di Sara Di Giuseppe
Farebbe tremar le vene e i polsi a molti, l’impresa di rendere la Divina Commedia un fresco spettacolo di poesia e musica. Ma non ai “maturandi” di quinta elementare della “Bice Piacentini” di San Benedetto, che l’hanno realizzata. Con l’entusiasmo per una bella favola che si scopre, si gode, s’impara con passione.
Alunne e alunni di maestre valorose. Guidati ad innamorarsi del poema dall’"eroica" prof Luigina Ceddia: farfalla d’acciaio incurante di fatica, capace di traghettare gli allievi dall’Omero di un anno scolastico all’Alighieri del successivo…Con naturalezza e bravura, come lei sa fare.
Il Teatro Concordia stipato in ogni ordine di posti (dicono così i giornalisti veri), e qualche ritardatario resta in piedi. Sul palco, loro, alunni-attori emozionati divertiti divertenti.
I versi grandiosi e divini della pena e del dolore umano, della disperazione e della salvezza, della tenebra e della luce, attraverso quelle voci ingenue assumono un connotato speciale.
Fanno pensare ed emozionano, regalano qualcosa a ciascuno: a chi non li ha mai letti, a chi li ha letti un po’, a chi li sa a memoria. Armonicamente fusi con la musica e il canto, e con la grazia delle movenze, si mescolano ai tenerissimi “fuori onda” inconsapevolmente sussurrati col microfono aperto ( “ce l’hai il microfono?...”).
In un’ora e mezza il Poema diviene un piccolo “kolossal” dal serrato avvicendarsi di “quadri”. Il Poeta confuso e impaurito nella selva. Il conforto dell’incontro con Virgilio (Tu sei lo mio maestro e ‘l mio autore..). Caròn dimonio e le anime prave. I tragici amanti (Noi che tignemmo il mondo di sanguigno…) Francesca da Rimini, Paolo Malatesta. La fiamma d’Ulisse e il “folle volo”con gli sventurati compagni (Infin che’l mar fu sopra noi richiuso…). Ugolino e l’orribile sua tragedia (E se non piangi, di che piagner suoli?..). Il ringhio di Minòs, implacabile giudice infero. E ancora gli Spiriti Magni dell’antichità, la porta dell’Inferno e la negazione eterna di ogni speranza. E gli avari e i prodighi, e gli invidiosi, e gli indovini, e i golosi e tantissimi altri: ciascuno col suo fardello di pena, col suo “contrappasso” a schiacciarlo per l’eternità.
Finalmente, fuori dalla selva (Temp’era del principio del mattino…) la luce e l’azzurro del cielo, per l’ascesa al dilettoso colle del Purgatorio. Prima la tenebra, qui la luce, ad illuminare altri incontri, figure sofferenti nella speranza. Qui la dolce Pia de’ Tolomei, nella sua struggente richiesta di memoria (Ricorditi di me che son la Pia…).
Alla sommità della montagna, Matelda e le acque dell’Eunoè: Dante ne è purificato, come tutte le anime che vi si immergono (Pure e disposte a salire alle stelle), degno finalmente di incontrare Beatrice.
Infine il Paradiso, la folla di beati in forma di candida rosa, S.Bernardo e la sublime bellezza della sua preghiera alla Vergine Madre, figlia del tuo figlio…
Il sipario cala…. Si rialza attimi dopo su un palco in festa: quasi avevamo dimenticato che sono ragazzi, bambini….Ce lo ricorda la loro gioia incontenibile, il grido, l’applauso frenetico, il calore della platea che li premia e li saluta: hanno lavorato sodo, divertendosi e imparando. Crescendo.
Forse - nonostante Gelmini - la scuola non è perduta.
E la “Commedia” è ancora una Divina Favola.
06.06.’09 SDG