Homepage >> Recensioni
"Today ep" (Centre Of Wood, 2008) |
Abba Zabba “Hollenbackinfakie / Today”
Etichetta: Centre Of Wood Brani: Blue / May (out of bed) / Ghosts / The Thay Touch / Tchoulii… / A Boy / Moonback / Wonderland / Begin-End
C’era una volta un manipolo di cantautori americani dediti a canzoni fatte in casa e in bassa fedeltà. Hanno conquistato da subito un posto nel cuore degli aficionados dell’indie e un paio di lustri dopo erano già dei classici. Col tempo anche in Italia hanno iniziato a suonare e registrare la chitarra acustica nello stesso modo e a cantare versi di desolazione sentimentale capaci di graffiare e commuovere. Abba Zabba non è che uno di questi cantautori. Viene da Trieste e suona voce e chitarra composizioni home made che sanno dell’America oscura e malata del blues e del folk dei padri e dei padrini. Tanto Johnny Cash nelle sue corde, per intenderci, quanto Jeff Buckley o Elliott Smith. Il suo tocco ha però energia e originalità sufficienti per affrancarsi dai modelli prestabiliti e per attirare l’attenzione. Questo primo lavoro sulla lunga distanza è in realtà l’insieme di due ep, “Hollenbackinfakie” del 2005 e “Today” del 2008, ma le intenzioni sono quelle di presentarlo come un disco unico. Abba Zabba propone nove pezzi, di cui uno strumentale (The Thay Touch), più una ghost track in cui si misura con uno standard di prim’ordine (Summertime). Colpiscono in positivo l’elettrica ricca di feedback dell’iniziale Blue, la ricerca di una via per risalire dopo aver toccato il fondo («I’m searching the most beautiful place/tell me, is this it?»), e i meravigliosi archi di Ghosts, canzone per una persona in difficoltà che siamo incapaci di aiutare («needing a help/she falls into the mist again/trembling like the ghost that lives and sleeps with her»). La seconda parte è più solare, nei suoni più ariosa, cristallina, come simboleggiato anche dalla seconda copertina in cui il cane che nella prima dorme si sveglia e scodinzola. Si respira chiaramente l’odore di certe avventure di grunge acustico che, partendo dal Mark Lanegan solo di “Whiskey For The Holy Ghost” e dagli Alice In Chains di “Jar Of Flies”, arriva al Vedder della colonna sonora di “Into The Wild”. Nel complesso però meglio il primo che il secondo ep, più vario e dalle soluzioni più personali, nonostante sia stato, in perfetto stile lo-fi, registrato e mixato in soli due giorni.
|
Pierluigi Lucadei
|
Recensioni |
Articolo letto 1202 volte. |
il 11 Nov 2008 alle 15:40 |
|
|
|
|
|
|