GLI ATLETI DIMOSTRANO IL COLLEGAMENTO STRESS-MALATTIA
Un esperimento ha verificato gli effetti dello stress psicofisico estremo sulle funzioni omeostatiche dell'asse cuore-cervello Se ne parla da molto tempo ma mai si era riuscito a dimostrarlo in maniera così inequivocabile: il collegamento fra stress e malattia esiste. Lo hanno dimostrato ricercatori del Consiglio Nazionale delle Ricerche, con i colleghi della Scuola Superiore Sant'Anna e dell'Università di Pisa, tramite "Ironscience", un esperimento scientifico senza precedenti al mondo che ha visto impegnati, all'isola dell'Asinara, in Sardegna, 14 tra i migliori "superatleti" italiani: una gara di "ultra-triathlon" finalizzata a valutare la risposta psico-fisica dell'organismo umano in condizioni estreme per una migliore comprensione dei meccanismi di malattia. I risultati più significativi di "Ironscience" sono: uno stress psicofisico acuto, con incremento del livello di troponina I (la proteina liberata in circolo in caso di danno miocardico), riduzione della funzione respiratoria e alterazioni del sonno a onde lente, ma, nello stesso tempo, un'incredibile capacità di recupero che, opportunamente analizzata, permetterà di affrontare con nuove prospettive la cura delle malattie cardiovascolari sui pazienti comuni. I "superatleti" hanno affrontato in successione 3.800 m di nuoto in acque libere, 180 Km di attività ciclistica e 42 Km di maratona, per un totale di oltre 12 ore di sforzo fisico. Prima, durante e dopo la competizione, sono stati sottoposti a monitoraggio costante delle funzioni cerebrali e cardiache anche nelle ore di sonno. Lo studio fa seguito a precedenti esperienze di ricerca fatte su atleti di questa specialità durante "Rak Ultratriathlon World Cup Series 2007″, svolta negli Emirati Arabi Uniti e "Elbaman Superlong Triathlon Italy", all'Isola d'Elba nel settembre scorso. "La relazione tra stress e patologia è ben documentata - osserva Alessandro Pingitore dell'Ifc-Cnr che con i colleghi Angelo Gemignani (Università di Pisa) e Mario Palermo (Azienda ospedaliera di Sassari) ha seguito da vicino gli atleti in gara . Nel corso degli anni, numerose indagini hanno permesso di riconoscere il ruolo primario degli eventi stressanti nell'insorgenza e nell'esacerbazione di molti disturbi sia somatici che psichiatrici. Tra i disturbi somatici, sono ben noti quelli che riguardano la sfera cardiovascolare, come l'ipertensione arteriosa e l'infarto del miocardio. Dall'altra parte le alterazioni della sfera emotiva, come ansia e depressione, sostenute da eventi stressanti, a loro volta costituiscono motivo di aumentata vulnerabilità allo sviluppo di accidenti cardiovascolari. I soggetti sottoposti a condizioni estreme, come gli 'ironmen', rappresentano un modello naturale di carico allostatico non dissimile da quello dei soggetti malati". "L'esperimento - aggiunge Gemignani -, ci ha consentito una verifica sperimentale degli effetti dello stress psicofisico estremo sulle funzioni omeostatiche dell'asse cuore-cervello. In tutti gli atleti abbiamo verificato modificazioni significative a carico del cuore, dei polmoni e del cervello con alterazioni del sonno a onde lente. Ciò nonostante, gli atleti sono riusciti a mantenere un equilibrio impensabile in soggetti normali".
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