La mamma di Alice, Viviana Di Laura, di 28 anni, ha permesso che il suo compagno, Mauro Bronchi, picchiasse a morte la bambina che soltanto cinque anni fa aveva visto la luce, pronta a conoscere il mondo e ignara di quanto male avrebbe ricevuto. Non c’era un papà a proteggerla, nemmeno una mamma ‘coraggio’ disposta a sacrificare quella specie di sistemazione, acquisita nel momento in cui ha scelto di convivere con il ‘mostro’.
Un individuo che aveva l’affidamento esclusivo della figlia quindicenne avuta con la sua ex moglie, la quale aveva preferito abbandonarlo piuttosto che continuare a sopportarne le violenze. I servizi sociali non avrebbero dovuto approfondire e sviscerare i motivi per cui una madre aveva abbandonato la propria figlia? Chi è la madre di questa ragazza che ora è stata affidata ad estranei? Chi è il padre naturale di Alice? Non si conoscono questi importantissimi dettagli che potrebbero darci un quadro della disastrosa situazione familiare. Il padre naturale di Alice è stato chiamato in causa e interrogato anche lui, troppo tardi, non credete? Sicuramente è un padre indegno visto che non si è mai interessato di sua figlia come indegno è anche il padre della bambina pugliese morta di fame che ha avuto il coraggio di costituirsi parte civile nella speranza di guadagnarci qualcosa.
Quale attento tribunale dei minori ha deciso di affidare a Mauro Bronchi la figlia? Pare che fosse già stato denunciato per violenza all’interno delle mura domestiche. Dov’erano gli assistenti sociali che avrebbero dovuto monitorare una famiglia a rischio come questa?
Uno psichiatra ed ex Giudice onorario del tribunale dei minori di Torino, durante un dibattito televisivo che ci vedeva avversari, ha sostenuto che il tribunale si mette in moto quando qualcuno gliene fa esplicita richiesta, quando si presentano situazioni particolarmente delicate o quando una parte denuncia l’altra. In realtà, dico io, il tribunale dei minori si occupa in maniera esclusiva anche dell’affidamento dei figli delle coppie non sposate, anche quando non sussiste alcun pericolo, come se ci fossero minori di serie B e altri di serie A. Risulta incredibile che, nell’era dei Pacs, il nostro paese riesca ancora a concepire una differenza tra bambini e bambini.
Che gli assistenti sociali non abbiano svolto il proprio dovere lo possiamo, purtroppo, constatare in troppe occasioni. Troppi bambini sono stati tolti ai loro genitori perché ritenuti incapaci di mantenerli economicamente, mentre centinaia di innocenti vengono mal affidati e mai più controllati dal tribunale dei minori. Non sarebbe meglio che lo Stato prevedesse a offrire un sussidio al genitore bisognoso invece di portargli via un figlio?
Non sapremo mai se gli assistenti sociali avrebbero potuto salvare la piccola, e se questa favola triste ‘Alice nel paese degli orrori’ si sarebbe conclusa diversamente.
In questa triste vicenda Mauro Bronchi, il patrigno di Alice, ha più di un complice, non solo la madre che, con il suo silenzio, ha permesso che accadesse il peggio, ma ci sono anche colpe che vanno ricercate nel nostro sistema, nel nostro diritto di famiglia.
L’ideale sarebbe riorganizzare tutto, facendo tesoro delle tristi esperienze passate e ripensando a quanti bambini e adulti sono caduti sul campo dell’indifferenza e della cattiva gestione degli affidamenti. Oltre ad occuparsi del sostegno psicologico dei minori e dei genitori di famiglie in pericolo, il tribunale dovrebbe, assolutamente, programmare l’accurato monitoraggio di tutti i componenti delle famiglie difficili. Ancora una volta vorrei ribadire che di fronte alla tutela dei bambini non ci sono limiti di responsabilità, soprattutto da parte di un tribunale specifico per i minori.
Non possiamo sederci ad aspettare un domani migliore, non possiamo permettere che a rischiare siano ancora i nostri figli, che rappresentano il futuro del nostro paese. La ricetta c’è, ma quale governo deciderà di applicarla?
Cosmo de La Fuente
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Da appurare definitivamente il trauma che ha portato alla morte, come e con che cosa sia stata colpita la testa, la natura di tutte quelle ecchimosi sul corpo della bimba e se quei segni rilevati ai polsi siano da far risalire a dei legacci. In quell’appartamento a Labaro, viveva anche la figlia che l’uomo aveva avuto dal matrimonio precedente al legame con Viviana. Quella domenica notte, mentre gli eventi precipitavano, la ragazza, 15 anni, era all’oscuro di tutto. Una tragedia nella tragedia, quindi, per la giovane, molto legata al padre: mentre Alice viveva nel terrore e nel dolore i suoi ultimi momenti, l’adolescente si trovava alla vicina Festa dell’Unità. Al suo ritorno ha trovato la casa vuota, mentre altri le hanno raccontato precipitosamente tutto quello che era accaduto. Anche la giovane è stata interrogata per descrivere il ménage familiare e per appurare se la piccola Alice sia stata picchiata altre volte. Intanto, alla madre di Alice è stato assegnato un difensore d’ufficio, mentre Mauro Bronchi continua a negare di essere il responsabile della morte della bambina.