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Il cantautore pesarese Athebustop

Musica e poesia nell'aria nelle piccole attese quotidiane: a colloquio con Athebustop

Athebustop è il progetto solista di Claudio Donzelli, cantautore marchigiano. Nome noto nel panorama underground del pesarese e del bolognese, Athebustop si è reso protagonista nel 2006 di una intensa attività live che lo ha portato ad esibirsi persino all'interno dei più grandi festival italiani, come l'Heineken Jammin Festival ed il Neapolis. Dotato di una voce calda ed evocativa e di uno stile che lo colloca a metà strada tra il pop più raffinato ed il folk rock più autentico e viscerale, Athebustop sta registrando materiale, rigorosamente in inglese, per il suo disco d'esordio. Lo abbiamo incontrato a Bologna nell'ambito della rassegna "Artisti nel ghetto" dove ha condiviso il palco con altri nove cantautori emergenti.

Athebustop nasce dalle ceneri dei MondayOnTv, la band con cui hai cantato e suonato fino al 2004. Quando è nata l'esigenza di metterti in gioco e di esplorare un territorio per te assolutamente nuovo, come quello cantautorale, per di più voce e chitarra acustica?

L'esperiena con i Mondayontv è stata certamente importante per me, oltre essere la prima vera "cosa seria" che ho fatto con la musica, ma dopo lo scioglimento (nel vero senso della parola) le cui cause rimangono tutt'ora in parte ignote, avevo il morale a pezzi e sono finito per smettere di suonare quasi completamente per alcuni mesi. Fino a quando per caso l'ispirazione è tornata ed ho iniziato a scrivere, un po' spinto da nuovi ascolti, un po' dalla nuova voglia di provare a fare qualcosa di diverso, di più intimo e minimale. Poi c'è stato un momento in cui avevo dei brani, avevo voglia di suonare tanto, mi mancava solo un nome, ed ho scelto Athebustop! :)

Il nome Athebustop evoca già molte delle tematiche trattate nei tuoi brani. Poi la didascalia "lovesongwriter" che si legge nel tuo sito è una dichiarazione d'intenti.

Con at-the-bus-stop volevo indicare tutti quei momenti delle nostre giornate frenetiche in cui siamo "quasi costretti" ad aspettare, "sprecando tempo". Nella mia visione molto autobiografica questi momenti possono essere occasioni per lasciarsi andare ai propri pensieri, per canticchiare un motivetto che ci stuzzica in testa, per pensare a noi, al nostro tempo, al nostro futuro, per leggere ed ascoltare. E il "tempo" è onnipresente nei miei brani. Mi piace chiamarmi "lovesongwriter" perchè le mie alla fine sono tutte canzoni d'amore. Non di quelle in cui uno si dichiara, quanto dialoghi immaginari con un'interlocutore immaginario (lei) al quale si racconta tutta la verità, magari dopo anni, magari solo nel sogno.

Il nome richiama anche un altro aspetto importante della tua musica: la lingua inglese ed il fatto di rivolgerti ad un pubblico non solo italiano. A ennaio di quest'anno hai suonato in Svezia, altri concerti sono in programma in Romania e Lussemburgo... Com'è stata l'esperienza in Svezia e cosa ti aspetti dai prossimi impegni all'estero?

In Svezia abbiamo trovato un'accoglienza davvero speciale. Suonare per un pubblico straniero è una sensazione stupenda, perchè hai davvero la possibilità di dimostrare chi sei senza pregiudizi e senza provincialismi e classificazioni tipiche rispetto ad artisti locali. Penso non sia solo una questione prettamente italiana. Questo sarebbe molto diverso se cantassi in italiano, perchè in questo caso si avrebbe l'esportazione di una cultura ben precisa, anch'essa molto stereotipata (vedi il successo di Ramazzotti, Pausini, D'Alessio all'estero), invece cantando in inglese hai modo di esprimerti nella loro lingua (in Svezia tutti sanno l'inglese molto bene!) e tutto questo è meraviglioso!

Immagino che internet abbia un ruolo in tutto questo...

A settembre ho conosciuto Matteo Gamberini, in arte August in Fall, che mi ha contattato tramite MySpace (che va tanto di moda!). Era solo un assaggio di ciò che MySpace ci ha permesso di fare, come sta permettendo a tutti di promuovere la propria musica e raccogliere fan e consensi da tutto il mondo. Insieme a Matteo, tramite MySpace, abbiamo conosciuto tanti altri cantautori di Bologna e non solo, e trovato un sacco di date, nelle quali io e Matteo presentiamo i nostri brani ed eseguiamo anche dei brani cover "ben piazzati" a due chitarre e due voci.

Il 2006 è stato per te l'anno delle partecipazioni ai più grandi festival italiani, Heineken Jammin Festival e Neapolis. Quali progetti per il 2007?

Di certo il desiderio più grande è quello di incidere un primo lavoro, un disco tutto mio, nel quale confluire alcuni dei pezzi che ho scritto fin'ora. Le modalità non ancora del tutto chiare e sto lavorando ancora sugli arrangiamenti. Non ho notizie certe, dico solo che mi piacerebbe che possa vedere la luce prima della fine dell'anno.

Il disco a cui stai lavorando ha già una direzione precisa? Solo voce e chitarra o sarai accompagnato da una band?

Non è il caso di parlare di band, perchè non si tratta di una formazione fissa, ma mi piacerebbe ospitare nel disco alcuni personaggi che stimo. I brani avranno comunque un taglio molto acustico e molto live, con farciture pesate di strumenti orchestrali (fiati, archi, percussioni). Ci stiamo lavorando.. 

Ascoltando alcuni tuoi brani vengono in mente alcuni grandi nomi... Ryan Adams, Damien Rice, il Thom Yorke meno criptico, quello di "Ok Computer" e "The Bends", solo per citarne alcuni. Quali sono le tue principali fonti di ispirazione?

In passato mi sentivo di legarmi tanto al fatto che i Radiohead fossero per me una grande fonte di ispirazione. Mi dava tanta sicurezza perchè, anche se il paragone è del tutto fuori luogo (ci mancherebbe! dannato colui che si paragona a Dio!), sentivo una certa assonanza tra le melodie canore di Thom Yorke e le mie, che a volte
sfociava nell'emerita imitazione, con una soddisfazione immediata ma fittizzia dalla quale ho imparato a discostarmi. E ho trasformato l'ispirazione in "stima", spostando l'ispirazione su altre cose, che
alla fine solo il mondo che ci circonda e che a volte, nel suo ripetersi ci stupisce e lo fa con grande classe. E' compito del poeta cogliere questi momenti e renderli universali. Sto andando fuori tema? :) Bene in sostanza se parliamo di band parliamo di stima. Io stimo tantissime band tra cui i Radiohead, i Coldplay, i Death Cab For Cutie, i Pedro The Lion, i The Get Up Kids, i Karate, i Beatles, i Blonde Redhead, infine alcuni cantautori come Damien Rice e pochi altri.

I tre dischi che porteresti con te in un isola deserta...

RISPOSTA 1
"OK Computer" in edizione USA, UK e Japan :)

RISPOSTA 2
"In place of real insight", Karate
"The photo album", Death cab for cutie
"()", Sigur Ros


 Claudio Palestini

Cultura e Spettacoli

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