Bravo Paul! Ha deciso di decidere lui finchè è in grado di farlo. Se fosse
ricoverato in una struttura pubblica, circondato da estranei, e divenisse
incapace di esprimersi, correrebbe il rischio di essere curato per forza, contro
la sua volontà. Forse qualche medico "obiettore di coscienza" si rifiuterebbe di
cessare ad accanirsi su di lui, forse i fautori della "vita ad ogni costo" gli
porterebbero montagne di bottiglie d'acqua, forse B16 o chi per lui vorrebbe che
sopravvenisse la "morte naturale" dopo una "vita innaturale", e così via. Italia
docet.
Associazione Libera Uscita
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Notizia del 9 agosto 2008 - 10:40
«Voglio morire a casa mia»
Paul Newman, che ha completato l'ultimo ciclo di chemio, ha fatto sapere alla
sua famiglia che gli restano poche settimane di vita e che non vuole passarle in
ospedale, ma con loro: l'amata moglie Joanne Woodward e le figlie
A Paul Newman resterebbero poche settimane di vita. È lo stesso attore 83enne,
da mesi malato di cancro, ad aver dato l'annuncio alla propria famiglia:
all'amata moglie Joanne Woodward che gli è accanto dal 1958 e le sei figlie: tre
avute con lei e due dalla prima moglie (l'unico figlio maschio di Paul, Scott,
morì di overdose nel 1978).
L'indimenticabile attore di tanti film cult, da Lo spaccone a Butch Cassidy e
Billy the kid a Nick mano fredda, che ha da poco finito l'ultimo ciclo di
chemioterapia e nelle foto appare sempre più emaciato e sofferente, ha chiesto
di essere dimesso dall'ospedale e di poter passare quel che gli resta da vivere
nella sua casa, tra i propri cari.
«Non vuole morire nel letto di un ospedale» avrebbe detto una fonte vicina alla
famiglia. Che ha poi aggiunto che Paul avrebbe anche regalato la sua macchina
preferita, una Ferrari, a un caro amico. Come se volesse sistemare per bene ogni
cosa prima che sia troppo tardi. «Ciò che è più duro, per lui, è far accettare
alle figlie la probabilità che possa andarsene a breve. Loro non vogliono
rassegnarsi all'idea». E come loro, se mai dovesse accadere, saranno -saremo- in
molti.