Camerino Festival a metà percorso
Il Camerino Festival è arrivato a metà percorso, mancano infatti altri 4 concerti prima della chiusura della 22^ rassegna internazionale che ha riscosso sin qui un ottimo indice di gradimento.
Il Camerino Festival è arrivato a metà percorso, mancano infatti altri 4 concerti prima della chiusura della 22^ rassegna internazionale di musica e teatro da camera che ha riscosso sin qui un ottimo indice di gradimento. Due serate al Teatro Marchetti da tutto esaurito hanno aperto il Festival il 28 e 30 luglio rispettivamente con il Balletto Teatro di Torino e il duo Paolo Fresu - Uri Caine. Tante le personalità e i vip presenti a teatro; tra questi segnaliamo: il Sindaco di Camerino con vari assessori, gli assessori provinciali Maccari e Pantanetti, l’attuale assessore alla cultura del comune di Treia e l’ex assessore di San Severino, il procuratore della repubblica Ferdinando Adamo, il M° Andrea Carradori, il regista Henning Brockhaus, la direttrice dei musei civici Valeria Rivola, il presidente di Musicamdo Daniele Massimi con l’intero suo staff e il direttore artistico Paolo Piangiarelli, diversi componenti della commissione cultura della Fondazione CA.RI.MA., gli esperti di teatro Alberto Pellegrino e Francesco Rapaccioni, con il direttore dell’AMAT Santini, la docente di danza Cristina Pelosi con la presidente dell’Associazione Progetto Danza Maria Grazia Giontella, la nipote di Filippo Marchetti, vari docenti dell’Università di Camerino e Macerata… La prima del Festival ha visto dunque protagonisti i solisti del Balletto Teatro di Torino insieme al Trio Diaghilev, impegnati in tre titoli del coreografo Matteo Levaggi. È in uno stato confusionale e di totale perdita dell’equilibrio che nasce SolO, un pezzo di grande poesia creato sul brano Tabula Rasa del compositore estone Arvo Pärt, “padre del minimalismo sacro”. Pubblico in religioso silenzio e con il fiato sospeso durante la prova e alla fine fragorosi applausi per la bellissima interpretazione coreografica del capolavoro di Pärt, del quale Levaggi ha saputo cogliere lo spirito evocativo. Molto apprezzato dal pubblico anche l’assolo di Matteo Levaggi sul brano In a landscape, del compositore sperimentale americano John Cage. Concludeva la serata Petrushka, un balletto disegnato dal coreografo del Balletto di Torino senza riferimenti psicologici, ma piuttosto fissando lo “sguardo” su un dramma già disincarnato per conto suo (non a caso i protagonisti della storia sono tre burattini), costruendo un ideogramma, nel quale i personaggi si muovono. Esaltante la prova del Trio Diaghilev, che ha offerto una versione inedita: quella per due pianoforti e percussioni, con le parti pianistiche basate sulla trascrizione originali di Stravinskij e quella della percussione basata sulla versione orchestrale. Bravissimi i sette solisti della compagnia, in particolare il protagonista Takashi Setoguchi, splendido interprete della marionetta russa. Il 30 luglio toccava al duo Fresu – Caine calcare le tavole del Marchetti, con un memorabile concerto che ha spaziato da Monteverdi a Miles Davis, da Haendel a Gershwin, fondendo in modo mirabile intelligenza creativa, sapienza tecnica ed alta poesia. La tromba e il flicorno di Fresu, arricchiti da speciali effetti elettronici, si sono fusi alla perfezione con uno degli architetti più intelligenti e sensibili della musica d'oggi, il pianista americano Uri Caine, che ha suonato anche un prezioso piano elettrico Fender Rhodes, creando sonorità eteree di grande suggestione. Pubblico in visibilio. Il 2 agosto il Festival si trasferiva nella Sala Consiliare del Palazzo dei Priori per il concerto dell’Hilliard Ensemble, il mitico complesso vocale inglese che ha presentato, davanti ad un folto pubblico che gremiva la sala, un programma di musiche rinascimentali dal titolo “Fortuna desperata, musiche rinascimentali dall’Inghilterra, dalla Francia e dall’Italia”. Il quartetto faceva sfoggio dei più disparati mezzi tecnici e formali a disposizione: dall’imitazione ai suggestivi passaggi accordali (a volte pareva di sentire un organo), dal ritmo all’impiego del cromatismo e della dissonanza, alla rappresentazione quasi “pittorica” della parola. Splendidi, in particolare, i madrigali di Verdelot, Archadelt e de Rore, eseguiti nella seconda parte, autori fiamminghi attivissimi in Italia, primi a dare un’impronta e una consistenza drammatica al madrigale cinquecentesco. Il quarto appuntamento del Camerino Festival, tenutosi domenica 3 agosto, era invece un omaggio al compositore Andrea Mati, presente in sala, del quale venivano presentati dei brani per vari organici strumentali, alcuni dei quali in prima esecuzione assoluta. Molto piacevole la musica dell’autore, che illustrava egli stesso ad una interessata platea il significato dei suoi lavori, molto legati alla tradizione melodica italiana, ma figli anche della lezione del grande maestro Luciano Berio, del quale Mati è stato allievo. Interessante anche la versione in musica della fiaba toscana “Cencio Pignatta”, sapientemente recitata dall’attore Francesco Rotelli con l’accompagnamento musicale del duo flauto e pianoforte composto da Luca Magni e Fabrizio Datteri. Camerino, 4 agosto 2008
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