Dalla Regione Veneto un periodico in 5 lingue per i lavoratori stranieri dell’ edilizia.
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Che cosa può succedere
se un lavoratore
non sa capire cosa significa
“lèvati di lì” o “scànsete che i
vien sò i quarèi”? Può succedere
quello che nel 2004 è successo a
115.783 persone che dai Paesi
esterni all’Unione europea sono venuti
in Italia a lavorare: un incidente
sul lavoro.
Di incidenti sul lavoro si può morire,
tant’è vero che - nel 2005 - nei cantieri
di questo Paese sono morti 47
lavoratori extracomunitari. Molti
stranieri, però, lavorano in Italia in
modo irregolare; e se in cantiere si fa
male uno di loro, il suo caso non va
necessariamente nelle statistiche. Nel
2005, perciò, le persone convinte di
avere conquistato una chance e - invece
- morte sul lavoro saranno state
più di 47. L’edilizia è il settore in cui
si verifica il maggior numero di incidenti:
nel 2003, nel Veneto sono stati
indennizzati 11.318 infortuni. È
come se si fossero fatti male a turno,
in 12 mesi, tutti gli abitanti di una
cittadina. Neonati compresi. È nei
cantieri che avvengono gli infortuni
più gravi; e sono gli immigrati che
lavorano nei cantieri a infortunarsi
di più, e più gravemente, dei colleghi
italiani.
In Italia, nel 2005, lavoravano
2.160.000 stranieri. Sono perlopiù
romeni e albanesi (il 61,5 per cento);
ma più di un lavoratore straniero su
quattro arriva dall’Africa. Nel Nordest,
i lavoratori stranieri iscritti alla
Cassa edile erano, nel 2004, 78.740.
Ce n’è abbastanza per fare qualcosa.
InCantiere è qualcosa. E se anche servisse
a rendere chiaro a un solo lavoratore
che ha dei diritti, ne sarà
valsa la pena.
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