Emergency ritira lo staff afgano
di Urso Alex Senza capriole di trascendenza o stravaganze emotive, penso che in questi casi ci si possa solo fidare del nostro buonsenso e del nostro istinto umano ad accettare la convinzione per cui qualcuno a questo mondo lavori nel bene e di tanto in tanto si ponga per qualche minuto una mano sulla coscienza; credere che qualcuno insomma si salvi da questa strana cozzaglia che c’è intorno e pare non la racconti mai giusta. Se a questo buonsenso umano aggiungete anche un buon carico di numeri che testimoniano una concreta missione, tangibile, che esiste e si vede, allora penso che l’incriminato sia già un punto sopra a chi invece si nasconde sotto l’illusione di accuse non provate (o no?). Parliamo di Emergency, organizzazione umanitaria italiana nata nel ’94 allo scopo di fornire assistenza, attraverso personale medico impegnato all’estero, alle vittime civili della guerra e delle mine antiuomo . Tutti, in questi giorni, abbiamo più o meno seguito la vicenda che ha reso partecipe l’associazione fondata da Gino Strada, in un caso senza precedenti, con pesanti accuse che gravano naturalmente su quella meravigliosa carrellata di aggettivi con cui ormai da anni professa di operare: NEUTRALE, APARTITICA, INDIPENDENTE. Vediamo di rifare ordine, per quanto si possa, almeno a livello cronologico: il rapimento di Mastrogiacomo e dei suoi due collaboratori (autista e traduttore), la richiesta di aiuto ad Emergency da parte del Governo italiano, la liberazione del giornalista della Repubblica e l’arresto, il giorno seguente, di colui che era stato incaricato a nome di Emergency di mediare con i sequestratori allo scopo di raggiungere un lieto fine tra le due parti, ovvero la scarcerazione dei tre ostaggi (vabbè facciamo di uno solo, ma questa è un’altra storia)..(ah, altra storia è anche la faccenda del cash italiano dato in riscatto; neanche questo ci entra ora). Pensiamo ad Emergency, e a quel suo collaboratore/mediatore e basta. Anche qui vediamo di fare un minimo di chiarezza: richiesta di aiuto da parte del Governo italiano, accettazione di fornire aiuto da parte di Emergency e collaborare ai fini della liberazione (non perché ci fosse contratto o questione burocratica di mezzo, ma per il solo motivo di aiutare vite umane in pericolo), liberazione di Mastrogiacomo ed arresto di Rahmatullah Hanefi, il collaboratore Emergency che, gratuitamente (e significa senza ricevere una lira) si è assunto l’incarico di mediare ai fini detti della scarcerazione. (Questo mio ripetere praticamente due volte le identiche cose, professa la mia stessa difficoltà a districarmi in un caso ormai aggrovigliato in un numero infinito di dichiarazioni e smentite che confondono la faccenda già di suo complicata…Comunque, se non sbaglio, questo è.)A tutto ciò si aggiunge la questione dei giorni seguenti, quelli più vicini, con le affermazioni del responsabile dei Servizi di Sicurezza afgani, Amrullah Saleh, il quale ha definito Emergency come organizzazione che fiancheggia i terroristi; ne segue la sfuriata di Strada, il silenzio del Governo italiano (che un po’ alla Moggi non conferma né smentisce) e, ieri, l’annuncio ufficiale da parte dell’organizzazione umanitaria: ritirare temporaneamente lo staff dall’Afganistan. Non è facile azzardare considerazioni, se si è allo scuro di cosa succeda dietro le quinte di queste scene politiche ed internazionali dove il buono diventa cattivo ed il cattivo resta cattivo. Ma voglio credere il quel buonsenso con cui ho aperto questo tentativo di chiarimento sulla faccenda, nella speranza che il buono resti tale. Lecita la suscettibilità in cui ormai cadiamo ad ogni nostro confronto con istituzioni o personalità rappresentative; lecito pensare anche qui all’intrigo di un mondo, quello umanitario che, perché no, potrebbe essere anch’esso ben oleato da quello strano principio di infamia e codardia a cui ormai i nostri tempi ci stanno sempre più abituando. Sta di fatto che le vittime civili dei conflitti (sono il 93% dei morti in ogni guerra) non hanno tempo da perdere. Io ci credo, ma certamente loro, in Emergency, ci credono, e sperano più di noi. Emergency ritira temporaneamente lo staff internazionale dall’Afganistan Il personale internazionale di Emergency esce dall’Afganistan. A seguito delle vergognose affermazioni del Sig. Amrullah Saleh, responsabile dei Servizi di Sicurezza afgani, che in una intervista a un quotidiano italiano ripresa dalla stampa internazionale ha definito Emergency una organizzazione che fiancheggia i terroristi e persino gli uomini di Al Qaeda in Afganistan, facciamo appello ai tanti cittadini afgani che hanno conosciuto il lavoro di Emergency nei Centri Chirurgici di Anabah, di Kabul, di Lashkargah, nel centro medico e di Maternità del Panjsheer, nelle 25 Cliniche e Posti di Pronto Soccorso, nelle 6 Cliniche all’interno delle prigioni. Dal 1999, le strutture sanitarie di Emergency hanno fornito assistenza gratuita e di alto livello a oltre 1.400.000 cittadini afgani. Facciamo appello a tutti perché si uniscano a noi nel ricordare al Governo afgano il carattere umanitario e neutrale del lavoro di Emergency in Afganistan, volto a fornire cure a tutti, senza discriminazione politica, etnica, di genere, religiosa. Il Governo afgano sta invece ricorrendo a ogni mezzo perché Emergency lasci l’Afganistan: non solo con le terroristiche dichiarazioni di Amrullah Saleh –che suonano come un aperto invito a colpire la nostra organizzazione- a anche attraverso la scandalosa e immotivata detenzione del capo del personale dell’ospedale di Emergency a Lashkar-gah, Rahmatullah Hanefi, che a nome di Emergency ha messo a rischio la propria vita per salvare quella altrui. Consideriamo inoltre gravissimo che il nostro Governo non abbia smentito le infamanti illazioni che descrivono Emergency come fiancheggiatrice dei terroristi e di Al Qaeda. Una inaccettabile reticenza confermata anche nell’informativa alla Camera dei Deputati. Emergency è stata costretta a ritirare temporaneamente il proprio staff internazionale dall’Afganistan per ragioni di sicurezza. Per il momento, le strutture sanitarie di Emergency continuano a funzionare grazie alla competenza e alla dedizione dello staff afgano. Se in futuro le strutture di Emergency non saranno più in grado fornire gli stessi servizi, sappiano i cittadini afgani che la responsabilità è interamente del loro Governo che ha gettato accuse infamanti sulla nostra organizzazione, mettendo a rischio la sicurezza dei nostri pazienti, del nostro staff afgano e internazionale. Emergency continuerà ad essere vicina alle sofferenze del popolo afgano, a quei milioni di civili innocenti che da decenni subiscono l’atrocità della guerra. Emergency Giuramento di IppocrateGiuro di curare tutti i miei pazienti con eguale scrupolo e impegno indipendentemente dai sentimenti che essi mi ispirano e prescindendo da ogni differenza di razza, religione, nazionalità, condizione sociale e ideologia politica.
|