riflessioni di Benito Rossi*
SAN BENEDETTO DEL TRONTO, 2006-11-30 - Quando rifletto su un concetto che è quello di spendersi per fare politica, rimarco sempre di più la convinzione che il ruolo che si ritiene esercitare deve realizzarsi in un coerente equilibrio tra il dire e il fare soprattutto esercitando “un fare” che non può essere quasi l’opposto “del dire” di ieri.
Non è assolutamente mia intenzione pormi al di sopra degli altri, ma la sfida su questo terreno è assolutamente inevitabile al fine di fornire al cittadino un chiaro segnale educativo, iniziando proprio da noi stessi, che siamo l’espressione delle nostre idee e convinzioni. L’argomento in discussione è la delicata questione del gioco d’azzardo (nel caso di San Benedetto riguarda la volontà di alcuni favorevoli al Casinò).
Nella premessa mi presento come uomo libero, cittadino ed esponente di Alleanza Nazionale. L’argomento GIOCO D’AZZARDO raccoglie opinioni e posizioni di uomini e politici di ogni ordine e grado, di qualsiasi colore ed è assolutamente trasversale. Ma l’argomento non può prescindere da altre valutazioni che inevitabilmente includono altri settori compromessi con il gioco d’azzardo, contrariamente, come gli struzzi si utilizzerebbe uno spaccato di vita sociale che non farebbe giustizia sulla coerenza dei comportamenti. Inutile rielencare tutti gli effetti negativi del gioco d’azzardo, nonostante faccia fatica, anzi non capisco proprio, quali siano gli effetti positivi, come recita un detto in voga tra gli scommettitori: "i soldi vinti al gioco sono soldi presi in prestito e prima o poi li restituisci". Con tanto di interessi.
Ma l’aspetto tecnico non rappresenta altro che il detonatore di un deleterio processo educativo e quest’ultimo rappresenta proprio l’oggetto di discussione. Negli ambienti politici sento spesso parlare, e dire anche pubblicamente, che occorre recuperare i valori della vita: famiglia, senso dello Stato, legalità, lavoro, amicizia, trasparenza, correttezza nei comportamenti, ricchezza economica attraverso lo sviluppo lavorativo, ricchezza spirituale attraverso la coscienza, la moralità e religione.
Mi è sufficiente pensare alle famiglie rovinate dal gioco; mi è sufficiente pensare che un tessuto sociale non si può costruire con il gioco d’azzardo; mi è sufficiente pensare che lo Stato non può educare un popolo al gioco per sanare i debiti pubblici; mi è sufficiente pensare che l’amicizia non ci può essere tra vinti e vincitori sul tavolo verde; mi è sufficiente pensare che il lavoro di una vita può essere bruciato in una o più notti di incoscienti follie; mi è sufficiente pensare che coscienza e morale non albergano sui tavoli verdi e , figuriamoci l’aspetto religioso; tutto ciò mi è sufficiente per affermare con certezza di essere nettamente contrario al gioco d’azzardo e quindi all’istituzione di una casa da gioco nella città di San Benedetto. In piena responsabilità lo sostengo come uomo, come cattolico, come cittadino, come politico. Soprattutto come politico, considerato che eventualmente trattasi principalmente di scelta politica, in coscienza non posso condannare il gioco d’azzardo e poi contestualmente tacere di fronte agli effetti del gioco e magari dargli anche una mano per favorirne l’istituzione. Soprattutto devo determinare un perfetto equilibrio tra il dire di ieri e di oggi ed il fare di domani attraverso coerenti azioni finalizzate ad ostacolare il gioco d’azzardo. Vedete ! La chiarezza non è di questo mondo e cioè a dire che molti fanno dell’ipocrisia l’unica arma per coprire tutta l’incoerenza nei comportamenti.
Se con 100 euro compro un paio di scarpe, sostengo una filiera lavorativa (chi produce, chi vende, chi si occupa del mercato). Se li gioco, ne hanno un beneficio l'esercente e lo Stato, ma sicuramente non do una spinta all'economia. Uno spreco di soldi che può diventare un'ossessione, una dipendenza grave quanto quella da droga e alcool.
Una vera malattia. Che ha un inizio spesso banale: "L'impulso di partenza è il bisogno di soldi, la voglia di soddisfare sfizi, la noia". Ma poi chi gioca si sente in contatto con il pensiero magico: la capacità di prevedere il futuro, la convinzione di essere competenti (soprattutto nelle scommesse sportive), la sfida alla fortuna. Che può portare al delirio di onnipotenza".
Il dramma è che si tratta di una dipendenza da comportamenti socialmente accettati: chi ha a che fare con le droghe sa fin da subito di muoversi nell'illecito, chi gioca no. Né si può stabilire un confine economico: "Il disoccupato che spende 20 euro al giorno nelle macchinette del bar sotto casa può essere malato tanto quanto il benestante che "brucia" 5 mila euro ogni sera a poker. L'allarme scatta quando si inizia a giocare continuamente e a pensare: "gioco, tanto smetto quando voglio", oppure "se perdo ora, poi vincerò", un meccanismo conosciuto. Il giocatore, poi, trova stimoli anche nella perdita. Se punta il 17 ed esce l'8 (1 più 7) si sentirà vicino alla vittoria. Accanto al piacere, nascono però frustrazioni e sensi di colpa. C'è un elemento autodistruttivo, come in tutte le dipendenze".
Tutti i fattori negativi collegati al gioco d’azzardo (sperpero del denaro, sofferenze causate a se stessi e ai propri cari, costi sociali) non possono neppure lontanamente essere compensati da un molto presunto sviluppo turistico e da un altrettanto molto presunto arricchimento delle casse comunali. L’Italia è da sempre una “industria” del turismo, grazie al suo clima, alle sue bellezze naturali, al suo patrimonio culturale, artistico e storico e non ha bisogno di diventare il paese di “lucignolo” per attrarre turisti. Gli italiani, popolo di inventori, poeti, naviganti, eroi, non hanno bisogno di essere incentivati al gioco per divertirsi o per passare il tempo. San Benedetto (così come lo Stato italiano) necessita di capacità professionali per rilanciare una città che ha potenzialmente tutto. E non ci si celi dietro la scusante che ai residenti, forse, verrà proibito frequentare la casa da gioco! Se non va bene per il residente, non va bene neppure per gli altri! L’offerta di gioco d’azzardo, purtroppo, l’Italia ce l’ha già: chi vuole si sposti! Ma, sarebbe meglio abolire anche quelle quattro case da gioco esistenti, visto ciò che le cronache periodicamente riportano su quanto di negativo accade intorno e dentro le stesse.Un no deciso al gioco d’azzardo, un no deciso al casinò a San Benedetto del Tronto.
*Alleanza Nazionale