La Palestina di Enrico/14
Nonostante la repressione, continuano le dimostrazioni nonviolente contro la confisca della terra e il Muro
Annoierò i miei pochi lettori raccontando ancora quello che sta succedendo ad Al-Mas’ara e negli altri villaggi nel distretto a sud di Betlemme. Il comitato popolare locale ha organizzato negli ultimi due anni dimostrazioni nonviolente contro la confisca della terra dei villaggi per la costruzione del Muro e delle colonie israeliane. Eravamo quasi un centinaio di persone il 1° maggio, la dimostrazione coincideva con l'anniversario della festa dei lavoratori. In prima linea insieme ai palestinesi ci siamo anche noi attivisti internazionali ed israeliani, la maggior parte "Anarchists Against the Wall". L’esercito israeliano reagì violentemente, lanciando gas lacrimogeni, proiettili di acciaio rivestiti di gomma, bombe sonore ed arrestò 6 persone tra cui Hasan Bergia, Mohammad Bergia e Mahmoud Zwahre, membri del comitato popolare di resistenza di al-Mas’ara. Chi con diffide, chi con multe, 5 su sette sono fuori ora: Mohammad e Hasan, fratelli, sono ancora dentro. A breve si terrà l’udienza. Colpevoli di resistenza nonviolenza alle umiliazioni ed ai soprusi di un’occupazione brutale.
Mahmud Zwahre, coordinatore del comitato popolare di al-Mas’ara, ci racconta le umiliazioni e le violenze che hanno subito nei centri di detenzione: legati mani e piedi e costretti a stare in ginocchio, un pomodoro ed un bicchiere d’acqua per nove detenuti a colazione, pestaggi, offese, minacce, mancanza di cure mediche adeguate: “Gli israeliani – spiega - stanno reprimendo duramente la resistenza popolare, in quanto dimostra che noi palestinesi stiamo lottando pacificamente per i nostri diritti. La resistenza popolare impedisce agli israeliani di dipingerci come violenti terroristi che minacciano la sicurezza dello Stato, li mettiamo nella condizione di rivelarsi per quello che sono, un esercito che reprime brutalmente una popolazione civile disarmata. Con gli arresti e le altre intimidazioni cercano di porre fine a questo movimento”.
E' ormai chiara la nuova strategia militare dell'esercito israeliano, che punta ad una dura repressione anche delle manifestazioni popolari. Vengono colpiti anche gli attivisti internazionali, per dissuaderli dall'unirsi ai palestiensi nella lotta congiunta contro l'occupazione e la colonizzazione israeliana dei Territori Palestinesi Occupati. I vertici politici e militari temono la formazione di un movimento internazionale di solidarietà contro l'occupazione israeliana e le violazioni dei diritti fondamentali dei palestinesi. Nessun tipo di protesta viene più tollerato, si reprime tutto con brutalità, sicuri della totale impunità dei crimini commessi, si tratti del ferimento o dell’uccisione di un dimostrante, o si tratti del massacro di 1400 persone a Gaza.
Ogni settimana decine sono i palestinesi, e non solo, che vengono feriti nelle dimostrazioni popolari contro il Muro e le colonie israeliane: pugni stretti e rabbia sana contro un esercito pesantemente armato ed addestrato alla repressione brutale. Sulle loro spalle i diritti ed il fututo di un intero popolo. Anche oggi, tra qualche ora, andiamo a riprenderci il futuro. Noi, con il nostro paio d’ali spiegate. E non faremo un solo passo indietro, neanche per prendere la rincorsa. Enrico Bartolomei
Pubblicato il 22/5/2009 alle ore 09:16
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