Bruce Springsteen - "Radio Nowhere"
di Claudio Palestini Dove eravamo rimasti? Al canto corale ed emozionato di "How Can A Poor Man Stand Such Times And Live?" sulla tragedia dell'uragano Katrina e alle ballate desolate di uomini in lotta contro il proprio destino. Avevamo lasciato il soldato americano in Iraq a riflettere sulla forza delle sue idee, dopo aver incarnato i pensieri di una nazione ferita dall'attentato dell'11 settembre. "Radio Nowhere", singolo di “Magic”, il nuovo lavoro di Bruce Springsteen con la E Street Band, sembra rimandare, invece, ad "Open All Nigth", unico episodio pervaso da una sana e illusoria speranza di quel Nebraska targato 1982, cupo e doloroso affresco dell'America provinciale. Ma per quanto possibile “Radio Nowhere” è ancora più pessimista e disillusa. Sono passati venticinque anni da quel “Hey, Mister Deejay, woncha hear my last prayer hey, ho, rock'n'roll, deliver me from nowhere (Hey, Mr Deejay, vuoi sentire la mia ultima preghiera, hey, rock’n roll, salvami da questo nulla)” e tante delle illusioni sono svanite. Non c’è più una Wanda ad aspettare il protagonista. Nessuna casa, nessun lavoro, nessun amore. Nessuna speranza per andare avanti. Soltanto il solito motore tirato a lucido e una stazione radio a frantumare la solitudine della notte. “I just want to hear some rhythm I just want to hear some rhythm”, nessuna ancora di salvezza, soltanto il bisogno di ritmo, di un milione di chitarre e di una batteria pulsante. Detto fatto: Springsteen e soci ce la mettono tutta a colpi di chitarre elettriche, assoli di sax, un riff spavaldo e compatto, un arrangiamento sporco, e quant’altro. Poi di nuovo il ritornello “This is Radio Nowhere. Is there anybody alive out of there?”. C’è qualcuno vivo qua fuori? Un grido disperato che non può lasciare indifferenti. Gli anni passano rapidamente lasciando ferite, cicatrici, conti in sospeso. E quando si ha finalmente la forza di reagire spesso si devono fare i conti con un’immobilità e una staticità che puzzano di morto, che con la vita non hanno niente a che fare. Non deve sorprendere quindi che quel “I just want to hear SOME rhythm” si trasformi ben presto in “I just want to FEEL SOME rhythm” ed infine in quel “I just want to FEEL YOUR rhythm” che odora di sesso, seppur disilluso e doloroso, ma che è pur sempre vita. C’è qualcuno vivo fuori di qui? Il pubblico che diventa privato. Il generale personale. Il rock’n’roll sparato da una radio che entra nella mente e fa pensare che a volte il vivere ed il morire si somigliano talmente tanto da aver bisogno di un emozione forte per uscire dal torpore. Lunedì 10 settembre escono i biglietti per l’unica data italiana di Bruce Springsteen and the E Street Band. Domenica notte le biglietterie di tutta Italia saranno prese d’assalto da migliaia di appassionati di tutte le età. Da gente convinta che non ci sono sogni per cui non vale la pena vivere. Che maturare non vuol dire per forza morire. Che non è importante tanto quello che si è o che si ha, ma quanto grandi sono i sogni che animano la propria vita. Magia del Boss. Magia di “Magic”. Chissà se ci sarà qualcun altro vivo lì fuori nella notte?
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