Se si osservano le opere grafiche puntiformi, le acqueforti di Carlo Iacomucci e i suoi dipinti ad acquarello o ad acrilico, ad olio si rimane affascinati dalla precisione del tratto, dalla forza e dal nitore del segno e dalla grande competenza nell’uso del bulino, così come trascinano sensorialmente e visivamente la ricchezza dei colori ed il grande concorso di immagini variegate dei suoi dipinti.
Quattrocentista convinto Egli sa come misurarsi con il mondo rinascimentale dei grandi artieri: maestri di arti multiformi dalla pittura e dalla scultura all’architettura, mai pareggiati e pur tuttavia sempre presenti e vigili nello spirito creativo dei grandi artisti italiani sino ai nostri giorni.
Carlo Iacomucci è la testimonianza esemplare ed esaltante di quanto vero sia l’essere il Rinascimento più vitale che mai, nell’arte italiana, con la capacità di rinnovarsi misurandosi con le arti contemporanee, concettuali, astratte, metafisiche e multiformi e con non minore perizia. Stupiscono per la loro originalità le figure incise delle grandi cattedrali di Assisi, Treia, Loreto ed altre. Esse emergono come monoliti perfette nelle forme primigenie dei loro facitori come sogni materiati di puro spirito. Svettano verso l’alto con senso di onnipotenza sfuggendo quasi da quinte teatrali gonfie di tele appena mosse dal vento o dalle balze arricciate, bel rilevate dai chiaroscuri e aggettanti a mò di piedistalli arcani, quasi disvelamenti di misteri chiusi e insondabili, ma di intoccabile bellezza.
Ai loro piedi vive e muore una realtà quotidiana di oggetti tecnici e semoventi, a bric-brac, sperduti, immemori, soli, isolati, quasi immondi per la loro ripetitività o semplicità: burattini, cavallucci, pinocchi.
Essi creano mondi irreali, ma non per questo meritano minor rispetto al confronto con il fulgore delle cattedrali. Essi sono oggetti-simbolo, creature alate, farfalle, grifi, foglie turgide, carnose, spesso avviluppati su se stesse e catturano la nostra attenzione nella spirale dei loro sviluppi o avvinghiamenti.
Oppure appaiono schermati da agili bifore o da grifi dalle potenti e graffianti zampe, dagli occhi feroci e penetranti come lame quasi a testimoniare che essi esistono e, pertanto , costituiscono esseri con i quali la nostra umanità deve confrontarsi. Seppure anch’essi siano creature di sogno nella formidabile composizione delle loro parti anatomiche con gagliardia di tratto e con ferrigni tessuti di orditi cinquecenteschi, si impongono prepotentemente all’immaginazione di colui che, colto dall’ammirazione, ne rimane indissolubilmente preso. Non meno emblematiche, ma nitide ed ammirevoli sono le strutture architettoniche delle facciate di palazzi ipotetici tratteggiate in forme classiche di pura bellezza, poste come baluardi o provvisorie oasi di equilibrata staticità. Appare il nostro autore divisionista stupefacente nel suo pointillismo nei quadri a volte realistici a volte miracolosamente naturalistici, resi con fluide pennellate di colori emblematici nel creare visioni di prati, di petali, di gocce d’acqua, di steli, di rose, immersi o danzanti sulle nature ventose dei clivi, delle nuvole, delle meteore.
Gli elementi naturali vengono ritratti travolti in una danza di vita e di morte condotta da complessi aquiloni a forma di ala, di freccia, di “anse” ondulate di carta. Esseri alati si dirigono e trascinano con sé una natura capace di far dimenticare l’arida e ributtante opera devastatrice dell’uomo.
Sono proprio gli aquiloni e le cortine palmate e le erbe piegate dai venti a riportarci al Respiro Eterno dell’Universo, vento datore di vita. Signore Assoluto di quel rigoglio di colori, di quelle schegge vivide di luce ed ombra, padrone di quell’azione da sempre riconosciuta benefica, nel fugare le nubi, nel “pulire” le superfici rilevando cieli chiari, mari azzurri, oasi di luce.
Permangono nella loro vuota, ma consistente visivamente goffaggine i manichini inquadrati in interni di palazzo. Esili appendipanni di abiti cinquecenteschi vuoti di carni, ma gonfi di forma dismesse che ricordano l’inanità dell’uomo davanti alla bellezza esistenziale delle cose, ma anche del fatto che, per quanto frusti e inutili, per quanto abbandonati, essi “restano”, mentre gli esseri umani sfumano.
I copricapi anch’essi cinquecenteschi segno di distinzione o di sovranità messi di sghimbescio, pur sempre ben piantati sui pioli degli appiccapanni sembrano grottescamente salutarci, per sempre, senza alcuna considerazione.
Arte dunque, quella di Iacomucci, di grande scuola, di finissima interpretazione, di somma maestria ed originalità . Essa “incide” nell’intimo dello spettatore e lascia che l’ammirazione diventi quasi una “DEVOZIONE” per il messaggio che ne promana: una purezza dell’intento artistico che dovrebbe costituire l’etica per eccellenza. Un'etica riscontrabile anche nell’intitolazione dei quadri dell’autore.
L’artista può costruire un “nuovo mondo”, “una città ideale” dove ognuno di noi ama trovarsi o perdersi con leggerezza di spirito, mai per condannare se stesso o gli altri.
Prof. MARIA ELISA REDAELLI
San Benedetto del Tronto, 2007-07-31
Brevissima Biografia
Carlo Iacomucci è nato a Urbino nel 1949, opera in Via Velini, 44 – 62100 Macerata-Italia –Tel.0733-233984 email: carloiacomucci@libero.it < sitoweb: www.carloiacomucci
Nella sua città natale riceve la prima formazione artistica presso il prestigioso Istituto Statale d’Arte (Scuola del Libro). Negli anni 1969/70 vive a Roma dove frequenta stamperie d’arte, studi ed ambienti artistici. Successivamente partecipa al Corso Internazionale della Tecnica dell’Incisione Calcografica tenuto a Urbino. Nel 1973 è chiamato ad insegnare Anatomia Disegnata presso l’Accademia di Belle Arti di Lecce. Dal 1974 al 1985 opera a Varese dove insegna Figura Disegnata presso il Liceo Artistico Statale e fa parte dell’Associazione Liberi Artisti della Provincia di Varese.
Nel 1977 la prima personale all’estero, in Argentina alla Societad Italiana Cultural “C.Colon” Quilmes Buenos Aires. Nel 1983 la Rai Tre di Milano realizza un servizio sulla sua attività artistica, in particolar modo sulla tecnica dell’acquaforte e punta secca. Il legame mai spezzato con la terra d’origine lo spinge a rientrare nelle Marche e dal 1985 è titolare della cattedra per l’insegnamento di Disegno dal Vero e di Educazione Visiva presso l’Istituto Statale d’Arte di Macerata.. Ricordiamo:
-Il Premio Internazionale San Valentino d’Oro per la sezione delle Arti Visive come “Messaggio d’Amore” a Terni.
-L’invito alla XIV^ Edizione Premio Internazionale Biella per l’Incisione “99”.
-Alcune sue incisioni sono presso la Civica Raccolta delle Stampe “Achille Bertarelli”del Castello Sforzesco di Milamo – Musèe d’Art et d’Historie di Ginevra – Repertorio degli Incisori Italiani Gabinetto Civico delle Stampe Antiche e Moderne di Bagnacavallo – Gabinetto delle Stampe del Museo Civico“Ala Ponzone “ di Cremona – Civica Galleria d’Arte Moderna di Gallarate - Raccolta delle Stampe “A. Sartori di Mantova e Pinacoteca Comunale di Macerata ecc….
-La pubblicazione di un libro d’arte sulle sue incisioni dal 1971 al 2000 dal titolo: “Un Nuovo e Sempre Antico Paesaggio dell’Anima” a cura di Floriano De Santi, edito dalla Fondazione “Il Pellicano”.
-La mostra personale “Le Carte dell’Arte-The Papers of Art” presso la Giorgio’s Gallery -Guelph Ontario in Canada.
-La partecipazione con un libro d’arte a: “Grafia y Creatividad y Poesia Visual” presso la Facultad de Ciencias de la Educaciòn y Psicologia dell’Universitad Rivira i Virgili a Tarragona-Spagna.
-Realizza delle illustrazioni di vedute di Macerata al tempo di P.Matteo Ricci del 1500 per la mostra”Europa am Hofe der Ming”del Gesuita Maceratese allestita presso il Museum Fùr Ostasiatische Kunst Staatliche Museen di Berlino.
-L’inserimento con un profilo biografico nell’Edizione Internazionale Who’s Who in Italy Edition.
-In occasione della IX Edizione della Rassegna di Grafica “Omaggio a “Luigi Bartolini” ricevere dal Comune di Cupra Montana il riconoscimento come “ Incisore marchigiano distintosi per particolare qualità”.
-L’invito alla I^ Biennale Internazionale d’Arte “Lotta alla Povertà nel Mondo” a cura della Fondazione Turca Contro lo Spreco–Museo di Pittura del Ministero della Cultura di Ankara-Turchia.
-La realizzazione di quattro francobolli ripresi da alcune sue opere in Brasile e in Finlandia.
-Il suo inserimento nel recente volume “Le Marche e il XX Secolo-Atlante degli Artisti” a cura di Armando Ginesi, edito dalla Federico Motta Editore di Milano e da Banca Marche.