentre era in servizio nella ex Jugoslavia. Partendo da una fotografia, dalla fotografia che Falques non è mai riuscito a scattare sui campi di guerra, Perez-Reverte genera la sua ultima fatica letteraria, in una commistione di filosofia e letteratura che finora era mancata nei suoi romanzi precedenti: i suoi protagonisti si ritrovano a fare i conti con i propri demoni, i propri dubbi esistenziali, nella continua ricerca della comprensione, di quella verità che difficilmente è raggiungibile. Perez-Reverte è autore prolifico, balzato agli onori della cronaca nel nostro paese per il best seller “Il club Dumas” pubblicato nel 1997, in grado nuovamente con “Il pittore di battaglie”, dopo aver perso a detta della critica parte della sua eleganza narrativa negli ultimi romanzi, di confezionare un racconto che trasuda passione, una storia agghiacciante, “come una ferita sulle labbra, che fa male ma che sanguinando lascia in bocca un sapore dolciastro” (recensione IBS ndr), soprattutto nei dialoghi intrisi di dialettica fra Falques e Markovic, intenti a confrontare le loro vite, indiscutibilmente segnate, in maniera diversa, dagli orrori della guerra, nella condivisione di una rassegnazione di fronte ad una realtà che non può essere né colta né tantomeno descritta senza rimanerne tragicamente coinvolti. Nell’opera di Perez-Reverte sorprende la lucidità con la quale l’autore dipinge i vari teatri di guerra creando allo stesso tempo un’atmosfera terribilmente tranquillizzante; la morte, il dolore, nei racconti di Falques e nel dipinto che lo stesso si appresta a concludere, rappresentano la normalità ai giorni nostri, spettri vicini ma ancora terribili. Ne “Il pittore di battaglie” ognuno vive la sua personale guerra, la sua personale battaglia, combattendo ogni giorno contro qualcuno o qualcosa, nella perenne speranza di trovare il proprio cammino, di fornire ai lettori la chiave di volta per affrontare e vincere le proprie comprensibili debolezze.
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Alessandro Orecchio
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Recensioni |
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il 27 Oct 2007 alle 10:51 |
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