Suggerimenti dalla Spagna per la sinistra italiana
“Il potere non mi cambierà” (Josè Luìs Rodrìguez Zapatero)
La pratica politica innovativa inaugurata dal premier spagnolo Zapatero rappresenta sicuramente una fonte da cui attingere per dare finalmente una svolta al modo di intendere la politica nel nostro Paese, riconsegnandole efficacemente una dignità perduta ormai da troppo tempo. La nuova idea di socialismo che porta avanti il premier spagnolo mira a realizzare un disegno moderno del Paese, che sia una fusione fra le qualità civiche degli Stati europei nordici e l’apertura multiculturale di quelli mediterranei. Il tutto attraverso il primo elemento immediatamente nuovo, ovvero l’approccio alla politica e in particolare alla comunicazione politica: un linguaggio semplice, diretto e deciso, ma sempre alla ricerca di qualcosa che vada al di là dell’ortodossia, scongiurando quindi i sistemi di pensiero chiusi e seguendo solo il comandamento morale del non tradire mai la parola data. Zapatero vuole rilanciare il nocciolo della tradizione socialista, la quale mette al centro la libertà intesa in senso pubblico (non privato e liberista), la libertà dei diritti che deve far sviluppare le capacità degli individui nell’essere autonomi all’interno della collettività. Questo è un punto cruciale, il quarto pilastro del welfare spagnolo dopo scuola, sanità e previdenza: l’autoregolazione dei soggetti, che si manifesta in modo diretto con il mutamento del ruolo sociale delle donne, letto come punto strategico a vantaggio della democrazia. Otto ministri donna su sedici, con un viceministro alla cooperazione internazionale di addirittura ventisette anni e un’età media della squadra di governo di meno di cinquant’anni (lo stesso Zapatero ne ha quarantacinque); già da qui si respira aria nuova, un atteggiamento dinamico, propositivo e attento alle esigenze sociali, con l’obiettivo di dare diritti a chi prima non li aveva senza incidere su quelli degli altri, perché è nel recupero dei diritti che si realizza un vero “socialismo dei cittadini”. Le prime azioni di governo testimoniano l’attività in qualche modo rivoluzionaria del governo spagnolo: ritiro immediato delle truppe il giorno successivo all’insediamento, liberazione della TV pubblica dalla lottizzazione, seppure soft rispetto alla nostra, da parte della politica, apertura e dialogo con le componenti indipendentiste sia basche sia catalane, approvazione a grande maggioranza della Costituzione europea. Elemento di forte impatto è stata anche la stesura di un codice etico di governo, che recupera l’elemento simbolico e immaginario dell’attività politica, anch’esso necessario per gli elettori e per tutti i cittadini; anche il lavoro di “purificazione morale” all’interno della dirigenza del partito socialista spagnolo (PSOE) fa parte di una strategia globale che vuole ricostruire il ruolo genuino e gli elementi fondamentali della politica. Tutto ciò all’interno della consapevolezza del valore della democrazia come fatto emergenziale in un contesto di fondamentalismi tanto orientali quanto occidentali; da qui la necessità di dare un respiro europeo e internazionale all’azione politica, essendo radicali solo nei principi della laicità dello Stato, della libertà e del rispetto altrui. Ciò che sta facendo il socialismo di Zapatero in Spagna è, a nostro avviso, l’inizio di un cammino di civiltà che deve essere elemento di conoscenza e motivo di riflessione per tutte le sinistre europee, prima fra tutte quella italiana, che può veramente innovare la nostra politica, basta averne il coraggio.
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